Juve, un 2024 difficile, ma con un trofeo e la sfuriata di Allegri con Giuntoli
Si chiude l’anno solare per i bianconeri, tra tante difficoltà, pareggi in sequenza ma un trofeo: la Coppa Italia delle polemiche. Quando Allegri cacciò via Giuntoli
Bologna, 31 dicembre 2024 – Un 2024 di pareggi, tanti, record della propria storia, ma anche di un trofeo e relative polemiche. Non è stato un anno solare facile per la Juve e forse il fatto che sia finito è la miglior notizia per i tifosi bianconeri. Tra un ciclo terminato con una vittoria e uno iniziato con la pareggite, il 2024 ha rappresentato uno snodo nella storia juventina che non verrà dimenticato. Da Allegri a Motta il passo è stato grande, un cambio radicale, e forse non tutti sono convinti di questa nuova filosofia calcistica e possono, oggi, sventolare l’ultimo trofeo vinto da Max, anche se Thiago può subito provarci con la Supercoppa.
La Coppa Italia delle polemiche
Un trofeo nel 2024 è arrivato. La Coppa Italia vinta a Roma rappresenta la summa dell’allegrismo. Giacche strappate per alcune decisioni arbitrali, la sfuriata contro Cristiano Giuntoli, reo di averlo sostituito per tempo senza comunicarglielo, e infine la coppa alzata al cielo, a chiusura di un ciclo difficile, senza Scudetti, ma comunque con qualcosa da mettere in bacheca. Le immagini hanno parlato chiaro, con il direttore tecnico sceso sul campo per complimentarsi con la squadra, ma di fatto allontanato da Allegri, su tutte le furie per la gestione del dirigente che a parole sembrava predicarne la conferma mentre con i fatti corteggiava Thiago Motta. Implacabile Allegri, calmato solo da qualche senatore dello spogliatoio mentre intimava a Giuntoli di allontanarsi dal campo, perché quel trofeo lo sentiva solo suo, non di altri, soprattutto contro chi lavorava per un cambio di panchina. Max voleva essere da solo con la squadra, i suoi fedelissimi, e allontanare tutti gli altri. Quella Coppa Italia ha comunque salvato il finale di stagione, crollato con una crisi di risultati in campionato che non solo aveva allontanato la Juve dalla scia dell’Inter, tenuta per oltre metà stagione, ma anche compromesso l’accesso alla Champions League, poi agguantata di nuovo nel finale. Allegri ha portato la Juve dentro gli obiettivi stagionali prima di essere allontanato per le ultime due partite, proprio dopo la sfuriata di Roma contro Giuntoli. Alcuni lo rimpiangono, altri no. Il calcio è fatto così, ha contorni soggettivi che la ragione non conosce. Oggi la Juve si barcamena tra tanti pareggi, una identità calcistica che ancora si fa fatica a intravedere nettamente tra il sacro equilibrio mottiano e l’idea di comandare il gioco, che passa anche dall’addormentarlo per non permettere all’avversario di avere palla. A volte funziona, come a Bologna, a volte meno, come a Torino, dove i pareggi, spesso, vengono vissuti come sconfitte.
Motta ha bisogno di un attaccante diverso
Non è bastato avere più possesso palla per dare alla Juve risultati sufficienti nella lotta Scudetto. Il trend in campionato non è cambiato così tanto dai tempi di Allegri e il ritardo dalla capolista già consistente. La Juve fatica a vincere le partite, infatti le pareggia quasi tutte anche a fronte di zero sconfitte. Un merito, evidentemente, ma non sufficiente a disegnare una marcia vincente, almeno per ora. Motta vive un sottile equilibrio tra ciò che vorrebbe fare e ciò che può fare. Sicuramente vorrebbe sbloccare la fase offensiva, ma per farlo avrebbe bisogno di un attaccante in più arretrando Koopmeiners, col rischio di sbilanciare troppo la squadra. E davanti Vlahovic si è inceppato e Motta, si sa, predilige giocatori registi, alla Zirkzee, che arretrano e aprono spazi per gli altri fungendo da rifinitori offensivi più che prime punte. Non a caso il nome dell’olandese aleggia alla Continassa, solo in prestito, soprattutto dopo la sostituzione di ieri al 33’ del primo tempo di Manchester United-Newcastle e con i padroni di casa sotto zero a due. Un motivo per Joshua di aprirsi al ritorno in Italia.
Serve anche un difensore
Il 2025 porterà alla Juventus un difensore, operazione strettamente necessaria, di grande urgenza, dopo gli infortuni di Cabal e Bremer. Tante piste, ma tutte difficili. Hancko è bloccato dal Feyenoord, Silva dal Benfica, a maggior ragione dopo le parole di Mendes (servirebbe una offerta in denaro convincente), Skriniar ha un ingaggio alto, così, non è escluso che Giuntoli possa pescare in Italia. Piacciono due centrali dell’Empoli, che sono Gochlidze e Ismajli, entrambi reduci da una ottima prima parte di stagione con D’Aversa. I prezzi sono sicuramente più accessibili e l’Empoli è società che gioca bene sulle plusvalenze per tenere i bilanci in ordine. Giuntoli ne parlerà nei prossimi giorni e sono piste da non sottovalutare. Resta in ogni caso l’esigenza di cambiare passo sul campo, con le vittorie, ridando quella sensazione di pericolosità che la Juve ha sempre ben incarnato nel corso degli anni. Quando si è trattato di parlare dei bianconeri ogni vantaggio accumulato in classifica non dava totale tranquillità agli avversari, perché prima o poi la Juve si rifà sotto e rimonta. Per ora non sta andando così e in generale la squadra appare aggredibile con coraggio anche da formazioni più deboli. Tutti aspetti su cui dovrà lavorare Motta nel 2025, dove si renderà necessario alzare almeno un trofeo per non dover ripiangere troppo Allegri. Il 2024, che è stato molto difficile e con poche gioie, ne ha riservata una, che è comunque da ricordare: quella Coppa Italia. Per il resto, tra bilanci in disordine e movimenti societari, il nuovo corso appare ancora un embrione. I pieni poteri sono di Giuntoli, ma servirà tempo, oltre a nuovi investimenti da parte della proprietà. Cosa riserverà il 2025 ai tifosi juventini?
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