Verso Inter-Napoli, Conte pensa al ritorno del 3-5-2

Il tecnico azzurro vara le contromisure dopo l'allarme suonato contro l'Atalanta: determinante il ruolo di Politano per dare manforte a Di Lorenzo contro l'asse Dimarco-Bastoni

di GIUSY ANNA MARIA D'ALESSIO -
7 novembre 2024
Matteo Politano (Ansa)

Matteo Politano (Ansa)

Napoli, 7 novembre 2024 - Può una singola sconfitta, tra l'altro arrivata dopo una striscia di risultati positivi lunga quasi 3 mesi e contro un'Atalanta lanciatissima anche in Champions League, far vacillare le convinzioni tattiche di colei che è ancora la capolista del campionato? Sì e no. Sì, perché Antonio Conte, in vista del big match di domenica sera in casa dell'Inter, sta pensando a diversi accorgimenti che, se realmente attuati in blocco, avrebbero il sapore quasi della rivoluzione. No, perché lo stesso tecnico salentino, già a partire dall'estate aveva preannunciato per il suo Napoli la cucitura di diverse vesti, più o meno eleganti o più o meno da lavoro, proprio con l'obiettivo di essere pronto per qualsiasi occasione: dagli eventi di gala a quelli decisamente più informali ma, non per questo, meno importanti.

La variabile Politano

In linea teorica lo scontro diretto tra le prime due della classifica, nonché di fatto tra le ultime due vincitrici dello scudetto, dovrebbe essere annoverato, con tutte le conseguenze del caso, nel primo ambito. Invece la prospettiva di Conte, un allenatore che come la stessa Inter ha avuto modo di constatare a suo tempo, è ben diversa e non bada molto allo spettacolo, preferendogli di gran lunga la sostanza. A questa teoria che già in azzurro ha avuto una riprova forte nella gara dell'Allianz Stadium, con una Juventus già anemica di suo e poi letteralmente imbrigliata dal fortino eretto dagli ospiti, è andato ad aggiungersi il tassello pratico apposto dall'Atalanta: un tonfo bello rumoroso, seppur a mesi di distanza da quello analogo del Bentegodi di Verona, che a sua volta è andato a sommarsi a qualche indizio sparso qua e là già durante la striscia positiva. Pur essendo un tecnico essenzialmente 'risultatista', Conte non si priva dell'analisi di quanto raccolto anche nella buona sorte. E, al netto di una difesa quasi impenetrabile prima del tris inferto dagli orobici, qualche crepa cominciava a vedersi da settimane, con Elia Caprile prima e Alex Meret poi che, non a caso, sono spesso risultati tra i migliori in campo. Lo stesso Conte, anche quando sulle ali del massimo entusiasmo toccato finora la piazza invocava, specialmente nei match in teoria meno complicati, un atteggiamento tattico più spregiudicato, non si è scomposto più di tanto. David Neres (era lui l'oggetto principale del desiderio ludico del Maradona) ha avuto la sua chance dall'inizio contro il Lecce, non sfruttandola totalmente, ma nei pensieri dell'allenatore salentino in pole position c'è sempre stato Matteo Politano, che ruberà di certo meno l'occhio ma che garantisce qualità davanti e quantità in fase di ripiegamento, oltre a quel tocco di esperienza sempre utile in particolare su certi campi, in particolare a San Siro per provare a frenare l'impeto e la forza della catena mancina formata da Federico Dimarco e Alessandro Bastoni. Non a caso, pur quasi nell'ombra, nel bene e nel male è proprio l'esterno romano il termometro dello stato di salute del Napoli: gioca male e soffre Politano e l'intera squadra ne risente. Il ruolo di 'normalizzatore' sembra calzare a pennello a uno dei vecchi pretoriani di Conte, anche se all'epoca della comune militanza proprio all'Inter la scintilla tra i due non era scoppiata. Dall'Inter all'Inter: appunto Politano rischia di diventare la variabile più importante dell'imminente match, da ex, al Meazza.

Il ritorno del 3-5-2

Nei piani di Conte e della sua rosa di moduli tra i quali pescare quello più adatto alla partita all'orizzonte, infatti, il classe '93 dovrebbe agire da quinto di un 3-5-2 pronto a tornare in scena nell'occasione (finora) più importante della stagione: uno snodo chiave, almeno in vista della collezione di risultati autunno-inverno, nel quale poco o nulla potrà essere lasciato al caso. Anche a costo, e non sarebbe una novità, di accantonare lo spettacolo. Non solo l'importanza tattica di Politano, forse l'unico esterno in rosa tra quelli offensivi a garantire una valida copertura in fase difensiva: l'idea di Conte di rispolverare il modulo prediletto affonda le sue radici anche nella voglia di giocare a specchio dell'Inter, squadra che invece il suo 3-5-2 non l'ha praticamente mai abbandonato e che a sua volta si potrebbe definire di filosofia 'risultatista'. Passando da un nerazzurro all'altro, uno dei campanelli d'allarme fatto suonare dalla gara con l'Atalanta riguarda due problematiche più o meno spiccate. Si parte dalla fisicità: rispetto a un passato più o meno recente, il Napoli ha più chili e centimetri, ma al cospetto di alcune corazzate, come potrebbe essere proprio l'Inter, potrebbe ancora pagare dazio, specialmente a centrocampo. Da qui l'esigenza di aumentare il tasso quantitativo all'altezza della mediana, che ben si sposerebbe con il ritorno a pieno ritmo anche di Stanislav Lobotka, tuttora circondato da un punto interrogativo. Poi c'è l'altra problematica, legata a questa precedente, dei duelli uomo su uomo: per provare a mantenere la barra dritta, in mancanza di altre prerogative, utilizzare un modulo speculare a quello degli avversari sembra ad oggi l'unica arma. Modulo che vedrebbe capitan Giovanni Di Lorenzo tornare a fare il braccetto di destra, con Amir Rrahmani e Alessandro Buongiorno a completare il reparto e, sulla corsia mancina, uno tra Mathias Olivera e Leonardo Spinazzola, con il primo in pole position nonostante forse il minor feeling con il modulo. In mezzo al campo molto ruoterà intorno alle sorti di Lobotka: in caso di fumata nera, il supplente sarà ancora Billy Gilmour, con Scott McTominay e André-Frank Zambo Anguissa a fare da mezzali. La maggiore curiosità, ovviamente, la desterebbe l'attacco e non tanto nella figura di Romelu Lukaku, a caccia di riscatto dopo i fischi del Maradona: paradossalmente Khvicha Kvaratskhelia da seconda punta, soprattutto in Nazionale, ha spesso offerto garanzie offensive ancora migliori rispetto alla posizione consueta in azzurro, dove però proprio ulteriormente era tornato letale quasi come nei giorni d'oro.

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