Napoli-Atalanta, la profezia di Conte e la giornata no che forse capita al momento giusto

Gli azzurri cadono contro gli orobici, mentre l'Inter prossima avversaria batte non senza fortuna il Venezia: il tecnico azzurro, che da tempo preparava i suoi a un simile tonfo, non fa drammi, sperando in una reazione come accadde dopo il tris al Bentegodi

di GIUSY ANNA MARIA D'ALESSIO -
4 novembre 2024
Napoli-Atalanta, la delusione di Lukaku (Ansa)

Napoli-Atalanta, la delusione di Lukaku (Ansa)

Napoli, 4 novembre 2024 - Il Napoli di Antonio Conte non perde mai, ma quando cade lo fa sempre incassando un pesante tris che lascia dietro di sé dubbi e perplessità. Proprio il tecnico salentino, ormai da settimane, vestiva i panni del pompiere desideroso di riportare tutti con i piedi per terra nonostante una cavalcata vincente cominciata proprio dopo lo 0-3 contro il Verona che aveva aperto il campionato: da allora per gli azzurri un ruolino di marcia fatto di sole vittorie, a eccezione del comunque ottimo pareggio rimediato in casa della Juventus. Un andamento da scudetto, senza se e senza ma, che però prima della definitiva benedizione di amici e nemici avrebbe avuto bisogno dei test più probanti messi sul piatto da un tour de force che è cominciato prima di Halloween e che terminerà quasi a ridosso di Natale. Buona la prima contro il Milan, al netto delle assenze pesantissime dei padroni di casa e dei loro tanti errori dalle parti di Alex Meret, non imitato dall'altro lato dal collega Mike Maignan, impreciso sulla botta da fuori di Khvicha Kvaratskhelia. Decisamente non buona la seconda, con l'Atalanta corsara al Maradona grazie alla doppietta di Ademola Lookman e al sigillo finale di Mateo Retegui. In effetti, cadere dopo quasi un trimestre perfetto, pur con davanti un calendario piuttosto alleato, è tutt'altro che un delitto e lo stesso Conte, tra il profeta e, appunto, il pompiere, aveva avvertito tutti del rischio di incappare in una giornata no in quello che è un processo di ricostruzione cominciato da poco. Se però poi la suddetta giornata no arriva in concomitanza con quella di grazia di tutte le inseguitrici, che in un colpo solo erodono quasi tutto il vantaggio accumulato finora, allora la prospettiva rischia di cambiare di colpo. Non solo: se poi alle porte c'è lo scontro diretto in casa di un'Inter tornata minacciosa a -1, allora lo scoramento sale a dismisura e ben oltre la soglia lecita dopo una 'semplice' battuta d'arresto.  

Le analogie tra Inter-Venezia e Napoli-Parma

 Questi sono il 'chi' e il 'cosa'. Poi c'è il 'come', che vede i nerazzurri superare a fatica l'ostacolo (sulla carta agevole) Venezia nonostante un brivido all'ultimo secondo che ha già dato a molti il sentore del segnale a lungo termine: Marin Sverko incorna in rete e pareggia il precedente gol di Lautaro Martinez, a sua volta anticipato e seguito da tanti sprechi nella cornice di un incredulo Meazza. A questo punto, tanto per restare nell'ambito della cabala, per molti questa stava rappresentando una vittoria a distanza e in differita del Napoli, che pur in una giornata nera aveva mantenuto un margine rincuorante (3 punti) sulla rivale più accreditata, nonché prossima avversaria. Invece in un istante tutto cambia e tutto si ribalta: la rete dei lagunari viene annullata a causa di un tocco di mano di Sverko e, dunque, l'ufficio segnali e sentori torna a pendere dalla parte dell'Inter, letteralmente graziata nonostante una serata da sprecona davanti e distratta dietro. Al sospirone di sollievo dei beneficiari della mano amica della Dea Bendata fa da contraltare la frustrazione degli altri, nei quali per una volta entra di diritto anche il Napoli, che a sua volta aveva vissuto una serata analoga contro il Parma, tra legni degli ospiti e rimonta in zona Cesarini, seguita a sua volta da un miracolo all'ultimo respiro di Meret. Mentre Inter e Napoli, prossime avversarie, fanno a gara a chi ha avuto più episodi a favore e fortunati, le vere 'vittime' (sportivamente parlando) sono rispettivamente Venezia e Parma, uscite a mani vuote da partite nelle quali avrebbero meritato almeno il pareggio. Allo stesso tempo, quanto accaduto in questi match (giusto per citarne solo due) dà ancora più meriti alla marcia tenuta dagli azzurri da metà agosto fino a ieri, perché dare per scontate gare sulla carta agevoli, in una Serie A forse più livellata verso il basso rispetto al passato, è il principe di tutti gli errori.

Fine dell'imbattibilità

Di errori contro un'Atalanta già devastante di suo il Napoli ne ha fatti, sia davanti sia dietro, ponendo fine a una striscia positiva che durava da 9 partite, incluse le 5 vittorie al Maradona che hanno di fatto impreziosito la prima parte dell'attuale stagione. Una caduta prevedibile per la legge dei grandi numeri ma anche per le qualità dei ragazzi di Gian Piero Gasperini, che si sono presentati a Fuorigrotta con l'intenzione di tenere il pallino del gioco: un piano tattico che sulla carta andava bene a Conte, che dal suo punto di vista aveva scelto una strategia di rimessa anche per evitare di sbattere contro gli ormai famosi duelli uomo su uomo proposti dal dirimpettaio. Un'idea, quella del tecnico azzurro, in teoria anche positiva, a patto però di difendere bene e di ripartire ancora meglio. Il Napoli, invece, non riesce a fare nessuna delle due cose, e quando ha la possibilità di fare male è il legno (finora spesso alleato in stagione) a dire di no alla sventola di Scott McTominay, a sua volta bersaglio insieme a Romelu Lukaku di gran parte dei palloni lavorati da una squadra senza molte idee. Se poi lo scozzese, tra sfortuna e imprecisione, non è in giornata così come il belga, letteralmente cancellato da Isak Hien, allora l'esito della contesa è presto detto. Esito, in realtà, già preconizzato in conferenza stampa da Conte: per non parlare di tutte le altre volte in cui l'allenatore salentino aveva provato a smorzare anche gli entusiasmi più irrefrenabili. Qualcuno pensava e sperava in una semplice scaramanzia, ma la linea di Conte è la medesima fin dall'estate: pedalare e lavorare duro per ricostruire dalle macerie dell'anno scorso. E chissà che questo secondo tonfo in campionato non sia capitato al momento giusto, alla vigilia dello scontro diretto con l'Inter. Per il ciclo: se qualcuno pensava di aver già imboccato lo stesso viale soleggiato e privo di ostacoli dell'anno dello scudetto, forse meglio svegliarsi ora che all'orizzonte c'è l'esame più difficile.

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