Dal bel gioco all’abbraccio con squadra e tifosi: la vittoria di Italiano nel debutto col Bologna
La prima del nuovo allenatore ha confermato l’ottimo feeling con l’ambiente, andando anche a salutare i tifosi sotto la curva a fine partita. Nel pari con l’Udinese sono mancati soltanto i gol
Bologna, 20 agosto 2024 – La prima impressione, corroborata anche da ciò che racconta il suo percorso di allenatore, è che Vincenzo Italiano sia un uomo capace di stabilire istantanee connessioni. Ne ha creata subito una con i suoi calciatori, nonostante un recente passato di gloria impossibile da dimenticare e un precampionato all’insegna delle assenze più o meno illustri, a cui adesso si aggiunge quella di Cambiaghi, uscito dai novanta minuti con l’Udinese con una distorsione al ginocchio che fa tremare Casteldebole (si teme un lungo stop).
Il bel gioco
Toh, di nuovo il bel gioco. La più bella sorpresa del debutto in campionato con i friulani è che il Bologna, nonostante abbia cambiato il direttore d’orchestra, ha conservato una felice coralità di manovra e un’attitudine al bel gioco tutt’altro che scontate. La transizione da una gestione tecnica all’altra non è mai indolore (vedi Conte a Napoli), specie se devi rimodellare una creatura che rasentava la perfezione. Italiano intelligentemente non ha fatto tabula rasa del passato di gloria, vi ha solo aggiunto gli ingredienti del suo calcio: verticalità e martellamento dalle fasce. Ha dovuto fare un trapianto accelerato in un’estate tormentata da guai in serie, convincendo l’organico della bontà delle sue idee. Buona la prima, si direbbe, al netto dei gravi errori in fase di finalizzazione.
E’ subito feeling
Italiano è entrato subito nella testa dei suoi calciatori, anche a costo di riempirne le orecchie di urlacci in allenamento. Merito, probabilmente, dell’onestà dei suoi messaggi: fin qui si è rivelato ambizioso senza vendere fumo, pungolante ma toccando le corde dell’uno per tutti e tutti per uno. Tutto racchiuso nella corsa a perdifiato di Orsolini dopo il rigore trasformato verso il nuovo nocchiero, poi seppellito da un abbraccio collettivo, esplosione di gioia che racconta molto del ‘We are one’ tra tecnico e calciatori che il Bologna era e che sembra essere rimasto. La stessa empatia Italiano l’ha mostrata nei confronti di tutto l’ambiente rossoblù. Nel dopo gara di domenica sera in sala stampa il tecnico siciliano sgranava gli occhi nel ringraziare per l’accoglienza riservatagli dal Dall’Ara: è un ‘plus’ di cui un allenatore e un calciatore si accorgono solo quando indossano questa maglia. Un popolo così appassionato vuoi non andare ad abbracciarlo a fine partita sotto la curva?
Il ‘mal’ di gol
Tirare 22 volte verso la porta e ricavarne solo il frutto di un gol su rigore spiega molto dell’incompiuta rossoblù. Del resto Ndoye lo conosciamo bene da un anno: splendido creatore di superiorità numerica ma pessimo finalizzatore. Ha molto più fiuto del gol Orsolini, che però il suo golletto con l’Udinese se lo è mangiato pure lui (quando nella ripresa ‘Wonder’ Okoye ha salvato di piede). Castro davanti alla porta è stata la nota lieta del precampionato, ma non può già essere un 9 navigato. Dopiché non è che lo score dell’attacco rossoblù nelle amichevoli vere abbia impressionato: 3 reti con l’Asteras, zero col Bochum, uno col Sudtirol e un altro col Mallorca. Ci sarebbe anche Dallinga: anzi ci sarà. Per giudizi sensati sull’olandese ripassare più avanti.
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