Napoli, l'era Conte parte dall'usato sicuro. Ma Osimhen resta una grana

La prima vittoria della nuova gestione porta la firma di Di Lorenzo, Kvaratskhelia e Simeone, tre eroi dello scudetto. Il quarto, il nigeriano, resta un separato in casa. E il suo agente tuona sui social

di GIUSY ANNA MARIA D'ALESSIO -
26 agosto 2024
Napoli-Bologna, l'esultanza degli azzurri (Ansa)

Napoli-Bologna, l'esultanza degli azzurri (Ansa)

Napoli, 26 agosto 2024 – Quasi come una profezia, tra le righe Antonio Conte i marcatori di Napoli-Bologna li aveva preannunciati nella conferenza stampa dell'antivigilia del match elogiando i giocatori che lui aveva voluto trattenere con forza, nonostante i venti di addio voluti dai diretti interessati o dalla società. E così, l'incantesimo Maradona dopo 174 giorni lo spezzano Giovanni Di Lorenzo, Khvicha Kvaratskhelia e Giovanni Simeone, rispettivamente il capitano ritrovato dopo la bufera di inizio estate, la stella dello scudetto che (almeno) per una sera mostra di nuovo tutti i pezzi forti del repertorio e l'attaccante di riserva (della riserva) che si rivela ancora affidabile, com'era già stato negli anni d'oro. Dall'alto lato del campo ci sono i rossoblù, che a maggio proprio a Fuorigrotta avevano festeggiato lo storico accesso alla Champions League: per Vincenzo Italiano e soci un brusco risveglio e una falsa partenza che ai più ottimisti ricorda quella analoga della gestione Thiago Motta. Corsi e ricorsi storici ai quali si aggrappa lo stesso Napoli tra passato (il 3-0 incassato contro il Verona ha rievocato quello - indolore - dell'anno del primo scudetto), presente (con una rosa da rianimare in alcuni tasselli ma ancora molto qualitativa) e futuro (con un mercato che sta per battere i colpi più attesi).

La prima ipoteca di Conte

L'equilibratore di questo marasma è lui, Conte, che quasi ringrazia la scoppola del Bentegodi capitata proprio alla prima giornata di campionato: per il ciclo, meglio toccare subito il fondo e risalire che crollare a un buon punto dell'ascesa. La debacle contro l'Hellas, a detta del tecnico salentino, ha compattato la squadra intorno al nocciolo duro, da considerare in una decina o poco più di unità: a essi, verosimilmente, si aggiungeranno i tasselli pronti ad arrivare dal mercato sempre per espressa richiesta dell'allenatore. A volte basta un semplice risultato per cambiare la percezione delle cose e così chi criticava la società per l'imminente ingente investimento da profondere per Romelu Lukaku (30 milioni più bonus e percentuale sulla futura rivendita per il cartellino e 8 milioni più bonus, 12 milioni grazie al Decreto Crescita, per l'ingaggio) ora invece lo elogia, perché in fondo c'è un comandante solo da accontentare in tutto e per tutto e ad ogni costo. Il 3-0 inflitto al Bologna, che per molti aspetti ha recitato la parte del Napoli al Bentegodi, crollando alle prime difficoltà, è una prima ipoteca guadagnata da Conte in vista del rush finale del mercato: da adesso in poi, le richieste esose del tecnico salentino incontreranno il plauso totale. Se poi David Neres, altro elemento fortemente voluto dall'allenatore azzurro e neanche in questo caso a costi ridotti (28 milioni più bonus versati nelle casse del Benfica e 3 milioni di ingaggio per un giocatore che parte con i galloni della riserva), entra e nel giro di pochi minuti fa sfracelli a destra, con tanto di assist confezionato per l'ultima rete, allora il valore dell'ipoteca sale ancora di più. Non a caso, Aurelio De Laurentiis ha intenzione di accontentare ulteriormente il proprio allenatore affondando per Scott McTominay, affare in via di definizione che a sua volta dovrebbe spostare non meno di 30 milioni dal club partenopeo al Manchester United: affare che tra l'altro, almeno in teoria, non preclude l'arrivo di Billy Gilmour, la prima scelta della società per rinforzare il centrocampo.

Grana Osimhen

In attesa di definire tutto, compresa la frenata sul fronte Lukaku sui diritti d'immagine, il Napoli si gode la rinascita in campo, tutt'altro che scontata dopo il crollo di Verona. Non tutto però nella serata che ha fatto tornare la festa al Maradona dopo quella del 3 marzo contro la Juventus ha funzionato alla perfezione. Dietro la lavagna ci finisce, e non è una novità, Giacomo Raspadori, l'unico incapace di approfittare delle voragini difensive lasciate dai rossoblù: almeno tre occasioni gentilmente offerte dalla banda Italiano per rilanciare la propria candidatura in attacco tutte sciupate, non esattamente il miglior biglietto da visita specialmente se poi Simeone entra e segna, rischiando così di riscavalcarlo nelle gerarchie. L'altra grana attiene sempre all'attacco, ma decisamente non al calcio giocato. Nonostante il bel 3-0 maturato sul rettangolo verde, il fantasma di Victor Osimhen continua ad aleggiare a Fuorigrotta tra presunte voci di mercato e il timore, oggi molto fondato, da parte del Napoli di trattenere in rosa (anzi, da fuori rosa) un giocatore con un ingaggio di 10 milioni netti. Nella serata di festa di Conte qualcosa si era mosso con la proposta da 65 milioni avanzata dall'Al Ahli: non esattamente la cifra sognata da De Laurentiis per cedere l'investimento più corposo della sua ventennale gestione e non esattamente la destinazione auspicata dal nigeriano, che non a caso ha stoppato tutto quasi sul nascere. A infiammare ulteriormente l'aria ci pensa Roberto Calenda, l'agente del numero 9, che torna a tuonare su X. "Osimhen è un giocatore del Napoli, con un contratto rinnovato recentemente con reciproca soddisfazione. Ha fatto la storia in azzurro e quando ci sono state offerte importanti (anche quest'anno) abbiamo sempre accettato le decisioni del club. Come ho già detto - prosegue il procuratore - non è un pacco da spedire lontano per fare spazio a nuovi profeti. Victor è stato eletto calciatore africano dell'anno, ottavo al Ballon d'Or, ha ancora tanto da dire in Europa. Serve rispetto ed equilibrio". Insomma, parole che sembrano la pietra tombale definitiva sulla destinazione araba. E parole che infiammano l'ambiente nonostante la luna di miele appena cominciata, ricordando a tutti che un problema Osimhen esiste, eccome, da guardare magari anche dalla prospettiva del nigeriano e del suo entourage, trattenuti quando avrebbero voluto cambiare aria (la scorsa estate) e oggi diventati di colpo, nonostante il rendimento sul campo nell'ultimo lustro, un guaio di cui sbarazzarsi in fretta per fare spazio a 'nuovi profeti', che devono ancora arrivare e poi dimostrare tutto il loro valore in azzurro.

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