Napoli, 5 punti in casa di Juventus, Milan e Inter. E non senza rimpianti

Gli azzurri escono con un ottimo bottino da un trittico molto duro di gare esterne. Eppure, a fronte di una difesa quasi perfetta, è mancata la zampata per ritentare l'allungo in una classifica cortissima

di GIUSY ANNA MARIA D'ALESSIO
11 novembre 2024
Inter-Napoli, il rigore sbagliato da Calhanoglu (Ansa)

Inter-Napoli, il rigore sbagliato da Calhanoglu (Ansa)

Napoli, 11 novembre 2024 - Missione compiuta: come un po' da sensazioni generali della vigilia ma anche a partita in corso, il Napoli voleva uscire indenne dalla sfida in casa dell'Inter per presentarsi alla terza sosta del campionato, una delle più cruciali, ancora da prima della classe, un risultato non scontato alla luce di diversi fattori. Si comincia dalla forza dei campioni d'Italia in carica, forse non la stessa squadra mostruosa dell'anno scorso ma di certo ancora una delle principali candidate alla vittoria finale del torneo. Si passa, invece, alle insicurezze scaturite in seno agli azzurri dopo la debacle interna contro l'Atalanta: uno 0-3 che, per come era maturato, aveva minato fortemente le certezze costruite a fatica a partire da un'estate iniziata nel segno della rivoluzione sul mercato e dell'analoga scoppola all'esordio in casa del Verona. Si arriva alla situazione attuale proposta da una classifica cortissima dalla prima posizione alla sesta: appena 2 punti separano il Napoli primo dalla Juventus sesta prima che si apra una voragine che probabilmente segna già il limite tra il gruppone di coloro che potranno lottare fino alla fine per le piazze più nobili della graduatoria, quelle con vista sulla Champions League e addirittura sullo scudetto, e tutte le altre. Eppure, nonostante tutte queste sollecitazioni, gli azzurri sono usciti invitti da San Siro per la seconda volta nel giro di pochissimi giorni, regalandosi una boccata di ossigeno dopo momenti di tensione e di incertezza.  

Pali di nuovo alleati

Certo, nel precedente al Meazza era arrivata una vittoria perentoria su un Milan incerottato e insicuro, ma pur sempre il Milan,, mentre ieri il pareggio è stato strappato a fatica e non senza un (ritrovato) bel pizzico di fortuna che riconduce anche ai legni, tornati amici dopo quello colpito da Scott McTominay contro l'Atalanta: proprio lo scozzese aveva stappato la partita prima del pareggio di Hakan Calhanoglu, che in seguito troverà il modo di tornare (suo malgrado) protagonista del match. E qui rientra in scena il palo alleato e utile a risputare in campo il primo rigore fallito in Serie A dal turco, per un rivival di quanto accade, tra l'altro nella stessa porta, ai tempi della sua militanza al Milan, a Mario Balotelli: l'altro montante avrebbe invece detto di no al mancino di Federico Dimarco, uno dei migliori in campo. Già da questi due episodi favorevoli si intuisce quanto, in fin dei conti, l'1-1 finale abbia sorriso al Napoli, che difende con le unghie e con i denti il risultato ma, più a lungo raggio, il primato in classifica, ancora vivo nonostante il tour de force proposto dal calendario e tuttora in corso. Parlando delle sole sfide esterne, gli azzurri hanno ottenuto ben 5 punti dopo le visite a domicilio a Juventus, Milan e Inter: un ruolino di marcia ottimo che, addirittura, avrebbe potuto avere contorni ancora più rosei in caso di maggior coraggio nei due pareggi. Se all'Allianz Stadium il fortino bianconero, all'epoca impenetrabile, aveva impressionato, nella San Siro nerazzurra forse il Napoli avrebbe potuto osare di più. Lo specchio lo offre l'occasione finale, praticamente un match point, capitata sui piedi di Giovanni Simeone, che gira alto un bel suggerimento rasoterra di Cyril Ngonge: correva il minuto 94 di gioco, praticamente l'ultimo e, in caso di effettiva rete, il messaggio lanciato ai rivali da parte degli azzurri sarebbe stato fortissimo.

Benissimo la difesa, male l'attacco

Invece il Napoli di oggi, pur non dando l'idea mai di sbandare, a parte il pomeriggio nero con l'Atalanta, sembra votato più alla fase di contenimento che all'attacco, dunque in perfetta antitesi rispetto alle squadre viste nel recente passato: compresa quella a tratti garibaldina dello scudetto firmato Luciano Spalletti. Era un altro Napoli, appunto, quasi incosciente e spensierato e valutato come tale anche dagli avversari, che avrebbero continuato a sottovalutarlo anche dopo la ripresa del campionato in seguito ai Mondiali 2022. Oggi è tutto diverso: fin dall'estate e, a maggior ragione, fin dalla firma di Antonio Conte, gli azzurri sono iper attenzionati dagli avversari e sotto la lente anche dei propri tifosi, caricati a molle anche da una campagna acquisti faraonica da 150 milioni. Agli entusiasmi estivi ha fatto seguito un ruolino di marcia, appunto, da scudetto: basti pensare che quelli lasciati al Meazza sono i primi punti persi dal Napoli da situazione di vantaggio. Un altro piccolo grande rimpianto in una serata da tutti promossi, sì, ma stavolta senza lode. Anzi sì, perché Alessandro Buongiorno davvero non ne sbaglia una, rispondendo dall'altro lato alla prova altrettanto positiva di Francesco Acerbi. Non a caso, le due difese, in una sorta di sfida generazionale, annullano gli attacchi: male Lautaro Martinez, ancora peggio Romelu Lukaku, protagonista più per i fischi che per quanto mostrato (o non mostrato) in campo. Ancora una volta, il suo sostituto Simeone, in un lasso di tempo nettamente inferiore, produce di più del belga, che rischia davvero di diventare un problema, tattico e ambientale, qualora il recente trend proseguisse anche dopo la sosta, stavolta vissuta con la propria Nazionale. A tal proposito, dopo la pausa al Maradona si presenterà una Roma verosimilmente diversa, a cominciare dalla guida tecnica, da quella delle ultime disastrose settimane. Classifica alla mano, più che di uno scontro diretto si dovrebbe parlare quasi di un testa-coda, ma l'imminente ribaltone a Trigoria impone cautela a un Napoli che vorrà ritrovare la vittoria anche per respingere definitivamente l'assalto dalle retrovie. Atalanta, Fiorentina, Inter, Lazio e Juventus: una banda bella grossa che comincia a far paura ora che, dopo il breve accenno di fuga, si è capito che questo campionato rischia di essere tirato fino alla fine. Qui entrerà in gioco il fattore Conte, che dovrà essere bravo a lavorare sulla testa di una squadra che quando ha vinto lo scudetto lo ha fatto solo dopo essersi tirata fuori dal gruppone, non riuscendo quindi a sfatare quella leggenda metropolitana che vede il Napoli in sofferenza psicologica quando le sfide si giocano sul filo del rasoio. Proprio come suggerisce oggi la classifica.

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