Napoli, rebus modulo per Conte durante la sosta: ancora 3-5-2 o ritorno al 4-3-3?
Il tecnico azzurro valuta pro e contro dei due schemi: il ritorno di Neres spinge verso il tridente largo con Okafor e Lukaku, ma quest'ultimo ha dato il meglio in coppia davanti con Raspadori

Antonio Conte (Ansa)
Napoli, 19 marzo 2025 - Continuare a battere la strada del 3-5-2 per dare fiducia al tandem ben assortito composto da Romelu Lukaku e Giacomo Raspadori oppure tornare al 4-3-3 che, in effetti, aveva plasmato le vere fortune del Napoli a lungo capolista? La sosta appena cominciata si preannuncia rovente e ricca di interrogativi per Antonio Conte, che profeticamente già in estate aveva parlato dell'intenzione di costruire una squadra capace di adattarsi ai momenti del campionato e di una stessa partita, cambiando camaleonticamente la veste tattica senza subire alcun contraccolpo. In parte le cose sono andate così: a dispetto della grave emergenza infortuni, gli azzurri hanno tenuto il passo delle migliori e in particolare dell'Inter. Poi, domenica scorsa, la 'sliding doors' che un po' nessuno si aspettava: i partenopei non vanno oltre lo 0-0 a Venezia e la capolista batte a domicilio l'Atalanta, portando a 3 il vantaggio in classifica. Un margine che comincia ad assumere un certo spessone ma, con 9 partite ancora a disposizione, ovviamente tutt'altro che insormontabile. Lo sa bene Conte, che nonostante l'esodo di diversi giocatori, convocati dalle proprie Nazionali, ringrazia come non mai l'arrivo di una sosta che nel quartier generale di Castel Volturno sarà cruciale per provare a risolvere diverse criticità: si comincia proprio dal modulo con il quale affrontare il rush finale del campionato.
Verso il ritorno del 4-3-3
Il rientro dall'infortunio di David Neres e il miglioramento della forma di Noah Okafor sembrano lanciare la volata al ritorno di fiamma del 4-3-3, ormai da tempo di casa a Fuorigrotta a prescindere dall'allenatore di turno. In effetti, se anche un cultore della difesa a tre come Conte si è adeguato al trend in vigore all'ombra del Vesuvio, allora la casa del Napoli pare proprio essere il modulo, tra l'altro, dell'anno dello scudetto di due anni fa. In effetti, tutto sembra pronto ad andare proprio in questa direzione e i prodromi di questa decisione si sono visti già nella coda del match del Penzo, con l'inserimento di Okafor a sinistra che quasi pagava i dividendi massimi: invece, Giovanni Simeone manda alle stelle un assist praticamente perfetto e, con esso, getta alle ortiche la probabilissima vittoria dei suoi. Vittoria che a Venezia non è arrivata, con tanto di contraccolpo incassato subito in classifica, ma le indicazioni raccolte nell'ennesimo lunch match non fortunato da parte di Conte sono tante. Di mezzo c'è una sosta lunga ma comunque con diversi giocatori altrove e senza quella serenità che si è respirata a lungo in stagione. Non solo: alla ripresa del campionato il Napoli si troverà in sequenza gli ostacoli Milan e Bologna che richiederanno prestazioni all'altezza della situazione per evitare altri passi falsi. Con buona pace di tutto ciò che è stato fatto nelle ultime settimane, l'idea è tornare a un 4-3-3 anche piuttosto spregiudicato, nel quale Okafor e Neres potrebbero addirittura convivere. Questo sarebbe forse un atteggiamento troppo offensivo: l'alternativa, a sua volta tolta di mezzo da un infortunio durante il periodo di emergenza, è alzare a sinistra Leonardo Spinazzola, dalle caratteristiche sicuramente più conservative. La speranza di questo ritorno alle origini è ridare al Napoli più smalto e brio davanti e, a dispetto di ciò che di norma si scrive sui manuali del calcio, anche più solidità dietro. In realtà, e Conte è ben a conoscenza di questo 'dettaglio', molti mali del Napoli dell'ultimo periodo erano e sono nascosti tra le pieghe di un calo psicofisico dei cosiddetti titolarissimi: anche in questo caso la sosta casca a pennello, pur non potendo risolvere tutti i rebus e forse neanche tutti i problemi.
Verso il 4-3-3: chi sale e chi scende
Tornare al 4-3-3, infatti, significa anche dover ridurre drasticamente l'apporto salvifico di quelle seconde linee che, proprio nelle ultime settimane, hanno regalato alla squadra nuova verve. Facile pensare soprattutto alla mediana, meno folta livello numerico e, dunque, con meno chance per Philip Billing, l'uomo che con la sua rete contro l'Inter ha impedito - l'allora - fuga in avanti della capolista, e per Billy Gilmour, che con Stanislav Lobotka ha costruito un'ottima coppia di doppio play molto utile a eludere il pressing alto degli avversari. Poi, ovviamente, passando a un altro duo, ci sarebbero Lukaku e Raspadori: il primo resterebbe in campo, certo, ma come perno centrale di un tridente bello largo e, dunque, senza l'amata spalla vicino, che invece tornerebbe in panchina nonostante un piede ancora caldissimo, come evidenziato anche dal palo al Penzo. Dall'altro lato, ne guadagnerebbe invece Matteo Politano, che da quinto si è adattato bene ma comunque allontanandosi dalla porta e togliendo probabilmente molta pericolosità al suo mancino a rientrare. Dalla corsia destra alta a quella bassa: si parla poco di capitan Giovanni Di Lorenzo, perché la costanza e l'abnegazione non mancano mai, a prescindere dalla veste tattica, ma la sua mutazione a braccetto degli ultimi tempi ne ha di fatto depotenziato le capacità di incursione che tanto avevano fatto le fortune del Napoli nella prima parte della stagione. Insomma, qualsiasi sia la scelta di Conte, qualche giocatore ne beneficerà e qualcun altro invece rischierà invece di vedere il proprio apporto in termini di minuti e importanza nel progetto estremamente ridotto. Il tecnico azzurro, non a caso, è ancora nel pensatoio, a testimonianza di quanto la scelta sia meno ovvia e facile di ciò che potrebbero suggerire i rientri dall'infermeria. Ancora più cruciale sarà provare a 'curare' la psiche di un Napoli che ha perso certezze, tra ribaltoni tattici, infortuni di giocatori chiave e situazione di classifica meno rosea del passato, quando c'era anche quella leggerezza legata al sogno scudetto, che come tutti i sogni a un certo punto rischia di diventare un incubo. All'orizzonte altre 9 partite per provare a evitare ciò o, almeno, per togliersi qualsiasi rimpianto.
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