Carlo Mazzone è morto. Il calcio italiano piange Sor Carletto

L’ex giocatore e tecnico, dal caratteristico accento romanesco, aveva 86 anni. Una spettacolare carriera, dal record di panchine in Serie A, passando per la scoperta di Totti, fino al rilancio di Baggio

19 agosto 2023

Roma, 19 agosto 2023 – E’ morto Carlo Mazzone. Il mondo del calcio è in lutto per la scomparsa dell’ex tecnico, aveva 86 anni. 

Noto ai tifosi con il soprannome di Sor Carletto o Sor Magara, dovuto al suo spiccato accento romanesco. Carletto detiene il record di panchine in Serie A, con 792 panchine ufficiali (797 se si considerano anche i 5 spareggi). La nuova tribuna Est dello Stadio Cino e Lillo Del Duca di Ascoli Piceno è stata dedicata a lui nel 2019, e nello stesso anno è stato inserito nella Hall of Fame del calcio italiano.

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Il presidente della Lega di serie A, Lorenzo Casini, ha annunciato un minuto di raccoglimento in ricordo del tecnico romano nella prima giornata di Serie A. "Carlo Mazzone è stato un simbolo del calcio. Era il decano degli allenatori, con il record di quasi 800 panchine in Serie A. Ha dato tantissimo a questo sport sotto ogni profilo, tecnico, sportivo e umano. La Lega Serie A si unisce commossa al cordoglio della famiglia e di tutti i tifosi italiani".

Addio a Carlo Mazzone, morto a 86 anni (Ansa)
Addio a Carlo Mazzone, morto a 86 anni (Ansa)

Da calciatore

Da calciatore ha esordito nelle file della sua Roma, poi giocò una stagione nel Latina (dilettanti). L'esordio in Serie A fu il 31 maggio 1959 in Fiorentina-Roma (1-1), poi giocò l'ultima di campionato Roma-Talmone Torino (4-1). Ma la stagione seguente la Lupa lo cedette alla SPAL, dove però non restò a lungo e nella stessa stagione finì al Siena in Serie C. Poi l'anno seguente fu alla Del Duca Ascoli, dove restò dal 1960 al 1969, e dove collezionò 219 presenze, quasi tutte da capitano. Appese le scarpette al chiodo nella stagione 1968-1969, la stessa in cui cominciò ad allenare, sempre i bianconeri.

Da allenatore

In quella stagione il presidente dell’Ascoli, Costantino Rozzi, gli affidò temporaneamente per due volte la conduzione della prima squadra, prima il 24 novembre 1968 in sostituzione di Malavasi, poi il 4 maggio 1969 al posto di Capello e fino alla fine del campionato di Serie C. Nel campionato seguente Mazzone, nella penultima giornata di andata, sostituì l'allenatore Eliani, portando la squadra per la prima volta nella sua storia in testa al campionato e sfiorando la promozione. Chiuse con Ascoli nel 1975 dopo aver portato, con due promozioni in tre anni, la squadra dalla Serie C alla massima serie. Nel campionato 1974-1975 ottenne la salvezza in Serie A.

Rimase poi tre anni alla Fiorentina vincendo nel 1975 la Coppa di Lega Italo-Inglese e classificandosi al terzo posto nel campionato 1976-1977. Poi fu chiamato dal Catanzaro neopromosso nel 1978, salvando i calabresi per due anni nella massima serie. Nel 1980 tornò nella sua Ascoli e vi rimase per 5 stagioni con un sesto posto nel campionato 1981-1982 e quattro salvezze consecutive.

Fu al Bologna nel 1985-1986 in Serie B, ma senza riuscire nella promozione, quindi passò al Lecce, in Serie B, dove centrò l'obiettivo della promozione in Serie A l'anno successivo, con il secondo posto a due punti dalla capolista Bologna. Con i pugliesi rimase due anni in Serie A, con due salvezze.

Il lancio di Totti

Dopo una breve apparizione a Pescara, finì al Cagliari per due stagioni conquistando un sesto posto del 1992-1993, e una qualificazione alla Coppa UEFA che mancava ai sardi da 21 anni. I buoni risultati convinsero la dirigenza giallorossa a chiamarlo a Roma, sua squadra del cuore. Nella capitale però non ottenne i risultati sperati con un settimo posto e due quinti posti. Ma fa allenatore esperto quale era comprese subito il potenziale di Francesco Totti lanciandolo in prima squadra all'età di 16 anni.

Nel 1996 fu di nuovo sotto il castello di Cagliari, chiamato a sostiture dopo sei giornate a Gregorio Pérez, senza però riuscire nel miracolo di salvare i sardi, caduti nello spareggio per la B dal Piacenza. L'anno seguente fu al Napoli, dove però qualcosa andò storto e si dimise dopo quattro partite di campionato. Ancora Bologna nel 1998, rimasto orfano di Roberto Baggio, ma con Giuseppe Signori. Carletto comunque portò i rossoblu alla vittoria dell'Intertoto e arrivò fino alle semifinali di Coppa UEFA e di Coppa Italia.

A Brescia chiama Roberto Baggio

Nel 1999 andò al Perugia dove riuscì a tenere a bada vulcanico presidente Luciano Gaucci, resistendo un'intera stagione. Finalmente nel 2000 può allenare Roberto Baggio, ed è proprio l'allenatore a convincere il campione a raggiungerlo al Brescia. Mazzone si ritrovò con Baggio e il giovane Andrea Pirlo, cambiando il ruolo di quest'ultimo da mezza punta a regista di centrocampo. Una soluzione che ispirerà nel 2002 un altro grande tecnico, Ancelotti che al Milan aveva come trequartista Rui Costa, e pose il giocatore bresciano nel ruolo che lo portò ad essere campione del mondo nel 2006. Il Brescia con il Divin Codino e Sor Carletto stabilirà il record di quattro salvezze consecutive e la qualificazione alla Coppa UEFA sfiorata nel 2001.

La corsa sotto la curva atalantina di Sor Carletto

Nella foto di questo articolo il momento memorabile, quanto controverso, avvenuto il 30 settembre 2001, quando Mazzone corse verso la curva dei tifosi dell'Atalanta, per festeggiare il gol del 3-3 siglato da Rinaldi nel derby. Nel 2003-2004 approdò per la terza volta sotto le Due Torri, dove ottenne una salvezza e una retrocessione dopo gli spareggi alla fine della stagione 2004-2005. L'anno seguente, 2006, passò ad allenare il Livorno, sesto in Serie A, al posto di Roberto Donadoni. Chiuderà con la società toscana alla fine della stagione a quasi 70 anni di età. Il 18 marzo 2005, in Livorno-Juventus, ha eguagliato il record di 787 presenze in panchina in Serie A di Nereo Rocco e lo ha in seguito battuto, con 792 presenze in serie A.

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