Juve, Thiago Motta e i problemi con i senatori: da Arnautovic a Danilo, ma ora serve coesione
Danilo e Szczesny fuori dal progetto Juve, una lunga scia di problemi con i senatori: gli esempi di Arnautovic e Nzola a Bologna e La Spezia. Ora Giuntoli passa ai colloqui: serve ritrovare coesione

Thiago Motta, allenatore della Juventus (Ansa)
Bologna, 19 marzo 2025 – Danilo, salutando la Juve, parlò di ‘progetto fantasioso’, in un lungo video messaggio di addio ai colori bianconeri, dopo anni in cui era diventato leader e senatore, oltre che capitano. L’arrivo di Thiago Motta ha cambiato tutto, fin dall’estate, ma con un progressivo logorio nei rapporti fino alla separazione a gennaio con il brasiliano di fatto fuori dal progetto e separato in casa. Incalzato dai giornalisti all’aeroporto, Danilo era stato anche più duro e chiaro: “La Juve è sempre stata una famiglia, quello che in questo momento sta venendo a mancare. Ho la coscienza pulita”. Insomma, il capitano che aveva aperto il fronte polemico avrebbe dovuto far drizzare le antenne sulle possibili difficoltà di una stagione che poi è miseramente crollata per prestazioni, risultati e mancanza di dna bianconero. Filo rosso genetico che Danilo incarnava alla perfezione, sulla scia dei precedenti leader come Buffon, Barzagli e Chiellini. E allora viene da chiedersi chi sia oggi il tramandante di determinati valori, se proprio colui che li rappresentava è stato fatto fuori. E in questa stagione non c’è stato solo Danilo, perché con Motta giovani e meno giovani sono stati allontanati, ceduti o messi in un angolo. Si parte da Szczesny, si passa da Rabiot, Chiesa e Huijsen, per arrivare al più recente, ovvero Dusan Vlahovic, ora riserva permanente. Una lunga scia che Motta si porta dietro nella sua pur breve carriera di allenatore.
Nzola e Arnautovic: i due centravanti con cui non ha legato
Evidentemente Motta non è stato fortunato, dal suo punto di vista, con i centravanti. Con Bala N’Zola, allo Spezia nella stagione 2021/2022, le cose non sono andate per nulla bene. La punta angolana veniva da una stagione in doppia cifra l’anno precedente con Vincenzo Italiano (1899 minuti e 11 gol in campionato), ma con Thiago non si è creato feeling e il giocatore è crollato nel minutaggio (1061 minuti e 2 soli gol). Italiano, ora, è al Bologna al posto di Motta e ha tenuto i rossoblù in zona Champions, prendendosi la momentanea soddisfazione di scavalcare il predecessore in classifica grazie al sontuoso 5-0 sulla Lazio. E proprio al Bologna le cose non andarono splendidamente nemmeno con Marko Arnautovic. Certo, di mezzo ci sono stati due infortuni (soprattutto uno al piede molto delicato) ma il rapporto tra i due non è decollato, tra esclusioni, sostituzioni e anche messaggi a distanza come quello del centravanti austriaco contro il Sassuolo. In una partita poi vinta 3-0, ci fu un intervallo di scintille tra i due in spogliatoio, con Motta non soddisfatto della prestazione di Arna, il quale ovviamente non la prese bene. La risposta dell’attaccante arrivò puntuale nella ripresa con una esultanza polemica al gol del momentaneo due a zero. Il dissidio si è poi placato, da un lato Arnautovic ha convissuto con diversi problemi fisici, e dall’altro il Bologna ha cominciato a viaggiare bene dopo la sosta mondiale e non c’era nessun motivo di agitare lo spogliatoio e la piazza creando polemiche. Durante l’estate, poi, a fronte dell’interessamento dell’Inter, Arnautovic ha accettato la corte e Motta non si è messo di traverso, anzi. Rapporti agitati per Thiago anche nei confronti di Musa Barrow, altro attaccante di quel Bologna che veniva dalla grande avventura con Sinisa Mihajlovic. Il gambiano di fatto venne messo alla porta con una dichiarazione pubblica dell’allenatore: “Ha grandi potenzialità, ma è qui da tanti anni e magari deve andare a dimostrarle altrove”. Insomma, altro epurato. Thiago non si fa scrupoli e se c’è da mettere in discussione un giocatore non ha problemi. Anche Schone, al debutto di Motta da primo allenatore al Genoa, dovette sedere in panchina per una partita per far posto a Radovanovic. L’ex mediano dell’Ajax era uno dei giocatori più rappresentativi di quel grifone e dovette sottostare alle regole di Motta. Fu scelta tecnica: “Radovanovic l’ho visto bene, merita di giocare”, la spiegazione di Thiago.
Giuntoli passa ai colloqui
E questo pregresso potrebbe spiegare le attuali difficoltà di gestione dello spogliatoio. La squadra in campo sembra non rispondere agli stimoli del tecnico e tutto ciò rappresenta sintomo di un malessere più profondo, che in qualche modo va sanato. La dirigenza ha deciso di intervenire, cercando di ricomporre l’unità per il bene della Juve che passa dal ritorno in Champions League. Si chiede a Motta un cambio di passo, ma anche i giocatori dovranno mandare un segnale. Prima di tutto, però, Giuntoli vuole capire la natura del problema e in questi giorni di sosta dovrebbe passare ai colloqui individuali con i giocatori più rappresentativi per arrivare al nodo della questione. La soluzione passa anche dalla richiesta di un correttivo a Motta nel suo rapporto con la squadra, per provare a ricomporre la frattura e portare il gruppo a essere di nuovo ricettivo verso le sue idee. E su questo fronte non sono esclusi cambiamenti. Da un lato c’è da risollevare l’animo dello spogliatoio, ridare mentalità e personalità (quindi ricucire le fratture), ma dall’altro si rende necessario dare una mano anche dal punto di vista tattico. Il 4-2-3-1 fatto in questa maniera non sta dando frutti e Thiago potrebbe cambiare modulo. Una prima opzione, senza stravolgere tutto, sarebbe il 4-3-3 per avvicinare gli esterni a Kolo Muani dato che Thiago sembra non apprezzare un modulo a due punte con Vlahovic in campo assieme al francese. Yildiz, Gonzalez e Conceicao sono giocatori che possono avere le caratteristiche giuste per avvicinarsi alla prima punta. Un cambio radicale sarebbe invece il passaggio alla difesa a tre. In questo secondo caso la scelta deriverebbe dalla necessità di ridare alla Juve solidità difensiva. I sette gol presi nelle ultime due partite hanno fatto suonare un campanello d’allarme sull’equilibrio della squadra, spesso presa di infilata nelle zone centrali del campo. Insomma, a Thiago serve una svolta, in primis per evitare l’esonero dopo la prossima partita (si gioca allo Stadium contro il Genoa) e in seconda battuta per provare a riguadagnarsi la riconferma per il prossimo anno. Gasperini, Conte e Pioli restano nomi molto ingombranti alle sue spalle… Leggi anche - Juve, avanti con Thiago. Parla Tacchinardi: "Situazione delicata"
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