Juve, Motta nervoso e afflitto da pareggite: il progetto stenta a decollare

Thiago espulso contro la sua ex squadra e stabilisce il nuovo record di pareggi nella storia della Juve: per ora non c’è il gioco rivoluzionario di Bologna

di MANUEL MINGUZZI
8 dicembre 2024
Thiago Motta, allenatore della Juve

Thiago Motta, allenatore della Juve

Torino, 8 dicembre 2024 – Dove sta il calcio rivoluzionario di Thiago Motta? Dopo quindici partite è lecito chiederselo, stante anche i nove pareggi ottenuti che rappresentano il nuovo record storico. La partita con il Bologna, nonostante il rientro di Vlahovic, ha testimoniato ancora una volta il calcio troppo cadenzato e con poco ritmo della squadra bianconera, imbrigliata dal pressing rossoblù, soprattutto nel primo tempo, e salvata solo da un errore individuale e da una prodezza individuale. Vero è, come valeva per Sarri, che fare lo stesso tipo di calcio con giocatori diversi può diventare difficile, ma dopo 200 milioni spesi sul mercato essere a sette punti dall’Atalanta è un po’ troppo, anche se si è all’inizio di un ciclo. La Juve non perde mai in campionato, ed è un merito, anche in situazioni disperate come quella di ieri, ma vince poco, a volte pochissimo, e il divario rischia di diventare troppo rilevante anche con due terzi di campionato da giocare.

Motta nervoso ed espulso

Emotivamente non sarà stata una partita facile per Motta, contro i suoi ex giocatori, contro la sua ex squadra, e infatti un po’ di nervosismo è emerso. Tante proteste con l’arbitro, accuse di simulazione e perdite di tempo, un rosso abbastanza netto ed eclatante, insomma uno stato agitativo perenne fino a che è stato a bordo campo. Un po’ di confusione anche nella squadra si è vista, che non è riuscita a fare possesso palla e dietro non è stata solida come spesso si era visto a fronte dei tanti pareggi. Quando non riesci a vincere almeno non perdere, si dice spesso e anche stavolta la Juve ce l’ha fatta a salvare la faccia, ma con una prodezza personale e frutto di un errore individuale del Bologna. Il due a due finale rappresenta un brodino caldo nel freddo dello Stadium e segna il primo vero ritardo di Motta nella lotta Scudetto. “La responsabilità mia, me la assumo. Dobbiamo lavorare e alzare il nostro livello, ma ringrazio i ragazzi che non hanno mollato e raggiunto un pareggio col cuore”, il commento di Thiago che, come ha sempre fatto, si è messo in prima linea a difesa del gruppo. Resta, però, la sensazione di un ciclo che fatica a decollare. Nel percorso di creazione di una filosofia di calcio totalmente diversa è normale non essere al massimo nella prima parte di stagione, la costruzione di una identità richiede tempo, ma le ‘stecche’ della Juve iniziano a essere pesanti e il ritardo divampa. Più di ogni altra cosa, balza agli occhi la difficoltà in fase di possesso palla, vero cardine ‘mottiano’ e il Bologna, con ottimo pressing e ritmo superiore, ha imbrigliato le carte, facendo la partita perfetta per 91 minuti, prestando il fianco solo con un errore di Miranda che ha spalancato il contropiede a Vlahovic. Le trame si sono viste, ma erano quelle rossoblù, mentre la Juve non trovava la verticale e solo grazie a due disattenzioni è riuscita a segnare. Per il resto, la fase di utilizzo del pallone è apparsa stantia, con poche idee e confuse, pochi smarcamenti, poca intensità, così Italiano, col baricentro alto, ha preso possesso della partita e solo qualche sostituzione ha ridato un po’ di verve a una squadra spenta tatticamente.

Nove pareggi, record storico

Motta un record lo ha stabilito, ed è quello della pareggite. Mai era successo che la Juve pareggiasse nove volte nelle prime quindici partite, record di ogni tempo superando quello del 1956 (otto). Insomma, muovere la classifica serve e va bene, ma davanti corrono, l’Atalanta non si ferma, il Napoli gioca una sola volta a settimana e l’Inter ha una partita da recuperare. La Juve è già in ritardo e pensare che tutte quelle davanti calino e si facciano riprendere nel ritorno è dura da pensare. I dati, anche se è presto per le proiezioni, parlano chiaro: con 27 punti in 15 partite la Juve fa 1.8 punti di media a gara, significa in proiezione sulle 38 partite arrivare a 68 punti, largamente insufficienti per lo Scudetto e a rischio anche per un posto in Champions (l’anno scorso il Bologna ne fece 68 arrivando quinto). C’è tutto il tempo per risalire, ma per prima cosa la Juve dovrà farlo nel gioco e nelle prestazioni, a partire dal Manchester City, che arriverà allo Stadium in settimana e metterà a dura prova la tenuta calcistica del nuovo corso mottiano.

Si sblocca Koopmeiners

La notizia positiva è data dal primo gol in maglia Juve di Teun Koopmeiners. Da tempo lo cercava e lo ha trovato, come lui sa fare con un sinistro preciso e potente su bella imbeccata di Danilo. Motta si è sempre detto soddisfatto delle sue prestazioni, ma evidentemente compiti e funzioni diverse rispetto a Bergamo avevano prodotto un periodo di adattamento lampante. Non è ancora il miglior Koopmeiners, a volte è assente dal gioco in quella posizione tra le linee, ma si sono visti sprazzi interessanti come l’assist per Vlahovic, parata di Skorupski, e un gol bello per quanto importante nell’economia della rimonta. E’ un primo segnale dall’acquisto più costoso dell’estate e quello designato da top player per il rilancio juventino ad alti livelli. L’interrogativo è sempre lo stesso, ovvero il rendimento dei giocatori lontano da Gasperini, il quale oggi sembra un amplificatore di prestazioni e crescita. Spesso i giocatori ceduti dalla Dea sono scesi di rendimento fuori dall’ambiente bergamasco e la guida di Gasp, ma Koop appare giocatore di livello e anche Motta troverà il modo di farlo rendere. Ora un’altra prova del nove con il City in Champions League per dimostrare, a tutti gli effetti, che è tornato davvero. Più di ogni altra cosa, però, servirà una Juve ben diversa.

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