Napoli, numeri da scudetto. E la coppia Lukaku-Conte si conferma vincente

Contro il Como gli azzurri trovano la sesta vittoria in altrettante partite stagionali al Maradona. Brilla il belga: 1 gol, 2 assist e tante giocate nel segno dei dettami del suo tecnico-guru

di GIUSY ANNA MARIA D'ALESSIO -
5 ottobre 2024
Romelu Lukaku (Ansa)

Romelu Lukaku (Ansa)

Napoli, 5 ottobre 2024 - Quando Antonio Conte parla di squadre forti e ambiziose che fanno a gara a nascondere le proprie vere velleità in questa prima parte di stagione, corroborate da un mercato con i fiocchi, inconsapevolmente o meno sembra tracciare l'identikit proprio del suo Napoli, che continua a vincere e lo fa sempre di più nel segno degli acquisti estivi. Non solo i volti nuovi: probabilmente il 'rinforzo' più importante per gli azzurri è il ritorno di un Maradona in formato fortino.

Numeri da scudetto

Basti pensare che a Fuorigrotta, dopo quella sul Como, la lista delle vittorie di fila è salita a 4 considerando il solo campionato e a 6 includendo anche la Coppa Italia, per un en plein domestico che riporta alla memoria di un'intera piazza i fasti e i numeri della genesi dell'ultimo scudetto. Certo, rispetto ad allora probabilmente il calendario è stato molto più benevolo con il Napoli, che proverà a far proseguire questo trend anche dopo la sosta sfidando l'Empoli in trasferta e il Lecce ancora al Maradona. Poi si aprirà un ciclo terribile che durerà fino a inizio dicembre e che, probabilmente, dirà qualcosa di più delle reali ambizioni degli azzurri in quest'anno che doveva essere della 'semplice' ricostruzione e che invece, dopo le prime battute, sta disegnando contorni più rosei di quanto auspicato, come confessato da un Conte che per la prima volta non gioca a nascondino. Non lo fa l'allenatore e, a maggior ragione, non lo fa il Napoli, che sfrutta il vento in poppa del calendario e degli episodi, con i legni che si confermano finora il 'dodicesimo uomo in campo': anzi, forse il tredicesimo, alle spalle del pubblico del Maradona. La fortuna, si sa, aiuta di audaci e, in effetti, quando si comincia una partita all'arrembaggio, trovando la rete dopo appena 25'', la benedizione della Dea Bendata sembra anche meritata. Romelu Lukaku crea e Scott McTominay capitalizza: volendo tradurre quest'azione nel Conte pensiero, notoriamente molto pragmatico e quasi ai limiti del cinico, i 60,5 milioni spesi per strappare i cartellini rispettivamente a Chelsea e Manchester United cominciano a fruttare. Il tris poi lo calano David Neres e i 28 milioni sborsati da Aurelio De Laurentiis per regalare (si fa per dire) al proprio allenatore, in teoria, il rincalzo di uno tra Khvicha Kvaratskhelia e Matteo Politano. In soldoni, il Como, a sua volta gestito da una proprietà molto facoltosa ma ancora alle prime armi in Serie A, è stato steso da 88,5 milioni, parlando solo delle cifre nette ed escludendo le percentuali sulle future rivendite: numeri da scudetto, una parola tornata a circolare nel capoluogo campano e neanche più così tanto a denti stretti. I riferimenti velati erano già arrivati da De Laurentiis, il presidente dalla scaramanzia a targhe alterne, e ora nemmeno Conte si nasconde più, proprio come il suo Napoli, che dopo tanti esperimenti e tanti giri a spirale torna a vestirsi del suo abito preferito: quel 4-3-3 che, manco a dirlo, era stato indossato anche nell'anno di gala del tricolore.

Fattore Lukaku

 Nonostante l'orchestra suoni alla perfezione in ogni suo strumento, stavolta è facile individuare l'assolo migliore: Lukaku mette lo zampino, anzi, lo zampone in ogni rete del Napoli. Con 2 assist e 1 rigore trasformato il belga si conferma l'emblema del suddetto mercato deluxe e lo fa, ironia del destino, con una condizione di forma a quanto pare ancora deficitaria al punto da rinunciare ancora alla chiamata del Belgio per continure a lavorare a Castel Volturno. Insomma, la Ferrari è già performante, ma meglio tirarla ulteriormente a lucido: specialmente se da gestire c'è un motore così potente. Lo sa bene Conte, che si coccola il suo pupillo, probabilmente l'unica vera condizione posta sul mercato in estate e a ogni costo. E così è stato: per una volta De Laurentiis ha messo a referto un colpo tutt'altro che vicino ai suoi standard societari per età e prezzo e, per il momento, i feedback raccolti sono ottimi. Lukaku segna e fa segnare, confermandosi più un regista offensivo che un 'semplice' bomber. E, soprattutto, confermandosi l'uomo perfetto per il gioco di Conte, a prescindere dal modulo. In effetti, fin dai ritiri di Dimaro e Castel di Sangro il Napoli ha utilizzato numerosi schieramenti: dal 3-4-3 al 3-5-2, passando per il 4-2-3-1 e il 3-4-2-1, il modulo che sembrava quello buono. Invece si torna a 'casa' e al 4-3-3, in quello che sembra una sorta di compromesso, probabilmente solo involontario, con la rosa e con lo stesso De Laurentiis, notoriamente molto affezionato alla veste tattica dello scudetto e delle precedenti soddisfazioni. Lo stesso Conte aveva ben spiegato il perché delle tante virate, mosse da ciò che succedeva (o non succedeva) sul mercato. Insomma, nei tempi di penuria di centrocampisti il tecnico salentino provava a spostare in avanti il baricentro della costruzione del gioco prima, appunto, di avere a disposizione tante cartucce in più, molte delle quali tuttora inesplose e anche inesplorate. La costante di tutte le variazioni, tanto per tornare all'orchestra e al suo solista migliore, è Lukaku. Punta centrale, regista offensivo, trequartista e, all'occorrenza, anche ala grazie a uno spunto veloce nel breve ben nascosto dalla massa di muscoli: Big Rom sa fare tutto, specialmente quando lo deve fare per Conte, l'allenatore che più di chiunque altro lo ha valorizzato in carriera. Basti pensare ai numeri attuali in azzurro (3 reti e ben 5 assist in 363' spalmati in 6 presenze in campo): numeri, anche in questo caso, in proiezione da scudetto, una parola tornata in voga all'ombra del Vesuvio a dispetto di qualsiasi retropensiero scaramantico, con le stesse avversarie del Napoli che cominciano a mettersi in preallarme considerando anche il fattore dell'assenza di qualsiasi competizione internazionale. Un fattore, già, proprio come lo sono Conte prima e Lukaku poi, un binomio tornato vincente.

Leggi anche - Sinner batte Daniel a Shanghai

Continua a leggere tutte le notizie di sport su