Juve, il corto muso torna di moda: un minuto di possesso per vincere

Allegri sbanca Firenze tenendo palla per 1’41” nella metà campo avversari: tanto basta per il sacco con il sesto clean sheets consecutivo

di MANUEL MINGUZZI
6 novembre 2023

Max Allegri

Torino, 6 novembre 2023 - I numeri nel calcio dicono tanto, ma non tutto. Per esempio a volte parlano di una partita, di un dominio territoriale netto, ma con un risultato di tenore opposto. Se un alieno venisse da Marte, aprisse i report della Lega Calcio su Fiorentina-Juventus, ne analizzasse i numeri senza sapere il risultato direbbe una sola cosa: ha vinto la Fiorentina nettamente. No, non è andata così. Perché le variabili di una partita vanno ben oltre i semplici numeri e a vincere a Firenze è stata la Juve. E’ il corto muso di Allegri, ampiamente sorridente nel post partita, è la capacità della Juve di esaltarsi nella difesa lasciando perdere quello che sarebbe il bel calcio. Ai bianconeri riesce meglio questo, cioè la barricata, la lotta dura in area di rigore senza far passare uno spillo, la sofferenza piuttosto che il giochismo. Dove porterà non è dato sapere, ma per oggi è efficace e Allegri è a meno due dalla capolista e a più sette dal quinto posto. E siccome continua a guardare ai piazzamenti Champions è ampiamente soddisfatto, anche perché sono sette punti in più rispetto a un anno fa.

Numeri clamorosi, ma vince la Juve

I dati su Fiorentina-Juventus sono clamorosi in relazione al risultato finale, non rispecchiano il risultato ma sicuramente l’andamento della partita. Fiorentina in avanti ad attaccare, magari con poche idee negli ultimi metri, Juventus a difendere il risultato sbloccato dopo pochi minuti. Il corto muso di Allegri e la preziosa capacità di sapersi difendere della Juve è ben rappresentato da questi incredibili numeri: 25 tiri a 4, 18 occasioni da gol a 4, 18 passaggi chiave a 3, 9 corner a 2, 448 passaggi riusciti a 176, 84% di precisione contro 67, 189 passaggi sulla trequarti a 29, 317 palloni giocati in avanti a 65. Una squadra ha usato il pallone ma non ha saputo come infilarlo in rete, l’altra non lo ha voluto e invece ha segnato in avvio con tre passaggi per arrivare in porta. Due filosofie diverse, una più bella sicuramente, ma per ora l’altra è efficace come si evince dalla classifica. Fa impressione la vittoria juventina, nata tenendo il pallone solo per 1’41” nella metà campo avversaria. La Fiorentina ha giostrato palla per oltre mezz’ora (36’28”), mentre la Juve meno della metà (17 minuti), ma alla fine conta la capacità di sfruttare il massimo possibile quando si ha la palla e la Juve lo ha fatto vincendo di sacrificio e facendo toccare a Miretti una sola palla in area viola, quella decisiva. E’ stato sufficiente per vincere uno a zero con una heat map colorata di rosso nella propria area, con baricentro a 34 metri in fase difensiva e 48 tocchi in area contro 7. La Fiorentina ha toccato palla una cinquantina di volte dalle parti di Szczesny ma non ha segnato, la Juve solo sette e lo ha fatto. Più corto muso di così…

Sesto clean sheets e diciassette uno a zero

‘Contro la Fiorentina abbiamo passato momenti difficili, circa 89 minuti’ ha detto scherzando Szczesny dopo la partita. E’ una battuta, ma rappresenta bene la vittoria di squadra della Juve, unita nella sofferenza e poco incline al bel gioco per preferire l’arcigna difesa. Allegri ci tiene a essere la miglior retroguardia della Serie A, dato che spesso porta agli Scudetti, e oggi lo è al pari dell’inter con solo sei gol subiti in undici partite. Soprattutto gli piace l’uno a zero, come è noto. Il corto muso allegriano non è più qualcosa di astratto, ma una realtà cercata con precisione e astuzia, quasi negando il giochismo in favore del pragmatismo. Piaccia o non piaccia è la sua filosofia e dal suo ritorno alla Juve sono già diciassette le partite vinte per uno a zero. Un dato statistico ormai consolidato. Chi guarda la Juve sa che certe partite le vuole vincere così, utilizzando il pallone solo quando sa cosa farsene e come andare in porta nella maniera più diretta e veloce possibile, sfruttando al massimo le caratteristiche che ci sono e meno incline all’estenuante possesso del pallone. Questo si traduce in pochi gol presi, nel pieno solco del dna del club, tanti clean sheets e maggiori possibilità di vincere. Dai quattro gol presi col Sassuolo la Juve ha blindato la porta con sei partite senza reti subite. Quattro di queste sono state vinte uno a zero, giusto per rimanere nella scia del corto musismo. E i tifosi iniziano a credere sempre di più nella lotta scudetto anche perché ci saranno due tornate importanti in casa: il Cagliari prima della sosta e poi lo scontro diretto con l’Inter. La missione di Allegri è restare in gioco da qui al mercato di gennaio, quando in teoria la dirigenza dovrebbe consegnarli un mediano per allungare le rotazioni in mezzo, accorciate dalle situazioni di Paul Pogba e Niccolò Fagioli. E infatti contro i sardi, data la squalifica di Rabiot per somma di ammonizioni, Allegri dovrà inventarsi qualcosa tra Iling jr. o Andrea Cambiaso in veste di mezzala. E la possibilità di giocarsela c’è, anche perché i bianconeri avranno tre scontri diretti in casa tra Inter il 26 novembre, Napoli l’8 dicembre e Roma il 30 dicembre, intervallate dai match più abbordabili con Cagliari, Monza, Genoa e Frosinone. E forse sarà proprio nelle partite sulla carta più semplici che si tarerà la capacità della Juve di giocarsi lo Scudetto, quando cioè sarà chiamata a fare la partita, obbligata a giostrare palla non trovandosi di fronte squadre offensive come la Fiorentina. Ed è lì che una parte di giochismo dovrà farsi largo nel difensivismo allegriano, trovando un equilibrio tra quello che si può fare davanti senza perdere la compattezza dietro. Perché il corto muso è un mantra che Allegri non abbandonerà.

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