Napoli, distanza per il rinnovo di Kvara. Ipotesi cessione nel 2025: la posizione di Conte
Si dilata la forbice tra domanda e offerta, rispettivamente 8-9 milioni e 5 milioni di ingaggio. E per il tecnico salentino il georgiano si può sacrificare
Napoli, 18 ottobre 2024 - Questa sosta, la seconda del campionato, era stata indicata da più parti come quella buona per provare a dare una bella accelerata al rinnovo di Khvicha Kvaratskhelia, un tasto diventato via via sempre più rovente. E dolente. Dopo un'iniziale fumata grigia, infatti, la distanza tra le parti invece di ridursi pare si stia addirittura dilatando, lanciando già un allarme in vista della prossima estate.
Il precedente di Osimhen e la richiesta di Kvaratskhelia
La lezione nel quartier generale di Castel Volturno l'hanno ormai imparata bene: ciò che sembra lontano, remoto e prematuro a livello di calendario, nel mondo del calcio assume altri connotati. Nel caso in esame, quello che accade (o non accade) in autunno e in inverno rischia di influenzare pesantemente anche i fatti della bella stagione, quella curiosamente appena lasciata alle spalle. L'esempio principe conduce a Victor Osimhen: quello che a ridosso di Natale sembrava solo un rinnovo-ponte utile a semplificare la successiva cessione estiva si era invece trasformata in una trappola dal quale il Napoli è uscito più per fortuna (grazie al blitz del Galatasaray) che per meriti propri. Un'uscita che, a sua volta, rischia di essere solo una soluzione tampone prima che il problema si riproponga per un giocatore forse non più così allettante sul mercato nemmeno ora che, dopo l'ulteriore rinnovo pre-cessione, la nuova clausola rescissoria, valida a partire da gennaio 2025, è stata letteralmente dimezzata (da 130 milioni a 75 milioni). La conseguenza peggiore, è presto detta: Osimhen la prossima estate rischia di tornare alla base insieme ai suoi 11 milioni di stipendio netto, un fardello che tuttora influenza le vicende di casa Napoli nonostante il salvifico intervento del Galatasaray. Riavvolgendo il nastro all'estate precedente, quella del post scudetto, emergono con prepotenza le coccole riservate a Osimhen e forse negate ad altri protagosti della festa più attesa. Tra essi proprio Kvaratskhelia, che insieme al suo entourage non ha nascosto un malcontento cresciuto progressivamente anche a fronte di prestazioni sul campo, personali e di squadra, non all'altezza del tricolore cucito sul petto l'anno scorso. Poi in casa Napoli si gira pagina, varando l'inizio di una nuova era che finora sul rettangolo verde ha portato un fatturato forse anche più positivo di ogni più rosea aspettativa: guai però a illudersi che tutti i problemi pregressi siano stati archiviati così come tutto ciò he non aveva funzionato. Anzi: proprio la rinascita degli azzurri ha riportato a galla vecchi appetiti come appunto la voglia di casa Kvaratskhelia, da intendersi come l'entourage e appunto i membri della famiglia, di strappare un contratto degno del valore tecnico del giocatore. A detta dell'agente Mamuka Jugeli e di Badri Kvaratskhelia, il quinquennale da 5 milioni netti offerto da Aurelio De Laurentiis anche nel blitz nel ritiro della Georgia in Germania per Euro 2024 non basta. Anzi, da allora tra le parti è calato il gelo, perché dal fronte dell'esterno la richiesta si è alzata a 8-9 milioni a stagione: una cifra che il Napoli, in ordine sparso, non vuole e non può garantire, forte anche del sostegno di Antonio Conte.
Il ruolo di Conte e il rapporto con De Laurentiis
Il tecnico salentino apprezza il georgiano ma probabilmente non stravede per lui, al punto da aver già dato il proprio avallo di fronte all'ipotesi di una cessione la prossima estate, l'ultima in teoria per provare a strappare un introito monstre dopo aver già rifiutato nei mesi scorsi i 100 milioni messi sul piatto dal Paris Saint-Germain: introito ovviamente poi da dirottare sul mercato per un rincalzo all'altezza del numero 77 e magari per puntellare il resto della squadra in previsioni del possibile e auspicato ritorno in Europa e, chissà, forse addirittura in Champions League. Questi, almeno, sono i piani a bocce ferme del Napoli, che a sua volta ha imparato a proprie spese nel recente passato quanto tra teoria e pratica nel calcio ci passi il mondo. Nel mezzo ci sarà quasi un'intera stagione ancora da disputare, con tutti i punti interrogativi e le insidie che si nascondono anche in una singola partita: figurarsi in un campionato. Certezze ad oggi non ce ne sono. Si parte dall'attuale primo posto in classifica, parziale, parzialissimo ma comunque già la spia di una squadra, quella azzurra, tornata appunto squadra grazie sia alla campagna acquisti operata dal club in estate sia alla mano dell'allenatore. Insomma, il binomio De Laurentiis-Conte, nonostante i timori della vigilia della firma su un triennale pesantissimo e il terremoto immediato post debacle al Bentegodi, veleggia con il vento in poppa, al punto che i due durante questa sosta sono stati protagonisti di una cena dal forte valore simbolico. Da una parte il presidente ha ribadito la stima verso il proprio tecnico, elogiandolo per il lavoro svolto finora, e ben fotografata dalla classifica attuale, e dall'altra l'allenatore ha confermato gli apprezzamenti verso la nuova linea societaria nel segno di ruoli ben definiti, e dunque senza ingerenze sulle scelte di campo, e comunicazioni ridotte quasi all'osso. All'apparenza potrebbe sembrare che Conte abbia quasi alzato un muro nei confronti di un presidente notoriamente molto invasivo in ogni senso (tecnico e mediatico su tutti), ma la realtà è che, a dispetto delle apparenze, vale proprio l'opposto. Per preservare un equilibrio tanto forte quanto fragile, specie in una piazza sì calorosa ma anche esigente, vale tutto: anche snaturarsi, come potrebbe essere il caso di un De Laurentiis mai così defilato in 20 anni di gestione. In effetti, a parte l'infelice parentesi della gestione di Carlo Ancelotti, è la prima volta che il Napoli si trova tra le mani un allenatore di prestigio e personalità a livello internazionale, la chiave buona per battere tanti colpi di mercato anche nell'estate precedente la stagione senza Coppe. Lo stesso allenatore quasi manager che ha nelle proprie mani anche buona parte del destino di Kvaratskhelia.
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