Senza gioco e gol, i big in partenza e l’Europa a rischio: la Juventus è nel caos

La sconfitta col Milan ha messo a nudo tutto i limiti di una squadra fragile al di là delle tensioni causate dalle vicende extra campo: ed è impossibile capire le reali prospettive per il club

di PAOLO GRILLI -
29 maggio 2023
I bianconeri a capo chino dopo il ko col Milan che chiude la stagione casalinga della Juve

I bianconeri a capo chino dopo il ko col Milan che chiude la stagione casalinga della Juve

Torino, 29 maggio 2023 – Anche giustificando la débacle di Empoli con il trauma del -10 in classifica di poche ore prima, si fatica a comprendere la resa della Juve contro il Milan in una sfida che metteva in palio, oltre a punti fondamentali per l’Europa, anche una grossa manciata di quelli per l’orgoglio.

La ripresa dell’Allianz Stadium, dopo che Giroud aveva portato in vantaggio il Diavolo quasi al termine di un primo tempo equilibrato, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, inteso come contenitore emotivo di chi sostiene i bianconeri. E non è un caso che siano piovuti fischi da quegli spalti che nemmeno due ore prima avevano gridato festanti all’ingresso della Signora in campo.

Se si eccettua l’occasione finale capitata sui piedi di Danilo, i bianconeri non hanno prodotto assolutamente nulla nel secondo tempo, palesando una carenza di personalità, oltre che di gioco, che deve far scattare un campanello d’allarme pensando alla prossima stagione. La doppia sconfitta contro i rossoneri in campionato è già, di per sé, un elemento di preoccupazione visto che si è verificata per sole tre volte negli ultimi cinquanta anni. E mai, nella decade d’oro dei bianconeri che ora sembra lontanissima, si erano registrati dieci ko in una singola stagione di A.

Questa Juve ha perso, mediamente, più di una gara ogni quattro di campionato e ne ha vinta poco più di una ogni due. Numeri che fotografano tutt’altro che una corazzata. Del resto, l’attacco è solo il quinto (nonostante i grandi nomi: Vlahovic, Di Maria, Chiesa, Milik, Kean), mentre la difesa è la terza. 

Allegri ha ragione nel sottolineare che la vittoria non deve essere scontata, ma nell’esporre la sua filosofia sportiva ‘alla Antetokounmpo’, scansando il più possibile l’idea del fallimento, dimentica la missione esplicita che la Signora si è sempre data di cercare il successo, e che il monte ingaggi dei bianconeri è doppio rispetto a quello del Napoli trionfatore. Solo Mou, poi, è a livello di Max quanto a stipendio annuale, mentre Spalletti ha potuto godere di un ingaggio più che dimezzato rispetto a quello del tecnico juventino. Cifre e confronti che assottigliano drammaticamente le giustificazioni per la seconda stagione senza trofei. Il futuro, poi, è al momento costellato di dubbi vista la possibile esclusione dalle coppe europee (per un’eventuale nuova penalizzazione derivante dal filone stipendi, o per stessa decisione della Uefa in estate). Quel che è certo, visto il clima e le prospettive, è che molti big partiranno: è assai difficile che rinnovi Rabiot, così come Di Maria; Vlahovic, da enorme risorsa, diventa l’unica garanzia di monetizzare, cedendolo; anche la permanenza di Chiesa non è scontata. Se davvero Giuntoli arriverà come nuovo ds, con o senza Allegri, per risollevare ai livelli che le competono questa Juve sarà chiamato a un’impresa non meno importante di quella dello scudetto a Napoli.

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