Juventus, Kean: "Mi sento fortunato, molti miei amici d'infanzia sono finiti in carcere"

L'attaccante della Vecchia Signora racconta la sua storia ai microfoni di Dazn: "Quando ho fatto l’esordio in prima squadra, a 16 anni, mi sono detto: 'Ok, sono fuori dalla merda'"

di FRANCESCO BOCCHINI -
28 dicembre 2023
Moise Kean

Moise Kean

"Sono uscito di casa a 13 anni per andare a vivere nel convitto della Juventus perché nessuno mi poteva portare agli allenamenti. Ho lasciato Asti e una vita da palazzoni: tutti i giorni andavo a giocare, stavo per strada con gli amici, a scuola ci andavo perché mia mamma mi obbligava. Non sono stato facile da gestire, anche parlando con gli altri, un'infanzia molto diversa dalla mia. Altri ragazzi magari a Natale andavano in vacanza con le famiglie, noi con niente ci adattavamo". E' questa la storia di Moise Kean, raccontata dall'attaccante nativo di Vercelli al format "Dazn Heroes" di Dazn. "Giocavo a calcio in oratorio, una volta avevamo fatto la partita alle 10 di sera, poi il Don ci ha beccati, ha chiamato la polizia e siamo scappati. La maggior parte di loro o sono in carcere o non si sa dove sono, mi sento molto fortunato, molta gente che viene dalla mia situazione non riesce a uscirne. Quando ho fatto l’esordio in prima squadra, a 16 anni, mi sono detto: 'Ok, sono fuori dalla m...a'". A cambiare la vita di Moise è stata anche la nascita di un figlio. "Si chiama Marley, ha quattro mesi, ho un tatuaggio per lui. Mi sono cambiate tante cose, prima di agire ci pensi 20 volte, pensi sempre a lui, ma tutto è successo in poco tempo, da quando l'ho preso in braccio". 

Allegri e il Psg

Attualmente out per infortunio, il classe 2000 ha collezionato 12 presenze in questa stagione, senza però trovare ancora la via della rete. Massimiliano Allegri tuttavia ha speso a più riprese parole di elogio nei confronti dell'ex Hellas Verona ed Everton, dimostrando di avere fiducia in lui. "C'è un ottimo rapporto con il mister, mi ha fatto capire quando facevo cavolate e quando facevo bene. E' stato un papà sportivo, a volte litighiamo ancora ma alla fine ci vogliamo bene anche se non ce lo diciamo", sottolinea Kean, che prima di tornare alla Juventus ha vestito anche la casacca del Paris Saint Germain. "In Francia mi sono sentito a casa, i miei parenti abitano lì e mi facevano sentire a casa. Sono arrivato il primo giorno, c'erano Neymar, Mbappé, mi hanno aiutato tantissimo, mi spiegavano com'è giocare con loro, sono andato anche a cene con loro. Mi facevano sentire grande".

Gli altri giovani 

Alla Juventus, Kean condivide lo spogliatoio con altri giovani come Fabio Miretti e Nicolò Fagioli. "Miretti, una volta quando mi avevano messo in punizione mi avevano fatto allenare con i più piccoli e c'era lui. Fagioli? Parlavano tutti di lui, mi fermai a guardare una partita dell'Under 21 e dissi: 'Questo è veramente bravo'. Avrà tempo per dimostrarlo. Nicolussi Caviglia? Hans è un po' un mio gemello, mi conosce più di tutti qua dentro. Prima che sto per dire una cavolata mi dice di non dirla, mi conosce troppo bene, è la mia guida. Quando non capisco qualcosa chiedo ancora ad Hans. Anche gli esercizi che magari non ho capito, chiedo a lui. Persona speciale per me. E' molto aperto anche se ascolta la musica peggiore". 

 

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