Crisi Juve: il futuro di Motta e Giuntoli. L’attacco di Del Piero

Sette gol in tre partite acutizzano la crisi Juve, ma Giuntoli conferma Motta nonostante uno spogliatoio senza capacità di reazione. Pioli e Mancini sullo sfondo

di MANUEL MINGUZZI
17 marzo 2025
Thiago Motta

Thiago Motta

Bologna, 17 marzo 2025 – Sette gol presi in due partite, due sconfitte dure, senza reazione in altrettanti scontri diretti. La Juve di Thiago Motta è sempre più in crisi e ora non è nemmeno quarta, scavalcata dal Bologna che ha demolito con cinque gol la Lazio. E il quarto posto, cioè la Champions League, è basilare per i ricavi a bilancio che possono contribuire a risanare ulteriormente i conti e dare all’area sportiva la possibilità di investire ancora. L’obiettivo, dopo essere finita fuori da tutto, è solo quello: stare nelle prime quattro. Ma il trend della squadra di Motta è contrario, al passivo, verso il basso non solo come risultati ma soprattutto come prestazioni. Non c’è nulla del dna Juve in quello che si vede in campo, anzi alla prima difficoltà la squadra si scioglie e si fa colabrodo in fase difensiva. Le marcature saltate tra Atalanta e Fiorentina preoccupano, perché nonostante le difficoltà la Juve non aveva mai fatto due brutte partite di fila e questo è l’ennesimo segnale di un problema profondo, che forse richiederebbe misure profonde per ora smentite dalla dirigenza.  

Giuntoli conferma Motta

I dirigenti a volte non dicono la verità davanti ai microfoni, fa parte del loro mestiere, ma al termine di Fiorentina-Juve Cristiano Giuntoli ha deciso di mandare due messaggi. Il primo: la voce della dirigenza. Quando le crisi si fanno profonde tocca ai dirigenti palesarsi davanti ai microfoni e provare a tenere la barra dritta, senza negare le difficoltà. ‘Non avevamo mai fatto due brutte partite di fila’, le parole di Giuntoli che poi ha chiesto unità ‘Dobbiamo uscirne tutti assieme, uniti’. Ma le parole più attese erano sull’allenatore, e sono state chiare: “Andiamo avanti con Thiago”, il messaggio del dirigente. Pretattica o verità? Si vedrà a stretto giro di posta, ma la sensazione è che effettivamente la Juve non voglia cambiare, almeno non ora con sole nove partite da giocare e il rischio di aprire un nuovo ciclo con un allenatore di cui non si è convinti. Più facile a giugno, dove il ventaglio di soluzioni è più ampio tra Conte e Gasperini: lì sarebbe più agevole ripartire con un ciclo a lungo termine e con una scelta maggiormente credibile. Se invece si rendesse necessaria l’opzione del traghettatore il nome interno di Magnanelli sarebbe la soluzione più semplice, perché da un lato non produrrebbe uscite ingenti di denaro e dall’altro gli si chiederebbe un lavoro a breve termine per poi aprirsi a una nuova filosofia tecnica a giugno. Per ora, non è alle viste una scelta del genere, e Giuntoli chiede all’ambiente di ritrovare equilibrio, sia dentro il campo che fuori, ma sempre con Thiago Motta al timone.

Motta non lascia

Vai tu a sapere se magari qualcuno in società si aspettasse le dimissioni di Thiago Motta, che avrebbero dunque obbligato il club a intervenire, con annesso risparmio a bilancio sull’ingaggio. Non lo ha fatto, il mister, e lo ha spiegato nel post partita a domanda diretta dei giornalisti di Sky: “Lasciare? Sarebbe troppo facile e non mi piacciono le cose facili”, la secca risposta di Motta che dunque resta lì. Se qualcuno, nella Juve, cullasse l’idea di sostituirlo dovrà farlo con una decisione dall’alto perché le dimissioni non sono in ballo. Tuttavia, la squadra manca di reazione nervosa, il gruppo sembra non seguire più le idee dell’allenatore che continua a cambiare formazioni, mette e rimette in panchina giocatori, si ostina con un Koopmeiners irriconoscibile e anche sugli esterni piovono critiche con la scelta di schierare Gonzalez a sinistra. Senza dimenticare la difesa, ieri privata di Gatti ma comunque colabrodo nell’atteggiamento e nelle letture, con Veiga e gli altri in estrema difficoltà, tanto da mettere in discussione anche i recenti mercati. E se i giocatori non hanno più estremo feeling con l’allenatore, l’ambiente è oltremodo critico, soprattutto per un atteggiamento non da Juve, non da ‘fino alla fine’. Manca la reazione alla prima difficoltà. Motta spiega: “Dobbiamo mantenere la lucidità, abbiamo continuato sulla scia dell’Atalanta e alle prime difficoltà non abbiamo saputo reagire. Oggi non siamo forti né nella fase difensiva né nella fase offensiva”. Di fatto, non funziona nulla. Lo stesso Motta sa che deve stare tra i primi quattro, l’obiettivo è quello: “Abbiamo bisogno di vincere e sommare i punti che servono per raggiungere il quarto posto”, la chiosa del mister.

Del Piero attacca: “Non c’è reazione”

Se c’è qualcuno che conosce l’ambiente la Juve, le sue dinamiche, le sue pressioni, è sicuramente Alex Del Piero. Una istituzione. L’ex capitano sa qual è il dna Juve, quello del fino alla fine, e non si sta vedendo e molti tifosi lo rivorrebbero in società. Oggi quando la squadra prende una sberla poi non reagisce ed è questo a preoccuparlo di più. Pinturicchio ha parlato così a Sky Sport: “Sia con l’Atalanta che con la Fiorentina non c’è stata una reazione – il suo commento – Se non reagisci ai colpi dell’avversario vuol dire hai uno stato molto basso su tutti i livelli e questo non rispecchia lo spirito Juve. Si può vincere o perdere ma lo si fa sempre a testa alta. Oggi nessuno tra giocatori, allenatori e dirigenza si può definire sereno di aver dato tutto”. Del Piero critico anche sulle decisioni di Motta, che sotto nel punteggio ha messo dentro dei difensori: “Non c’è reazione in campo e non c’è in panchina, i primi tre cambi sono stati i difensori. Perdi tre a zero e metti i difensori? Non voglio colpevolizzare nessuno, ma non puoi non avere una reazione quando vieni preso a cazzotti”. Ora la sosta, poi la sfida interna contro il Genoa e lo scontro diretto ai primi di aprile al cospetto della Roma di Ranieri. Ci sarà sempre Thiago Motta in panchina? Leggi anche - Figuraccia Juve a Firenze, ma si va avanti con Motta

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