Addio Suarez, con lui l’Inter avrebbe una Champions in più

Scomparso a 88 anni il grande centrocampista protagonista con la Grande Inter di Helenio Herrera e Angelo Moratti. Fu anche fondamentale per portare Ronaldo il Fenomeno in nerazzurro

di LEO TURRINI -
9 luglio 2023
Luis Suarez in azione

Luis Suarez in azione

Ci fosse stato lui, l’Inter avrebbe vinto una Champions in più. Non quella recentemente perduta a Istanbul contro il City di Guardiola. Bensì quella del 1967, sprecata in finale contro i non irresistibili scozzesi del Celtic.

Luisito Suarez, spentosi ieri a 88 anni, si è portato dietro e dentro un unico rimpianto, nel cuore di una carriera memorabile: un infortunio gli impedì di scendere in campo a Lisbona, contro i citati scozzesi. Helenio Herrera fu costretto a sostituirlo con Bicicli. Non esattamente la stessa cosa. “Ho sempre avuto il sospetto che con me quella partita sarebbe finita diversamente e la storia della Grande Inter di Moratti padre e del Mago avrebbe avuto un altro epilogo – mi disse una volta –. Ma fa niente, dal calcio ho avuto comunque tantissimo…”.

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E già. Centrocampista con visione di gioco lucidissima, Suarez era già famoso quando Moratti senior cedette alle pressioni di Herrera. Me lo prenda, borbottava il Mago, e non se ne pentirà.

Andò davvero così. La Grande Inter del Boom in tre anni, tra il 1963 e il 1966, conquistò tre scudetti (ne perse uno allo spareggio contro il Bologna di Bulgarelli), due Coppe dei Campioni, due Coppe Intercontinentali. Mariolino Corso ci metteva il genio, Giacinto Facchetti l’eleganza, Sandrino Mazzola la velocità, Burgnich Picchi e Guarneri la solidità, Angelo Domenghini la corsa. Ma era Luisito ad orchestrare tutto, a dirigere con il piglio del regista illuminato. Del resto a quel gruppo Suarez aveva portato la dimensione cosmopolita: era già un campione, fece diventare campioni anche gli altri.

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Prima della finale di Champions con il Real Madrid a Vienna nel 1964, il giovane Mazzola nel tunnel degli spogliatoi restò incantato a contemplare Alfredo Di Stefano, l’idolo argentino che era stato collega di suo padre Valentino. Fu Suarez a dargli un pizzicotto dicendogli: ti fermi qui a guardarlo o vieni a farci vincere la partita? Mazzola si mosse e andò a segnare due gol.

Questo era Suarez. Un maestro in scarpette bullonate e forse sapere troppo non lo aiutò nella carriera di allenatore, in verità non brillantissima. In compenso è stato consulente prezioso di più Moratti junior: senza di lui, Ronaldo il Fenomeno non si sarebbe vestito di nerazzurro.

Adesso, par di vederlo Luis, in Paradiso a discutere con Corso su una punizione da tirare e Facchetti li accanto che sorride.

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