Napoli, Kvara decisivo a Empoli. Ma De Laurentiis: "Se va via ce ne faremo una ragione"
Il georgiano trasforma il rigore che vale la presa del Castellani e conferma la vetta della classifica. Ma la rottura con il patron sul fronte rinnovo non accenna a rientrare
Napoli, 21 ottobre 2024 - Quando anche un campo notoriamente ostico e ai limiti del tabù viene espugnato grazie a quello che nel calcio viene proverbialmente definito l'episodio positivo allora i sintomi della cosiddetta annata buona cominciano ad assumere quasi i connotati della prova. Il Napoli vince a Empoli e lo fa tramite un rigore, tra l'altro molto contestato, realizzato da Khvicha Kvaratskhelia, l'uomo più discusso del momento e non solo per quella freddezza dal dischetto tutt'altro che scontata in un contesto rovente come quello del Castellani.
Le dichiarazioni di De Laurentiis su Kvaratskhelia
Nella sosta appena lasciata alle spalle il georgiano si è preso i riflettori e, stranamente alla luce del trend generale, non per un infortunio rimediato in Nazionale. La pausa sembrava il momento buono per dare una bella accelerata alla questione rinnovo e invece, un po' a sorpresa, tra le parti si è alzato un muro all'apparenza insuperabile: ai 5 milioni di ingaggio a stagione, massimo 6 tramite i bonus, messi sul piatto da Aurelio De Laurentiis l'agente Mamuka Jugeli ha risposto con una controproposta di 8-9 milioni più bonus all'anno che, manco a dirlo, ha incontrato subito il veto del quartier generale di Castel Volturno. La voce del dissenso è proprio quella del patron, che torna a parlare dopo un periodo più defilato come da probabile aspirazione di Antonio Conte. "Ci sono già stati dei precedenti: se andrà via ce ne faremo una ragione. E' importante rispettare il volere dei giocatori, ma anche quello della società": queste le parole pronunciate da De Laurentiis sabato sera, e quindi prima del rigore trasformato da Kvara al Castellani, e intercettate dai microfoni di Sky. Chissà se oggi il patron userebbe la stessa mano pesante, perché probabilmente senza la trasformazione dal dischetto del numero 77 il suo Napoli avrebbe rallentato la propria marcia a Empoli, subendo la rimonta dalle retrovie di Inter, Juventus, Milan, Fiorentina e Atalanta. Invece gli azzurri hanno vinto e lo hanno fatto tramite il contestatissimo contatto tra Tino Anjorin e Matteo Politano, per un provvedimento disciplinare che probabilmente a parti invertite avrebbe causato l'ira del patron e degli altri pezzi grossi del Napoli. Invece la sequela degli episodi, praticamente dall'inizio della stagione, continua a sorridere ai partenopei, seminando qua e là tanti sentori che a molti rievocano i fasti dell'epopea tricolore cominciata nell'autunno 2022. Lo dicono a mezza bocca sia i tifosi sia qualche tesserato azzurro, tranne Conte, il sergente di ferro che prova a mantenere un profilo basso nonostante l'evidenza dei fatti che vedono la sua squadra vincere anche quando non convince. Il tecnico salentino, come da sua tradizione, fin dall'estate sta cominciando a erigere una cortina intorno al Napoli, proteggendolo dalle sollecitazioni esterne che a detta sua vedono svariati club intenti a scaricare la pressione sulle spalle altrui. Restando in tema di sollecitazioni, peccato che Conte non abbia fatto i conti, tanto per usare un gioco di parole, con quelle interne che di tanto in tanto causa proprio De Laurentiis, non di rado autore di uscite destinate a diventare un boomerang.
Delude Lukaku
Certo, nel caso in esame, di buono c'è che Kvaratskhelia pare non aver risentito delle dichiarazioni del proprio presidente, per la cronaca però diffuse a scoppio ritardato: chissà che anche questo non possa essere considerato come uno dei tanti episodi favorevoli della finora trionfale stagione azzurra. O forse stavolta tra le cose non c'è un nesso logico, perché lo stesso georgiano non ha brillato al Castellani, e in un certo senso neanche nelle gare precedenti, a parte qualche lampo, per il momento non si è ancora riportato sugli standard dell'anno dello scudetto. Insomma, volendosi mettere nei panni di De Laurentiis, per ora la richiesta monstre avanzata dall'agente Jugeli per il nuovo ingaggio del suo assistito, probabilmente alimentata dallo stipendio di oltre 11 milioni messo sul piatto la scorsa estate dal Paris Saint-Germain, non trova riscontri nei fatti. Allo stesso tempo, volendo invece stavolta provare a leggere il Kvara pensiero, il riconoscimento economico non c'è stato neanche dopo lo scudetto, con il malcontento che quindi parte da lontano. Insomma, nonostante i tentativi anche mediatici di strappare totalmente con il passato, inaugurando una nuova era da zero, qualcosa del 'vecchio' Napoli ogni tanto torna a galla. Così come, spostandosi ai meri fatti del campo, sporadicamente anche qualche risorsa del roboante mercato estivo stecca. Al Castellani finiscono dietro la lavagna Leonardo Spinazzola e soprattutto Romelu Lukaku, che curiosamente aveva rinviato al mittente la seconda convocazione di fila del suo Belgio per restare a Castel Volturno ad affinare la propria condizione. Per la verità, il numero 11 a Empoli è apparso in difficoltà sul piano fisico e quasi involuto rispetto alla versione di sé fornita nelle settimane precedenti, ma in soccorso di Conte è arrivata la panchina lunga e qualitativa nella quale, oltre ai nuovi, a rispondere presente sono anche i cosiddetti vecchi. Salgono rispettivamente Mathias Olivera, uno tra l'altro tornato acciaccato dal suo Uruguay e quindi anche in dubbio fino all'ultimo, e Giovanni Simeone e il Napoli ritrova smalto e personalità su un campo complicatissimo. Di personalità da vendere, e non è una novità, ne ha anche Conte, che non guarda in faccia a nessuno: neanche al suo pupillo Lukaku, tirato giù dalla mischia in una giornata complicatissima che avrebbe potuto portare al primo vero tentativo di fuga degli azzurri. Invece vincono la Juventus e il Milan e, senza citare Fiorentina e Atalanta, vince anche l'Inter, quella che sulla carta rischiava maggiormente alla luce del match complicatissimo sul campo della Roma. Chissà che l'appuntamento con il primo break non sia rimandato di appena una settimana, perché nel prossimo turno gli azzurri, arrivati quasi alla fine del lungo ciclo di partite 'facili', ospiteranno un Lecce in crisi nerissima mentre Inter e Juventus si sfideranno. Questa è la teoria: la pratica, come il Napoli ha rischiato di imparare a proprie spese a Empoli, può essere molto più diversa e complicata.
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