Napoli, Ngonge: "Squadra forte, ma posso dire la mia. Conte? Ci chiede sacrificio"

Il belga, ai microfoni di Radio Crc, parla anche di Lukaku: "Per molti, come per me, è un fratello ed è importante averlo in spogliatoio"

di GIUSY ANNA MARIA D'ALESSIO
15 novembre 2024
Cyril Ngonge (Ansa)

Cyril Ngonge (Ansa)

Napoli, 15 novembre 2024 - L'arrivo in sede di mercato di David Neres, unito alla conferma a livelli altissimi di Matteo Politano, non ha fatto che rinforzare una batteria di esterni già molto forte: eppure, Cyril Ngonge, negli spezzoni che finora gli sono stati riservati da Antonio Conte, ha dimostrato di avere molto da dire a e da dare a quel Napoli nel quale è arrivato nella scorsa sessione invernale e, prezzo di acquisto dal Verona alla mano (20 milioni), non proprio con le credenziali del semplice rincalzo. Non solo il rendimento in campo: il belga anche davanti ai microfoni di Radio Crc ha confermato la sua intenzione di (ri)prendersi l'azzurro nonostante tutte le difficoltà, a maggior ragione ora la squadra sembra aver trovato la sua formazione ideale.  

Le richieste di Conte

  Il classe 2000 ripercorre innanzitutto i suoi inizi all'ombra del Vesuvio. "Mi sono trovato subito bene. Arrivare in un club così importante ha significato tanto per la mia carriera. Non mi dà fastidio la pressione, anzi, mi dà carica e la pressione positiva nel calcio professionistico è normale e di solito non è mai un problema". In effetti, raggiungere livelli alti significa uscire dalla propria comfort zone: se poi come allenatore si ha Conte, il discorso si fa ancora più marcato. "Mi dice di aiutare la fase difensiva. E' importante che tutti si sacrifichino quando non si ha la palla e poi, riconquistato il possesso, bisogna essere incisivi nell'uno contro uno e a campo aperto per fare la differenza. Queste sono le principali indicazioni che ci dà il mister. Poi - continua Ngonge - ogni giocatore ha i suoi pregi e difetti e per questo è unico: io non penso che vorrei mai cambiare il mio modo di giocare". Il tutto nonostante una concorrenza serratissima sugli esterni, e non solo, perché l'arrivo in estate del totem centrale Romelu Lukaku ha diminuito le rotazioni anche al centro, dove l'ex Hellas, le cui certezze continuano a non vacillare, può a sua volta disimpegnarsi. "Politano e Neres sono forti con le loro qualità e io lo sono con le mie. Lukaku è un calciatore che ha grande personalità e il rispetto che ha se l'è guadagnato già con la sua carriera, che parla per lui. Come giocatore e come persona ha un grande peso in gruppo e per tanti è come un fratello: per me ancora di più, perché lo conosco da quando ero piccolo. Per questo so che è importante avere un ragazzo del genere nello spogliatoio". Eppure, intorno a Lukaku, dopo una partenza a razzo, comincia già a serpeggiare un leggero malcontento: per Ngonge, che analizza l'intera fase offensiva azzurra, a quanto pare non ci sono problemi. Anzi. "In settimana proviamo delle giocate insieme al mister che poi memorizziamo. Ci lavoriamo ogni giorno e quindi le conosciamo bene: resta solo poi da metterle in pratica nella partita. Il movimento tra di noi è molto importante e ci alleniamo parecchio su questo. Per il mister l'uno contro uno è fondamentale e devo dire che è così anche per il mio gioco. Infatti - continua il belga - non ci lavoro molto su, perché è una cosa istintiva: resta però il fatto che Conte lo chiede durante gli allenamenti".

Sorpresa Parma

  A detta di qualcuno, gli avanti del Napoli sono piuttosto bersagliati dalle difese avversarie: un punto di vista che sembra non toccare Ngonge. "Le decisioni arbitrali non mi interessano. Io faccio la mia partita e penso solo a quello: se poi qualcuno ha sbagliato qualcosa, lo si vede dopo". Per il belga meglio pensare alle proprie prodezze, come il gol 'a scorpione' realizzato in Olanda. "Sono cose istintive: non so immaginare cosa potrebbe accadere al Maradona se ne facessi uno simile lì. Sono reti a cui non devi pensare troppo: devi solo agire fissando il pallone. Detto ciò, mi piace riguardarmi spesso quell'azione". Dall'Eredivisie e le due difese notoriamente più 'allegre' a una Serie A dove, invece, gli attaccanti spesso devono faticare molto anche contro squadre sulla carta inferiori: non a caso, Ngonge ha le idee chiare su quale avversaria finora l'abbia impressionato di più. E, a sorpresa, non è una delle big già affrontate dal suo Napoli. "Direi il Parma, perché non me l'aspettavo. Abbiamo vinto, ma è stata dura. E' una bella squadra che mi ha colpito perché sono venuti qui a giocare proprio bene". Non a caso, proprio quel successo ha in un certo senso dato l'abbrivio vero alla scalata degli azzurri fino all'attuale primo posto in classifica, difeso con le unghie e con i denti negli ultimi turni molto complicati. Svanito (per ora) il tentativo di fuga, al Napoli restano un primato e il conseguente entusiasmo che già si respira a pieni polmoni nonostante il campionato sia appena al suo primo terzo. "Di questa città mi ha impressionato l'amore per il calcio, che si sente sempre ma quando ci vivi è una cosa pazzesca. Mi piace andare in giro e sentire questa atmosfera unica: mi piace davvero tanto". Un entusiasmo che, si sa, diventa quasi un boomerang quando invece le cose non vanno bene. Non è il caso di quest'anno per il Napoli e per Ngonge, figlio d'arte che prova a fare dei paragoni con papà Michel, ex attaccante tra le altre di Gent, Watford e QPR e della Nazionale del Congo. "Lui era un giocatore molto diverso da me: io sono più tecnico, lui si basava di più su forza e velocità. Mi ha lasciato però degli insegnamenti preziosi, soprattutto riferiti alla caccia al gol, concentrandosi sulla porta. A domanda diretta, lui direbbe che io sono più forte e io direi che è lui. La vera cosa importante - conclude il classe 2000 - è averlo sempre al mio fianco: mi ha aiutato molto".

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