Juve, Motta sul filo: col Genoa obbligato a vincere. Tudor e Mancini sullo sfondo

La Juve va avanti con Thiago, un po’ per scelta e un po’ perché obbligata: Mancini e Tudor non vogliono fare i traghettatori. Motta deve però vincere col Genoa, ma è sul filo

di MANUEL MINGUZZI
21 marzo 2025
L'allenatore della Juve Thiago Motta

L'allenatore della Juve Thiago Motta

Bologna, 21 marzo 2025 – Thiago Motta resta al timone, forse. Anche per necessità. Cristiano Giuntoli dopo la debacle di Firenze lo ha confermato, ma dietro le quinte i colloqui e le riflessioni sono in atto, perché il rischio di mancare l’accesso alla Champions League si fa concreto e sarebbe un guaio per il bilancio bianconero. La dirigenza, dunque, deve rimanere vigile e all’erta nel caso in cui le cose dovessero crollare e richiedere un intervento immediato. Per ora non è successo, per due motivi. Il primo è che non sono liberi gli allenatori con cui si potrebbe costruire un nuovo ciclo (Gasp, Conte e Pioli) e vale la pena aspettare e rischiare. Secondo, i traghettatori non sono disponibili a fare…i traghettatori. Igor Tudor e Roberto Mancini sono due profili apprezzati, ma entrambi vorrebbero contratto fino al 2026 e non fare i tappabuchi per poche partite. Così facendo, però, la Juve si precluderebbe la possibilità di agire a giugno con uno dei tre allenatori sopra citati. E allora, in queste condizioni, tocca a Motta raddrizzare la baracca e tenere la barra dritta fino a fine campionato.  

Serve la vittoria sul Genoa, altrimenti…

La situazione resta delicata e fluida in casa Juventus. Sono giorni di colloqui a tutti i livelli per capire come uscire dalla crisi e spronare una risalita. Tanti i temi affrontati, partendo dal rapporto allenatore-squadra, passando per gli aspetti tattici (Motta potrebbe cambiare modulo), chiudendo con un utilizzo più ampio della rosa senza emarginati. Il riferimento è a quelli che ultimamente sono stati spesso esclusi, soprattutto Dusan Vlahovic. Insomma, Giuntoli sta cercando di arrivare al cuore del problema, mentre la proprietà esorta una immediata ripresa che traghetti la Juve dentro i primi quattro posti per garantirsi i ricavi Champions la prossima stagione. In ballo c’è il bilancio - Elkann non vorrebbe più procedere per aumenti di capitale ciclici - e il mercato futuro, tra plusvalenze, riscatti e acquisti. Cominciano a essere in dubbio anche Francisco Conceicao e Randal Kolo Muani, giocatori per cui servirebbero 70-80 milioni per confermarli da Porto e Psg. Cifre irraggiungibili senza la Champions. La marcia, dunque, deve obbligatoriamente riprendere con il Genoa, quando Motta non avrà altro risultato a disposizione se non la vittoria. Solo un altro passo falso, o una richiesta esplicita della squadra a cambiare, porterebbe a una decisione estrema e votata verso l’esonero. A quel punto si aprirebbe un grande problema, perché scegliere Mancini o Tudor vorrebbe dire precludersi altre soluzioni a giugno, e affidare la squadra a Magnanelli per otto partite (non due o tre) potrebbe essere un rischio eccessivo.

A giugno tutto può cambiare

Ma se Motta ha ancora possibilità di tenersi la panchina fino al termine della stagione, per quanto riguarda l’estate tutti gli scenari sono aperti. La posizione del tecnico è ormai incrinata, l’ambiente lamenta non solo gli scarsi risultati ma anche la gestione del gruppo e la totale assenza di mentalità; e con queste premesse anche la dirigenza valuta il da farsi. Giuntoli è in gioco più di altri avendo scelto di affidare il progetto a Motta, ma in seno al cda ci sono posizioni diverse su cui Elkann dovrà trovare una sintesi. Non è un mistero che c’è chi preme per il ritorno di Antonio Conte, che avrebbe nel sangue il dna juventino. Il problema è di tipo economico e relazionale. L’ingaggio di Conte, da sommare a quello di Motta in caso di esonero, è molto elevato e in più ci sarebbero richieste importanti sugli investimenti per il mercato in entrata. Va sempre ricordata la frase di Conte in epoca bianconera ‘con 10 euro non si mangia in un ristorante da 100’ e in caso di ritorno a Torino ci sarebbe una mezza rosa da cambiare. Costa meno, ma è partito sempre dalla Juve in epoca giovanile, Gian Piero Gasperini. Ai titoli di coda il ciclo esaltante alla Dea e la Juve può diventare una opzione concreta, sia per gioco e intensità, sia per mentalità e calcio aggressivo. E lui potrebbe certamente rivitalizzare Teun Koopmeiners. Un’altra opzione è Stefano Pioli, oggi in Arabia. Calcio di pressing e offensivo, uno Scudetto vinto al Milan ma anche cose buone alla Lazio con due finali e il ritorno in Champions League. Più difficile, invece, pensare a Zinedine Zidane. L’ex fantasista starebbe aspettando la chiamata della nazionale francese a partire dal 2026.

Sogno Osimhen

Poi, c’è il mercato. Si sa, l’apprezzamento di Cristiano Giuntoli per Victor Osimhen è totale, ma per prenderlo serve un gruzzoletto consistente. I ricavi Champions sono basilari, ma lo sarebbe anche una plusvalenza (Vlahovic a 40milioni?). La pista si muove sotto traccia ed è fattibile solo in caso di partecipazione alla Champions League, sia per ricavi sia per prestigio del giocatore che vuole cimentarsi nella più importante competizione europea. La trattativa non sarà affatto facile, ma il nome di Osimhen metterebbe d’accordo tutti gli allenatori possibili (Motta o un eventuale sostituto). Sotto la lente di ingrandimento, inoltre, c’è pure Randal Kolo Muani. Partito a spron battuto con cinque gol immediati, il francese si è via via spento assieme alla squadra e oggi è stato risucchiato dal gorgo di negatività di una Juventus in crisi. Per confermarlo serve un nuovo accordo col Psg, prestito di un altro anno poi riscatto, oppure acquistarlo subito, ma servirebbero una cinquantina di milioni. Cifra che la Juve potrebbe risparmiare e dirottarla direttamente su Osimhen. Sono giorni delicati, dunque, anche per Giuntoli, che rischia di finire nell’occhio del ciclone per gli investimenti non andati a buon fine e per la scelta di Motta sulla panca bianconera. E’ tutto in discussione. Leggi anche - Under 21, dove vedere l'amichevole tra gli azzurri e l'Olanda

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