Napoli, paradosso secondi tempi: da risorse a problemi. I numeri della crisi degli azzurri
Non solo le fatiche, fisiche e mentali, negli ultimi 45 minuti di gioco: la banda Conte ha smarrito certezze in attacco e soprattutto in difesa. E dopo la sosta andrà sciolto il nodo modulo una volta per tutte

Spinazzola in azione contro il Venezia (Ansa)
Napoli, 18 marzo 2025 - Da risorsa a problema più o meno lampante: il Napoli e i secondi tempi, un rapporto senza vie di mezzo in questo campionato. Ridurre alle sole riprese la brusca frenata degli azzurri nelle ultime 10 partite, nelle quali sono stati raccolti solo 17 punti, non rende pienamente giustizia a quelle problematiche più profonde alle quali lo stesso Antonio Conte, più o meno a denti stretti, alludeva anche nei momenti migliori, lasciando intuire quanto la sua formazione stesse andando oltre anche i propri limiti. Eppure, anche nell'arco di una stessa gara, i partenopei cambiano faccia, e curiosamente lo fanno ora, ben oltre la seconda metà della stagione, a fronte di una prima quasi perfetta nonostante il lecito periodo di rodaggio da aspettarsi all'alba di un nuovo progetto. Forse c'entrerà anche quell'emergenza infortuni che negli ultimi tempi ha rimescolato l'identità della squadra, abbandonando (provvisoriamente?) il 4-3-3 per un 3-5-2 che sta facendo vedere luci e ombre. Ne beneficiano Romelu Lukaku e soprattutto Giacomo Raspadori, la nuova 'strana coppia' nella quale l'uno è complementare per l'altro, ma le altre certezze sembrano appartenere a un'altra epoca nonostante si stia parlando di un lasso temporale piuttosto ristretto. Ristretto, sì, ma non al punto da non poter fornire una prima fotografia della crisi conclamata del Napoli e interrotta di fatto solo dalla boccata d'aria fresca respirata grazie al successo interno sulla Fiorentina: basti pensare ai 6 punti persi dall'Inter, oggi capolista e con un margine di 3 lunghezze che comincia ad assumere tratti interessanti a questo punto del campionato, e addirittura ai 9 rimontati dalla Roma, la formazione più in palla degli ultimi tempi dopo un inizio di stagione trascorso ai margini della zona retrocessione.
I numeri della crisi del Napoli
E dire che il 2025 degli azzurri si era aperto con 3 vittorie di fila che sembravano il preludio alla fuga buona, magari quasi per ricalcare le orme di quanto lasciato dallo scudetto del 2023. Invece, proprio sul più bello, stavolta il Napoli si inceppa a suon di tonfi e soprattutto pareggi, quelle mezze sconfitte, come definite proprio da Conte dopo lo 0-0 di Venezia, che alla fine sulla bilancia rischiano di pagare un dazio pesantissimo: per informazioni chiedere alla Juventus e a Thiago Motta, il 'mister x' della Serie A grazie (o a causa di) a ben 13 pareggi. Vero, quando non si può vincere non perdere rende comunque il bicchiere mezzo pieno, ma se la posta in gioco è alta come può essere lo scudetto allora ogni passo falso può pesare tantissimo: specialmente nel momento in cui le favoritissime cominciano a dare il colpo di gas buono. E così, mentre le altre escono più o meno rinforzate dal mercato di gennaio, il Napoli perde per strada il simbolo dello scudetto, Khvicha Kvaratskhelia, e al contempo, quasi come una punizione delle divinità del pallone, va incontro alla prima vera emergenza infortuni della sua stagione. In questa fase, gli azzurri segnano 18 gol, sintomo comunque di una squadra viva e non alla deriva e, appunto, del felice sodalizio tra Lukaku e Raspadori, ma ne incassano ben 11 a fronte delle sole 6 reti subite nelle precedenti 12 giornate. Paradossalmente, la difesa è entrata in difficoltà allorché a Castel Volturno ha rifatto capolino il 3-5-2, un modulo sulla carta più abbottonato, e dall'infermeria è uscito Alessandro Buongiorno, il perno della retroguardia dall'estate fino allo stop di 2 mesi arrivato a dicembre a causa di due vertebre fratturate. Anche per questo motivo è impossibile ricondurre la flessione di inizio anno a uno o più singoli o allo stesso cambio di modulo, quasi una scelta telefonata nel momento in cui a metà stagione il Napoli pesca due carte dal mazzo degli imprevisti: i tanti infortuni, tra l'altro quasi tutti di natura muscolare, e la cessione del proprio giocatore più talentuoso, rimpiazzato da un Noah Okafor letteralmente da rimettere in sesto fisicamente. Certo, nei piani iniziali della società partenopea doveva essere David Neres il nuovo titolare della corsia sinistra, ma anche qui il fato ci ha messo lo zampino con uno stop lungo e complesso che andrà in archivio dopo una sosta lunga e pesante dalle parti di Fuorigrotta.
Rebus modulo e problema secondi tempi
Con il rientro del brasiliano, Conte potrà tornare al 4-3-3, pur sapendo di perdere il tandem Lukaku-Raspadori che ha praticamente fatto le fortune del Napoli in questa fase complicata, esacerbata in particolare dai secondi tempi. Dalle rimonte last minute incassate contro Roma e Lazio, curiosamente entrambe all'Olimpico, al tonfo di Como, passando per i pareggi deludenti contro Udinese e Venezia che hanno visto nelle riprese la parte peggiore degli azzurri, che invece in precedenza avevano costruito gran parte delle proprie fortune appunto negli ultimi 45' di gioco. Facile in questi casi puntare il dito solo contro un presunto calo a livello fisico, che a sua volta potrebbe sbugiardare nel lungo termine quella teoria che vede favorite le squadre che disputano un solo impegno settimanale: paradossalmente, specie dalla primavera in poi, sembra spesso valere la tesi opposta. In realtà, in casa Napoli la lampadina si spegne anche per quanto riguarda l'attenzione e la fame, come evidenziato proprio da Conte: blackout difensivi, più o meno arginati dal solito Alex Meret, e occasioni sciupate in attacco a fronte dell'estremo cinismo che emergeva nella prima parte di stagione proprio quando si entrava nella cosiddetta zona Cesarini. In casa Napoli tutto si è ribaltato nel giro di poco tempo e proprio nel momento in cui le rivali entravano nella fase clou delle rispettive competizioni europee, con esiti più o meno positivi. Se la cattiva notizia è questa, la buona è che la situazione in classifica è ancora ampiamente possibilista: a patto di risolvere i problemi nella sosta e di accelerare anche e soprattutto in quelle partite che sulla carta sembrano alla portata e che invece, ed è storia recentissima, si rivelano delle autentiche trappole.
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