Napoli, i numeri dell'exploit e il diverso approccio di Conte e De Laurentiis
Mentre il tecnico predica calma, provando a evitare voli pindarici, il patron non nasconde i propri sogni in grande, corroborati dagli investimenti estivi e dai primi risultati sul campo
Napoli, 1 ottobre 2024 – Con il suo Napoli di nuovo primo in classifica in solitaria dopo 483 giorni, Aurelio De Laurentiis sceglie la via della cautela ma solo per scaramanzia, come affermato sui social subito dopo la vittoria sul Monza. In realtà, proprio questa affermazione finisce con lo sfidare un po' tutti: dalla suddetta scaramanzia, tra l'altro proprio in una città permeata, tra il serio e il faceto, da questa suggestione, al calendario, sia quello reale, che parla di appena inizio ottobre, sia quello della Serie A, giunta soltanto alla giornata 6. Non solo: almeno ragionando sulla semplice teoria, gli azzurri finora hanno affrontato ben pochi scogli, potendo tra l'altro contare su due coppie di partite interne di fila, con la prossima che porterà al Maradona il sorprendente Como di Cesc Fabregas. A queste affermazioni fa da contraltare il ciclo di ferro che attende il Napoli quasi senza respiro tra fine ottobre e inizio dicembre: ciclo che però gli azzurri affronteranno con la squadra ben più rodata rispetto alle prime partite, oltre che magari, chissà, con già alle spalle un tesoretto di punti di vantaggio accumulato sulle altre. In fondo, la genesi del Napoli da scudetto della stagione 2022-2023 è stata proprio questa e, tra le righe, è proprio a ciò che si riferiva De Laurentiis, tra suggestioni e speranze da tifoso-presidente. Poi c'è chi come Antonio Conte non si può fregiare di nessuno dei due suddetti titoli, oltre a provare a spegnere sul nascere qualsiasi entusiasmo, quindi in totale controtendenza con il proprio 'capo': due rette parallele, almeno sul piano comunicativo, che non stanno intaccando l'ottimo inizio di stagione del Napoli, la cui rinascita parte da lontano così come, al contrario, un anno fa erano di vecchia data i prodromi della crisi.
I numeri: gli investimenti della società
Eppure, curiosamente, mettendo a confronto la classifica attuale e quella della passata stagione, il saldo positivo positivo degli azzurri recita 'appena' +2 punti: va infatti ricordato, e oggi fa strano dirlo con il famoso senno di poi, che la squadra di Rudi Garcia non partì affatto male. Nel frattempo però all'ombra del Vesuvio è cambiato tanto, se non tutto: a cominciare dall'inerzia. Un anno fa il Napoli iniziò la stagione provando (inizialmente con successo) a cavalcare ciò che rimaneva dell'onda lunga dell'entusiasmo post scudetto, che ovviamente strada facendo si sarebbe sgonfiato: oggi invece il Napoli l'entusiasmo se lo sta ricostruendo da zero, tra l'altro già a partire dal mercato estivo e, anzi, addirittura dall'arrivo di Conte in panchina. In effetti, le due cose sono apparse connesse fin dall'inizio: firma Conte e, a ruota, diversi giocatori dai nomi e dai palmares pesanti si avvicinano al pianeta Napoli proprio nell'anno in cui non c'è la Champions League ma nemmeno altre competizioni europee, notoriamente il volano per gran parte dei botti di mercato. Alla fine il bilancio conclusivo della sessione estiva parlerà di 149,5 milioni spesi per i soli cartellini dei giocatori e di un monte ingaggi di 82,9 milioni lordi, il quinto in Serie A e con un'impennata dell'11,1% rispetto all'anno precedente nonostante la partenza in prestito di Victor Osimhen e dei suoi 13,1 milioni di stipendio lordo. Dunque, provando a ragionare come fanno spesso gli allenatori, collegando in maniera indissolubile la classifica del monte ingaggi a quella finale di Serie A, il Napoli dovrebbe piazzarsi quinto, una posizione che un anno fa è valsa l'accesso alla Champions League e che oggi invece, con i giochi del ranking Uefa appena ricominciati, è gravata da un bel punto interrogativo. Ma sarò davvero così? Nel bene e nel male il calcio giocato invece svincola spesso i costi di azienda dai risultati ottenuti sul rettangolo verde. Proprio gli azzurri, tra l'altro, hanno conosciuto i due estremi, prima vincendo lo scudetto con margini abissali sulle rivali nonostante un monte ingaggi molto più basso e poi piazzandosi decimi un anno fa a dispetto di esborsi economici superiori a quelli di altri club.
I numeri: i risultati sul campo
Un decimo posto che tra l'altro Conte rievoca spesso, un po' a mo' di monito per quanto prodotto nel recente passato dalla rosa del Napoli e un po' per provare a scrollare la pressione di dosso dalla sua creatura. Pressione, manco a dirlo, cresciuta di pari passo proprio con gli investimenti estivi e dopo la partenza falsa di Verona: da allora, in appena 42 giorni, gli azzurri hanno raccolto 13 punti, segnando 11 reti e subendone appena 4. Si parla solo di campionato, perché allargando il raggio alla Coppa Italia si contano 5 risultati utili di fila, frutto di 4 vittorie e 1 pareggio, quello rimediato all'Allianz Stadium contro la Juventus che a sua volta assume un peso particolare. Includendo la competizione nazionale, l'unica extra campionato quest'anno appannaggio del Napoli, le reti realizzate diventano 16, segnate da ben 11 marcatori diversi, e ben 6 clean sheet, di cui 4 consecutivi: l'ultimo gol incassato, in un range di ben 5 match, risale alla gara interna con il Parma, tra l'altro su rigore. Insomma, numeri importanti figli del binomio Conte-De Laurentiis, che con il rispettivo lavoro nel proprio ambito di competenza stanno provando a far tornare grande il Napoli. Certo, oltre al settore cambia anche la modalità: il tecnico predica calma e prova (invano) a spegnere ogni piccolo focolaio di entusiasmo che si genera di pari passo con i risultati sul campo raccolti dal Napoli, mentre il patron, tra le righe, comincia a sognare un'altra cavalcata in grande. L'approccio giusto, probabilmente, sta nel mezzo: forse sbaglia Conte a cercare di nascondere e sminuire le ambizioni di un club che sul mercato ha investito tantissimo e forse sbaglia De Laurentiis a caricare e caricarsi con così largo anticipo. A non sbagliare però, a parte Verona, è il Napoli e questa, in fondo, è la cosa che più importa a un'intera piazza.
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