Napoli, con l'Inter pareggio di carattere e orgoglio. In attesa del trittico della verità

Calzona resta imbattuto anche dopo la visita alla capolista, ma per continuare a cullare i sogni Champions servirà battere Atalanta, Roma e Bologna

di GIUSY ANNA MARIA D'ALESSIO -
18 marzo 2024
Inter-Napoli, l'esultanza degli azzurri (Ansa)

Inter-Napoli, l'esultanza degli azzurri (Ansa)

Napoli, 18 marzo 2024 - Un punto d'oro con vista più sul passato e sul futuro che sul presente: il Napoli ferma a 10 la striscia di vittorie consecutive dell'Inter e si regala un pareggio di prestigio e di orgoglio al cospetto della squadra che con ogni probabilità a fine campionato gli strapperà il tricolore dal petto. In questo gioco di suggestioni tra ciò che è stato e ciò che sarà si affaccia ciò che è e che parla di un Napoli che, a dispetto della perdurante imbattibilità di Francesco Calzona fin dal suo insediamento in panchina, perde ulteriormente terreno dalla zona Champions League, sia essa a quattro o a cinque squadre, con il Bologna distante 9 punti, che diventano 6 allargando il raggio alla Roma. Entrambe le formazioni, insieme all'altra diretta rivale Atalanta, oggi con una partita in meno dopo il rinvio della gara contro la Fiorentina, dovranno ancora presentarsi al Maradona ed è su questo dato che si fonda il ritrovato ottimismo degli azzurri, che in un certo senso cominciano già ad abituarsi a giocare senza Victor Osimhen.  

Vincono le difese e i difensori. Ma Acerbi...

  Il nigeriano, rimasto tutti i 90' in panchina contro l'Inter, per la verità era reduce da un affaticamento muscolare che ha giustamente suggerito di evitare rischi, con lo spauracchio di un aggravarsi della situazione che avrebbe potuto mettere a repentaglio l'intero finale di stagione. Di norma però quando i giocatori rientrano nella lista dei convocati sono perfettamente abili e arruolabili ed è possibile che questa teoria riguardasse anche il numero 9, rimasto però a guardare da bordo campo i propri compagni insieme a Piotr Zielinski, il promesso sposo dell'Inter a partire da luglio. In molti in questa doppia panchina, a maggior ragione alla luce della situazione ormai ufficiale del polacco, ci hanno visto un parallelismo con vista estate, nonché un messaggio ai diretti interessati e ai tifosi: il Napoli esiste ed esisterà anche senza coloro che sono o sono stati imprescindibili per un dato lasso temporale. Parlando dell'attacco, in realtà il resto della batteria offensiva è stato quasi totalmente assente in una serata, quella del Meazza, in cui i protagonisti sono stati i difensori. Nel bene e nel male. Matteo Darmian apre le marcature e Juan Jesus, ex di turno, le chiude non prima di essersi preso, suo malgrado, la scena per un alterco con Francesco Acerbi per quelli che a fine partita sarebbero stati derubricati dai diretti interessati come 'fatti da campo' che quindi sarebbero rimasti nel recinto di gioco. Sempre in attesa di sentire la versione del difensore della Nazionale e dando ovviamente per buona quella del brasiliano, peccato che per i medesimi appellativi i tifosi rischino, giustamente, anche il DASPO. Lo scontro tra i due colleghi di reparto diventa involontariamente il manifesto della serata, segnata da una partita poco spettacolare tra due squadre che portano ancora le ferite delle recenti sfortunate spedizioni in Champions League. Alla fine non vince l'Inter, che ferma la propria striscia di successi di fila, allontanando il record finale di punti e incassando il parziale avvicinamento del Milan, utile forse più che altro solo a rimandare la matematica, e non vince il Napoli, che raccoglie nuove consapevolezze pur vedendo la zona di lusso della classifica allontanarsi ancora di più. Insomma, alla fine tutti sono parzialmente soddisfatti e insoddisfatti di quanto racimolato, con gli allenatori che come al solito in questi casi tirano le somme durante la sosta: tutti, ma non un Calzona che intanto avrà altro da fare.

Il trittico della verità

  Il tecnico calabrese svestirà provvisoriamente i panni di allenatore del Napoli per indossare di nuovo quelli di ct della Slovacchia, ma grazie ai potenti mezzi della tecnologia giura di continuare a seguire anche a distanza quella che sarà la sua squadra almeno da qui fino a fine giugno. E poi? Ad oggi le percentuali della permanenza dell'attuale allenatore azzurro sono più basse rispetto a quelle dell'addio, ma tutto potrebbe cambiare nel giro di poche settimane in base all'esito del campionato. Molto, come detto dallo stesso Calzona a più riprese, passerà dal trittico interno contro Atalanta, Roma e Bologna: portarlo a compimento con il massimo fatturato rischia di essere l'unico modo per risalire davvero la china fino alla zona Champions League. A una condizione però: non fallire nessuno dei precedenti esami. Neanche quelli sulla carta più facili: oltre a sperare in qualche frenata degli attuali fuggitivi. A tal riguardo i feedback sono balbettanti sia a livello stagionale sia personale con Calzona, che ha serrato i ranghi di un Napoli più difficile da perforare ma anche più sterile a livello offensivo. Il controllo della sfera è tornato appannaggio degli azzurri, che guardano tutti dall'alto in questa speciale classifica, ma rispetto ai giorni d'oro la fatica per imbastire un'azione offensiva è sempre più palese: a maggior ragione senza Osimhen e il suo prezioso lavoro sia in profondità sia sulle palle alte. L'impressione è che per provare a portare a termine una rimonta comunque molto complicata al Napoli serva un ulteriore miglioramento atto proprio a riaccendere le bocche da fuoco, tornate dalle polveri bagnate dopo l'exploit contro il Sassuolo. La sosta potrebbe essere fondamentale in tal senso per Calzona e soprattutto per il suo staff, che dovrà provare magari a osare qualcosa in più per uscire da una 'pareggite' che quando l'avversario non sarà più l'Inter capolista assumerà altri connotati. La stessa prossima sfida contro l'Atalanta mette già gli azzurri di fronte al primo all-in: strappare ai bergamaschi un solo punto, al netto del vantaggio nel computo degli scontri diretti, potrebbe non essere sufficiente per tentare la scalata. In attesa della ripresa, il Napoli campione in carica ha ritrovato compattezza e orgoglio, due ingredienti ben personificati proprio da Juan Jesus, bravissimo a rialzarsi dopo la topica commessa a Cagliari all'ultimo secondo e oggi emblema di una squadra che, in attesa di tornare a vincere, non vuole più perdere.

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