Napoli, l'importanza di McTominay nello scacchiere di Conte
Lo scozzese finora è stato prezioso in zona gol (già 7 le marcature stagionali), ma anche nelle vesti di assistman e in fase di ripiegamento, per un rendimento che non è stato scalfito neanche dal cambio modulo

Scott McTominay (Ansa)
Napoli, 14 marzo 2025 - Tra i neologismi di un calcio in continua evoluzione c'è il ruolo di 'tuttocampista', concetto mutuato dall'analoga definizione di centrocampista 'box-to-box' usata spesso in Inghilterra e specialmente in Premier League. Proprio dal campionato più blasonato (e ricco) del mondo proviene Scott McTominay, che il Napoli ha prelevato quest'estate dal Manchester United per 30,5 milioni, più il 10% sulla futura rivendita. Un investimento importante, passato inizialmente un po' in sordina per vari motivi. Innanzittuto per la tempistica: lo scozzese è sbarcato nel capoluogo campano quasi sul gong della sessione, confodendosi quindi nel calderone delle operazioni last minute e delle prime ansie di un campionato ormai già cominciato. Poi, appunto, la nazionalità: del duo britannico procacciato dal direttore sportivo Giovanni Manna, il pur ottimo Billy Gilmour sembrava il più prezioso nello scacchiere tattico di Antonio Conte. Le cose sarebbero andate diversamente: l'ex Brighton, almeno finché è rimasto in vigore il 4-3-3, è stato oscurato dall'astro sempre splendente della certezza Stanislav Lobotka, mentre il classe '96 si è subito imposto nel centrocampo azzurro, rivelandosi quel tassello prezioso che era mancato nella stagione precedente (e non solo).
L'importanza di McTominay nel Napoli
Infatti, forse solo il miglior Piotr Zielinski aveva garantito un tale apporto al Napoli in termini di sostanza, qualità e quantità in entrambe le fasi di gioco, pur difettando forse sul piano della personalità. Ecco, sotto questo aspetto c'è ben poco da rimproverare a McTominay, che all'ombra del Vesuvio si è subito imposto come un ottimo incursore nell'area avversaria, come ben testimoniato dalle 7 reti raccolte in stagione finora (6 in Serie A e 1 in Coppa Italia). Se poi ad aprire varchi in zona offensiva c'è un perno come Romelu Lukaku, la missione diventa ancora più semplice: il belga rifinisce, certo, ma lo fa anche lo scozzese, che per il momento ha messo in carniere anche 4 assist. Numeri importanti, che però non rendono giustizia a tutto ciò che fa e che significa oggi McTominay in quel Napoli secondo in classifica, ad appena 1 punto dall'Inter, che nel prossimo turno sogna addirittura il sorpasso. La condizione primaria sarà battere il Venezia e chissà che una pratica più complicata di quanto non dica il gap in classifica tra le due squadre non venga risolta ancora da McTominay, che lo zampino lo ha messo anche nella vittoria contro la Fiorentina che ha consentito ai partenopei di chiudere il lungo digiuno di successi e di restare in scia alla capolista, che nella serata del prossimo turno sarà ospite dell'Atalanta. Era stato scoccato proprio dal numero 8 il destro non irresistibile che avrebbe messo in difficoltà David De Gea, uno dei migliori portieri del campionato: Lukaku ringrazia il portiere e il proprio compagno e stappa un match che avrebbe potuto assumere connotati ben diversi. Ridurre però la prestazione di McTominay a un 'semplice' tiro piuttosto loffio non rende giustizia a un giocatore che domenica pomeriggio si era presentato a Fuorigrotta anche con un acciacco muscolare, di cui tifosi propri e avversari se ne sarebbero avveduti soltanto nei minuti conclusivi della sfida. In realtà, sono molte le sfaccettature di McTominay che sfuggono ai più. Tra esse c'è innanzitutto la sua posizione in campo che, parola delle 'heat map' tanto in voga, oscilla tra mediano, mezzala e anche quasi finto esterno buono a comporre con le due punte (o con il vero laterale di ruolo) oggi utilizzate da Conte un triangolo virtuale che, se chiuso, crea parecchi problemi alle difese avversarie. Poi, lo stesso giocatore te lo ritrovi nella tua area per mettere qualche toppa ai buchi che anche il 3-5-2 lascia: ne sa qualcosa Cher Ndour, steso (con le buone e con le cattive) da una spallata al limite dell'ex United, uno degli azzurri ad aver mantenuto un rendimento costante a prescindere dal modulo utilizzato dal suo allenatore.
Le dichiarazioni di Meret
Al netto del ruolo in campo chiaramente diverso, il discorso vale anche per Alex Meret, che in giornata è intervenuto ai canali ufficiale del club partenopeo per parlare di sé, lasciando ai tifosi qualche simpatica curiosità sul suo conto e per farsi conoscere ancora meglio, ma anche per parlare della sua esperienza in azzurro, tra passato, presente e futuro. Si parte dalla parata più bella e agli attaccanti più forti affrontati, oltre ai propri idoli. "Mi piace pensare che sia quella che devo ancora fare, ma direi il rigore neutralizzato a Paulo Dybala che ci ha permesso di vincere la Coppa Italia, che è stata sicuramente la più importante. Tra gli attaccanti, coloro che mi hanno impressionato di più sono Gonzalo Higuain e Cristiano Ronaldo, mentre tra i miei modelli cito Dino Zoff e Gigi Buffon, che è un idolo per tutti i miei coetanei e al quale non mi paragonerei mai. Mi ha fatto innamorare di questo ruolo e ho avuto la fortuna di conoscerlo e di allenarmi con lui in Nazionale e ho provato a rubare qualche segreto, come faccio con tutti i portieri che stimo". Si passa poi ai ricordi dello scudetto. "La festa a Udine è sicuramente il momento preferito: sono nato lì, c'era la mia famiglia ed è stata una bellissima giornata". Chissà che l'emozione non si possa rivivere quest'anno grazie al grande lavoro di Conte. "Mi piace tutto di lui. Da quando è arrivato ha alzato i ritmi degli allenamenti, aumentando l'intensità in un gruppo nel quale tutti si sacrificano. Gli allenamenti sono duri, ma ti lascia sbagliare e riprovare finché non riesci. Fisicamente e mentalmente è faticoso, ma così aumenta la fiducia in te stesso e inoltre - conclude Meret - ti mantiene concentrato durante la settimana, facendo in modo che non si abbassi mai la tensione".
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