Juve, pareggiare è l’unica cosa che conta: Motta è ormai mister X
I bianconeri pareggiano a raffica e spesso sono rimontati: Napoli a meno undici e anche l’Inter rischia di scappare. Obiettivo primi quattro posti

Thiago Motta
Bologna, 12 gennaio 2025 – Il motto una volta era ‘vincere non è importante, è l’unica cosa che conta’. La sequenza impressionante di pareggi della Juve di Thiago Motta non può dunque essere sufficiente a soddisfare le esigenze del pubblico, che con un mercato da 200 milioni, e un cambio radicale di filosofia calcistica, si aspettava decisamente di più. Non certo la pretesa di dominare il campionato, ma nemmeno ritrovarsi a undici punti dal Napoli e a sette dall’Inter che ha due partite in meno. Non a caso, il direttore Cristiano Giuntoli ha dovuto tarare nuovamente gli obiettivi e ora, fallita anche la Supercoppa, l’essenziale diventa tornare in Champions League, non solo per una questione sportiva, è il minimo per la Juve andarci, ma soprattutto economica per avere ulteriori ricavi da investire sul mercato. Con le prime tre in fuga, c’è anche l’Atalanta che ospiterà la Juve nel turno infrasettimanale, i bianconeri devono riprendere la Lazio che sta tre punti sopra.
Motta mister X: i tifosi hanno perso la pazienza
Per ora tutto il progetto Juve è nel limbo. I risultati parlano chiaro, perché se da un lato ci sono state solo due sconfitte, dall’altro ci sono dodici pareggi in campionato, con sette vittorie rispetto alle quattordici del Napoli, alle tredici dell’Atalanta e le dodici dell’Inter. La Juve non vince più. Poi l’eliminazione dalla Supercoppa, cocente perché poteva rappresentare il primo trofeo stagionale e, come si è visto, l’Inter era battibile. Invece infuriano le critiche, per un gioco troppo compassato, senza acuti, senza sussulti, anche con poca emozione per come la Juve non riesce a dominare le partite né col gioco né con la mentalità. Anzi spesso si fa rimontare. E anche il mercato per ora non decolla. Le rotazioni, causa anche infortuni, sono rimaste corte e ieri sera Motta era senza centravanti e con solo cinque uomini di movimento in panchina. Anche ora le cose non si sono sbloccate e dopo dieci giorni Giuntoli non ha ancora acquistato né il difensore né l’attaccante. Insomma, funziona poco tra i bianconeri e pure la tenuta difensiva, con l’infortunio di Bremer, è venuta meno: con sedici gol subiti la retroguardia è terza in campionato dopo aver iniziato in modo ermetico nelle prime giornate. C’è tanto lavoro da fare per Motta, forse poco abituato alle pressioni, ieri espulso, con un bottino di risultati che a Bologna sarebbe stato accettato di buon grado, ma non di certo a Torino in una squadra chiamata a rivincere trofei. La pazienza è certamente inferiore nell’ambiente bianconero rispetto ad altre piazze per la creazione di un progetto nuovo che richiede tempo, ma quel tempo non c’è quando si siede sulla panchina di una big che ha vinto più di tutti in Italia. Si chiede a gran voce una inversione di rotta ma anche la società, Giuntoli a parte, appare assente. Il risultato è che pareggiare sta diventando l’unica cosa che conta. Leggi anche - Il Cagliari ferma il Milan a San Siro: 1-1
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