Napoli, il lavoro occulto di Conte: dal modulo fluido alle mosse all'intervallo
Dietro un primato in classifica sempre più solido c'è la mano del tecnico salentino, tra schemi variabili a partita in corso e accorgimenti tattici utili a beffare gli avversari
Napoli, 23 ottobre 2024 – Sulla carta il prossimo turno di campionato può essere quello buono per consegnare il primo vero allungo al Napoli, che sarà impegnato in casa contro il Lecce mentre, alle sue spalle, si sfideranno Inter e Juventus, con almeno una delle due che quindi rischia di perdere terreno dalla capolista. Questa, almeno, è la teoria: la pratica può nascondere diverse insidie, come gli stessi azzurri hanno visto in prima persona a Empoli. Per stessa ammissione di Antonio Conte, se al termine del primo tempo i toscani fossero stati in vantaggio non ci sarebbe stato nulla da ridire. Invece, in qualche modo, tra meriti propri e in particolare di un attento Elia Caprile, demeriti dei padroni di casa e quel pizzico di fortuna che in questa prima fetta di stagione non sta mancando, il Napoli esce indenne dalla tempesta del Castellani prima di affondare il colpo dal dischetto con Khvicha Kvaratskhelia. Bravo il georgiano a trasformare il rigore guadagnato (tra le polemiche) da Matteo Politano, a sua volta spesso una garanzia nelle situazioni complicate, ma forse ancora più bravo è l'allenatore, un maestro nella preparazione del piano partita e nella gestione in corso della stessa: a dimostrarlo sono le tante vittorie (per la precisione 4) maturate di fatto nei secondi tempi anche grazie alle mosse all'intervallo di Conte.
La mossa vincente di Empoli
Il primo pensiero in questi casi va alle sostituzioni, le variazioni più visibili ai più, ma la mano del tecnico salentino allorché le cose non funzionano in seno alla sua squadra è ben più pesante. Partendo proprio dal recente match del Castellani, il Napoli era sceso in campo con un 4-2-4 in fase di possesso che davanti manteneva molto vicini Romelu Lukaku e Scott McTominay, il nuovissimo asse che già sta scaldando un'intera piazza, oltre a pagare i suoi primi dividendi in termini di fatturato offensivo. Stavolta però, complice un Empoli solidissimo dietro, la strategia non paga e così all'intervallo il belga resta negli spogliatoio e lo scozzese viene abbassato sulla linea di centrocampo accanto ad André-Frank Zambo Anguissa in quello che diventa un 4-3-3 con la palla e un 4-5-1 senza la stessa. Con questo accorgimento tattico, aiutato anche dall'ottimo impatto sulla partita di Giovanni Simeone, il cosiddetto usato sicuro che risponde presente, gli azzurri serrano le fila dietro, riducendo di fatto quasi a zero i rischi rispetto a un primo tempo allo sbando: praticamente la toppa più importante da mettere quando la giornata non sembra, e non è, di quelle più felici. Il resto lo fanno i singoli e gli episodi, finora sempre amici degli azzurri: Politano guadagna il rigore che ha mandato su tutte le furie l'Empoli e Kvaratskhelia lo realizza, spianando la strada all'ennesimo successo, il terzo di fila, dei partenopei. Si potrebbe tirare in ballo, a parte l'apparente feeling quest'anno con la Dea Bendata, il calendario semplice, e in effetti finora l'unico scoglio reale incontrato dal Napoli è stata la Juventus, per un esame superato senza lode ma comunque a pieni voti. Va però pur riconosciuto il ruolino di marcia non impeccabile delle rivali proprio nelle cosiddette gare trappola contro squadre sulla carta non attrezzate: dalla Genova rossoblù fatale all'ultimo respiro sia per l'Inter, che poi sarebbe stata fermata anche dal Monza, sia per la Roma, con pareggi imposti tra mille rimpianti, alla striscia di 'x' dei bianconeri, per non parlare del cammino a singhiozzo del Milan, e giusto per citare solo qualcuno degli inciampi altrui. Insomma, è giusto forse tarare verso il basso il dominio azzurro anche su un calendario molto amico e sugli episodi altrettanto alleati, ma è altrettanto corretto ricordare quanto in certe trappole le inseguitrici in classifica ci siano cadute, eccome.
I moduli fluidi
Poi c'è il Napoli, praticamente una macchina da guerra dopo il capitombolo del Bentegodi che sembrava erroneamente il sinistro presagio di un'altra annata deludente o addirittura funesta. Invece, dopo la falsa partenza, la macchina si riavvia subito e ingrana in sequenza tutte le marce possibili anche grazie a quella duttilità tattica che Conte aveva predicato fin dall'estate e, dunque, anche a costo di rischiare di sembrare un retore del pallone. In principio, tra i ritiri di Dimaro e Castel di Sangro, era stato varato il 3-5-2: poi era toccato al simile 3-4-2-1 prima di passare a un 4-3-3 molto fluido che, non a caso, crea diversi grattacapi agli avversari. Lo schema del cuore di Aurelio De Laurentiis è spesso mascherato da un 4-2-4 che, a sua volta, diventa un 4-5-1 nelle fasi complicate delle partite o, semplicemente, in quelle di non possesso. In questo marasma tattico si perdono gli avversari ma non il Napoli, guidato in panchina da Conte e dai suoi dettami preziosi e in campo da veterani che svolgono un lavoro occulto come Politano: anche così si spiega lo scarso minutaggio di David Neres, che per la verità nelle vesti di mina vagante da lanciare a partita in corso sembra trovarsi a proprio agio. Almeno per ora. Il ruolo, utile anche a calarsi gradualmente nella nuova realtà, calza a pennello al brasiliano ma anche al Napoli, che nei secondi tempi ha costruito 4 vittorie fondamentali nell'economia del suo primato. L'ultima in ordine cronologico è quella contro l'Empoli ma ancora prima, tra rimonte vere e proprie e 'semplici' accorgimenti tattici varati all'intervallo per proteggere il vantaggio già acquisito e rischiare meno, in carniere erano entrati i successi contro Parma, Cagliari e Como, per un poker già diventato manifesto della leadership in classifica e della mano di Conte, il tecnico stratega dei secondi tempi.
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