Bologna, la grande bellezza: vince anche in casa della Lazio. Una rimonta che sa di Champions

Quarto successo di fila per i rossoblù, che al gol di Isaksen rispondono con El Azzouzi e una magia di Zirkzee. Saputo pazzo di gioia a fine gara. Venerdì arriva il Verona, poi la trasferta con l’Atalanta agganciata a 45 punti.

di GIANMARCO MARCHINI, INVIATO -
19 febbraio 2024

Roma, 19 febbraio 2024 – C’è un grande prato verde dove più che speranze, nascono certezze: il Bologna di Thiago Motta è una solida meraviglia che può puntare alla Champions. Sul prato verde dell’Olimpico chi avrebbe mai pensato di vedere Joey Saputo pazzo di gioia correre con il sorriso e i pugni chiusi alla Gianni Morandi? E’ successo al fischio finale, quando è deflagrata la festa rossoblù per la vittoria in rimonta sulla Lazio. Verrebbe da definirla un’altra impresa, se non fosse che la vera impresa adesso la devono fare gli altri quando incontrano il Bologna.

La grande gioia del presidente Joey Saputo sul prato dell’Olimpico (Schicchi)
La grande gioia del presidente Joey Saputo sul prato dell’Olimpico (Schicchi)

A Roma arriva la quarta vittoria di fila in campionato che fa decollare i rossoblù a 45 punti con l’Atalanta. In pratica, un charter privato con destinazione Europa, mentre le altre a terra si fanno puntini sempre più piccoli: la Fiorentina è a meno sette, la Lazio a meno otto, il Napoli a meno nove; giusto la Roma di De Rossi (a 41) prova a restare in scia. Venerdì arriva il Verona al Dall’Ara, poi la trasferta di Bergamo che sa tanto di spareggio per il quarto posto.

Certo, la classifca è ancora in bozza causa Supercoppa, ma a tredici giornate dalla fine la sensazione netta è che soltanto il Bologna possa buttare via il suo sogno. E francamente non si vedono ragioni per ipotizzare un improvviso crollo. Anzi, l’Olimpico certifica la grande maturità della squadra di Thiago che sa stare dentro qualunque partita, contro qualunque avversario. Questo Bologna cambia senza snaturarsi mai, senza perdere la sua identità. Ha un’idea di calcio endemica, interiorizzata, a prescindere da chi giochi.

Questa squadra può avere dei passaggi a vuoto, come quello con cui ieri Jhon Lucumi al 18’ apparecchia il vantaggio laziale di Isaksen, ma non va mai alla deriva. Certo l’inizio contro Sarri, come all’andata, è tormentato: i biancocelesti trovano tanto campo libero nello sbilanciato 4-1-4-1 rossoblù, con El Azzouzi abbandonato davanti alla difesa tipo avamposto nel deserto. Ma anche quando sembra una giornata storta e tocca a Skorupski tenere in piedi la baracca (su Immobile e Isaksen), ancora una volta l’impressione è che, nonostante tutto, il Bologna la gara con la Lazio non la possa perdere.

Sensazione che anche il campo restituisce: Ferguson e compagni non cambiano spartito, insistono palla a terra, non arretrano di un centimetro. Sono addirittura quattro i rossoblù sulla riga dell’area di rigore quando al 40’, da una rimessa da fondo, Provedel pasticcia con i piedi, regalando a Fabbian il pallone che poi El Azzouzi trasforma nel pareggio. L’episodio scuote l’inerzia della partita, anche se prima del fischio finale c’è spazio per un salvataggio di testa di Lucumi su Guendouzi e per le proteste laziali su un contatto Ferguson-Isaksen. Il rigore non c’è, la Lazio smette di esserci, si perde nel suo isterismo (Sarri aspetta l’arbitro Maresca nel tunnel). A un certo punto, da copione, il diesel di Thiago comincia a carburare calcio e la ripresa cambia colore. La panchina toglie ai biancocelesti (Pedro e Castellanos impalpabili) e dà ai rossoblù: Ndoye, Aebischer, Urbanski, Calafiori e Lykogiannis imprimono la spinta decisiva. Il match-point, però, spetta ai predestinati: e Zirkzee modestamente lo nacque. Suo il 2-1 con un destro volante all’angolino. Gesti così si vedono giusto negli spot sulla Champions.

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