Juve avanti con Thiago Motta per due motivi. Tacchinardi: “Situazione delicata”
Giuntoli conferma Thiago almeno fino al Genoa, nonostante molti si aspettassero l’esonero del tecnico. Tacchinardi: “Se ci fosse stato qualcosa di irrisolvibile…”

Thiago Motta
Bologna, 18 marzo 2025 – La Juve prosegue con Thiago Motta, almeno fino alla partita con il Genoa dopo la sosta per le nazionali. Le parole nel post partita di Cristiano Giuntoli sono state veritiere, ma il lavoro del tecnico resta sotto la lente di ingrandimento e ulteriori passi falsi potrebbero non essere concessi. Per ora nessun traghettatore, anche perché i big della panchina non accetterebbero un accordo a tempo, mentre a giugno la situazione può essere più fluida se si rendesse necessario aprirsi a un nuovo ciclo tecnico. Nel frattempo, ha parlato un grande ex come Alessio Tacchinardi: “Se ci fossero state delle situazioni non risolvibili, a mio avviso sarebbe stato da mandar via dopo l'Empoli".
Nessun cambio: Mancini e Tudor…
In molti si aspettavano l’esonero di Thiago Motta dopo la disfatta di Firenze, che ha fatto seguito al poker casalingo rimediato contro l’Atalanta, ma è andata diversamente. Il direttore Giuntoli ha ribadito fiducia nell’allenatore e fino al Genoa non ci saranno cambi in panchina: il mantra è andare avanti uniti. Nelle ultime ore confronti e colloqui tra squadra, dirigenza e allenatore, con la richiesta di raggiungere l’obiettivo del quarto posto e di ritrovare il dna bianconero, smarrito in questa stagione di stenti. Ma non è affare solo dei giocatori, perché anche l’allenatore deve ritrovare la rotta e addolcire il suo modus operandi, con meno emarginati, più coesione e affiatamento, e una gestione dello spogliatoio diversa da quanto fatto finora.
Ma col Genoa ci sarà un’altra prova del nove e una debacle non sarà consentita: sarebbe il segnale di un malessere profondo e curabile solo con l’esonero. Poi ci sono le strategie societarie e dei possibili sostituti. I nomi circolati in questo periodo, partendo da Igor Tudor e passando per Roberto Mancini, non sono chiaramente intenzionati ad accettare un incarico a tempo nella veste di traghettatori, motivo per il quale la Juve non si è mossa in questa direzione ben sapendo che non avrebbe trovato terreno fertile. Per accomodarsi sulla panca bianconera oggi serve una proposta di lungo periodo. Inoltre, non sarebbe utile fare un cambio ora, quando a giugno c’è la possibilità di scegliere l’allenatore più funzionale al rilancio con un ventaglio di soluzioni più ampio. Gasperini e Conte, per esempio, non sono accessibili ora ma potrebbero esserlo a giugno. Così, si va avanti con Motta a meno di un ulteriore cataclisma con il Genoa e l’ipotesi Magnanelli sempre in ballo. Ovviamente, un conto è promuovere l’allenatore della Primavera per poche partite, un altro è consegnargli 9 partite in due mesi e senza esperienza da capo allenatore della prima squadra. Infatti, la Juve ci pensa bene e ha deciso di procedere all’estrema decisione solo in caso di disfatta contro il grifone. In quel caso ci sarebbe la certezza dell’impossibilità di proseguire con Motta.
Tacchinardi: "Si è rotto qualcosa"
Non solo i tifosi bianconeri più critici si aspettavano l’esonero dell’allenatore, ma anche una presa di coscienza di Motta stesso e, di conseguenza, le dimissioni. Thiago è stato chiaro nel post partita ‘sarebbe troppo facile e a me le cose facili non piacciono’, ma ormai il suo operato è nell’occhio del ciclone e difficilmente le ultime partite potranno far cambiare idea alla piazza. Del momento Juve, del mancato cambio in panchina, ha parlato Alessio Tacchinardi a tuttojuve: “Mi sarei aspettato delle dichiarazioni forti da parte di Motta visto che la squadra non risponde alle sue richieste, ma ha fatto bene ad andare avanti anche se la situazione resta molto delicata. Bisognerà cambiare qualcosa”. Sul mancato esonero, invece, Tacchinardi la pensa così: “Se c’è fiducia nel lavoro fatto in campo è giusto continuare, ma se ci fossero state delle situazioni non risolvibili, a mio avviso sarebbe stato da mandar via dopo l'Empoli". Viene lecito chiedersi cosa serva alla Juve per ritrovare se stessa. Tacchinardi la vede così: “Serve una grande scossa e serve capire i motivi di queste sbandate da Eindhoven in poi. Non è tanto una questione di dimissioni, ma adesso la grande responsabilità è di Giuntoli che deve dire alla proprietà se continuare o meno con Motta”. Di fatto, nella Juve non funziona nulla. La difesa fa acqua da tutte le parti e alla prima difficoltà non c’è reazione. Manca un po’ tutto della mentalità juventina e sono lontani i tempi di inizio stagione quando la squadra non subiva mai gol e perdeva di rado: “Mi sembra che alla squadra non piaccia correre all’indietro per difendere – l’analisi di Tacchinardi – Quando inizia a perdere viene meno la fiducia, così dietro si subisce oltremodo. Credo si sia incrinato qualcosa dentro e non so se è tattico, tecnico o mentale”. Una Juve brutta, poco solida e qui Tacchinardi fa un paragone con l’anno scorso: “Era molto più solido il Bologna di Motta, che non prendeva imbarcate. Non so, all’inizio vedevo Cambiaso entrare dentro al campo come faceva Calafiori e ora non vedo nemmeno questo. Si è rotto qualcosa tra allenatore e gruppo”. Ma c’è un quarto posto da raggiungere e con queste prestazioni tutto si complica. Il Bologna è davanti di un punto, la Lazio è ancora lì e da dietro rimonta di gran carriera la Roma: “Se giochi come le ultime due al quarto posto non ci arrivi mai – la chiosa di Tacchinardi – Sono molto preoccupato per il finale di stagione e ho sensazioni negative. Di sicuro la sosta sarebbe un momento propizio per cambiare allenatore ma non vivo da dentro lo spogliatoio e non so se i giocatori si butterebbero nel fuoco per lui. Ogni decisione spetta a Giuntoli che dovrebbe prendersi la responsabilità di valutare se Motta è ancora la scelta giusta”.
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