Napoli, un mercato da 149 milioni per tornare grandi

De Laurentiis non bada a spese per accontentare Conte e per riportare in alto la sua creatura all'alba dell'inizio della nuova era: a livello di cartellini svetta l'investimento su Buongiorno, mentre Lukaku è il re degli ingaggi

di GIUSY ANNA MARIA D'ALESSIO
6 settembre 2024
Romelu Lukaku (Ansa)

Romelu Lukaku (Ansa)

Napoli, 6 settembre 2024 - Nonostante diversi mercati stranieri siano ancora aperti, offrendo qualche chance residua agli esuberi di andare altrove per rilanciarsi, i giochi in entrata per le squadre di Serie A sono ormai fatti da una settimana, durante la quale sono stati snocciolate le varie cifre di una sessione estiva che come sempre ha visto promossi e bocciati. Naturalmente, con la stagione appena alle primissime battute, a loro volta inevitabilmente influenzate proprio dai movimenti di mercato, ogni giudizio appare sommario e precario e, come di consueto, pronto a essere ribaltato in futuro dal campo, l'unico giudice supremo nel calcio. Fatta la premessa e in attesa dei verdetti del rettangolo verde, è altrettanto vero che a livello di cifre ed investimenti esiste già una sorta di classifica che, parlando del Napoli, ben fotografa quella rivoluzione preannunciata da Aurelio De Laurentiis nella coda della scorsa disastrosa stagione, quella partita con i complimenti, gli allori e le aspettative figli del tricolore riportato nel capoluogo campano dopo oltre tre decenni e finita con polemiche, dispiaceri e amarezze varie. All'ombra del Vesuvio è cambiato tanto, a cominciare dall'allenatore, un profilo tutt'altro che banale come Antonio Conte che, a sua volta, ha avuto un grande peso nella maggior parte dei colpi di mercato battuti dai partenopei.  

Un mercato da 149 milioni

  Nella rivoluzione azzurra, a parte il nuovo logo del club, c'entra anche l'inedito ruolo quasi manageriale del tecnico, al punto che nell'estate quasi alle spalle lo stesso De Laurentiis è apparso con il contagocce sia a livello mediatico sia sul piano delle decisioni principali prese in sede di mercato. In vista di una stagione senza Champions League, tra l'altro nella sua versione inedita e ancora più ricca, e addirittura senza alcuna competizione europea dopo ben 14 anni di gettoni consecutivi, probabilmente il patron in altri tempi si sarebbe mosso diversamente, aprendo un altro ciclo basato su giovani magari semisconosciuti ai più ma fonti di (quasi) sicure plusvalenze in futuro grazie al lavoro certosino di un allenatore abituato a plasmare proprio i talenti in erba: a ben pensare, gran parte delle fortune del Napoli targato ADL è nata proprio da intuizioni del genere. Parli di fortune ed è inevitabile citare il punto più alto toccato dal club partenopeo, lo scudetto della stagione 2022-2023 che ha inevitabilmente cambiato tutto, comprese le strategie di mercato della società. Niente più scommesse ma giocatori quasi sempre fatti e finiti per mantenere il Napoli in scia delle superpotenze italiane ed europee e forse, ancora di più, per scacciare i malumori di una piazza che nel frattempo ci ha fatto la bocca ad albergare nell'élite del mondo del calcio. Da qui la costosissima virata su Conte, che fino al 30 giugno 2027 incasserà 6,5 milioni a stagione più bonus legati ai risultati, a sua volta preludio di un mercato da 149,5 milioni. Mercato ovviamente improntato sulle scelte proprio del nuovo condottiero azzurro, che fin dal giorno della sua presentazione ha posto l'accento sulla necessità di ridare compattezza alla fase difensiva, a dir poco disastrosa nell'annata precedente. Per puntellare la sua linea a tre, quasi inedita dalle parti di Castel Volturno ma consueta per l'allenatore salentino, è stato scelto Alessandro Buongiorno, voluto a ogni costo come testimoniato dai 35 milioni versati nelle casse del Torino: praticamente quasi un quarto delle uscite totali di un Napoli che avrebbe poi sborsato 30,5 milioni per prelevare Scott McTominay dal Manchester United e 28 milioni per strappare David Neres al Benfica. Billy Gilmour è invece costato 14 milioni, finiti nelle casse del Brighton, mentre il Real Madrid ha incassato 12 milioni per cedere Rafa Marin, seppur con diversi asterischi legati a un futuro diritto di recompra da poter esercitare in determinati momenti e a determinati costi. A livello di cartellino è invece uno zero spaccato il peso di Leonardo Spinazzola, arrivato in azzurro dopo la fine fisiologica della sua avventura alla Roma, dove nella scorsa stagione aveva militato anche Romelu Lukaku, costato 30 milioni dopo una trattativa sfiancante con il Chelsea: la regia occulta, manco a dirlo, è stata di Conte, che per il ruolo di punta centrale del suo 3-4-2-1 non ha voluto altri attaccanti che il belga, che dal canto suo lo ha ripagato con un gol al debutto, come ormai da marchio di fabbrica. Completano la panoramica del mercato del Napoli due giocatori al rientro dai prestiti rispettivamente all'Empoli e all'Hellas Verona: Elia Caprile e Michael Folorunsho, tornati in azzurro con un destino opposto. Il primo, seppur a livello di gerarchie collocato alle spalle di Alex Meret, è visto come un elemento cardine del presente e soprattutto del futuro del Napoli, mentre il secondo, nonostante il fresco rinnovo fino al 30 giugno 2029, è finito ai margini del progetto, seppur con qualche timida speranza di rientrare in gioco almeno fino a ciò che sarà deciso dalla sessione invernale di mercato.

Il monte ingaggi

  Non solo i costi per i cartellini dei giocatori: a livello di monte ingaggi il Napoli costa 77 milioni, posizionandosi al quinto posto in Serie A. Il più caro per le finanze del club, manco a dirlo, è Lukaku, con uno stipendio lordo di 9,7 milioni (che salgono a 12 milioni grazie al Decreto Crescita). Sempre a livello lordo, Politano, Neres, McTominay e Di Lorenzo percepiscono 5,6 milioni, mentre gli altri volti nuovi Gilmour, Spinazzola e Marin vedono attribuirsi rispettivamente 3,5 milioni, 3,3 milioni e 2,4 milioni. A pesare sul monte ingaggi ci sono anche i giocatori ai margini come Mario Rui (3,6 milioni) e Folorunsho (2,7 milioni): numeri importanti alleggeriti però dalla cessione in prestito last minute al Galatasaray di Victor Osimhen e dei suoi 11 milioni di stipendio netto. Certo, il problema potrebbe riproporsi in futuro, così come sarà da registrare l'impennata verso l'alto del monte ingaggi dopo l'imminente rinnovo di Kvaratskhelia, ma la speranza di De Laurentiis è che intanto gli investimenti profusi quest'estate diano i loro frutti, riportando il Napoli in Champions League.

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