Napoli, Lukaku e il doppio no al Belgio: "Oggi restare qui è più importante"
Intercettato dai microfoni del Tg1, il bomber azzurro spiega la sua scelta di rinunciare per due volte alla Nazionale: "L'anno scorso ho saltato il ritiro e l'ho pagato. Ora meglio stare con Conte, con il quale ho un rapporto speciale"
Napoli, 11 ottobre 2024 - Parlare di moda o trend è forse ingeneroso e malizioso, ma i giocatori della Serie A che rinunciano esplicitamente alle chiamate delle proprie Nazionali per restare alla corte dei rispettivi club stanno aumentando in maniera esponenziale. I casi emblematici, pur con i propri distinguo, rispondono a Romelu Lukaku e Dusan Vlahovic, curiosamente i bomber e i simboli delle acerrime rivali Napoli e Juventus. Parlando del belga, che ieri dunque avrà assistito dalla tv al pareggio in rimonta del suoi contro l'Italia, il no rifilato alla propria rappresentativa è in realtà il secondo di fila dopo quello della precedente sosta: entrambi motivati dalla voglia di restare all'ombra del Vesuvio per lavorare sodo e affinare una condizione fisica sulla carta non ottimale dopo un'estate vissuta da separato in casa con il Chelsea. Il ruolino di marcia finora a referto in stagione (3 gol e 5 assist in 6 presenze) sembra suggerire tutt'altro, ma evidentemente la voglia di ripagare la fiducia riposta nelle sue qualità dal club partenopeo e soprattutto dal suo mentore Antonio Conte sta spingendo la punta ad andare oltre i propri limiti per diventare ancora più decisivo in campo. E non solo.
"Ecco perché sono rimasto a Napoli"
In un Napoli che notoriamente, nei propri periodi più splendenti, ha sempre avuto bisogno di trovare un emblema spesso legato al reparto avanzato, in effetti Lukaku si candida a volto simbolo della nuova era annunciata in pompa magna dopo la deludente scorsa stagione. Detto del bottino raccolto finora sul rettangolo verde, il numero 11 in realtà sta scalando le gerarchie anche come leader di una squadra che un anno fa, tra i tanti problemi, pagò anche l'assenza di trascinatori. A pesare come un macigno (in positivo) agli occhi della piazza è stata anche la scelta, la seconda di fila, di continuare ad allenarsi a Castel Volturno, dove è stato intercettato anche dai microfoni del Tg1. "Rimanere con la squadra per me era la cosa più importante. Ho scelto di lavorare sodo perché l'anno scorso non avevo fatto il ritiro e alla fine questa cosa l'ho pagata". E' con queste parole che Lukaku motiva la sua permanenza alla corte di Conte, non a caso subito incensato. "La sua presenza è stata molto importante per me. Tutti sono consapevoli del rapporto che ci lega: conosce il mio passato, il mio presente e la mia famiglia e questo fa una grande differenza". Tra le righe Lukaku, un giocatore forte ma spesso discontinuo e quasi umorale, fa capire l'importanza che determinati fattori extra campo, tra 'semplice' feeling con l'allenatore e con l'ambiente e, appunto, la condizione fisica e mentale, hanno sul suo rendimento sul rettangolo verde, che finora sta brillando insieme a quello di un Napoli presentatosi alla seconda sosta del campionato da capolista. "Dobbiamo stare molto calmi, perché siamo solo all'inizio del percorso": è con queste sagge parole che termina l'intervento al Tg1 di un Lukaku, appunto, in versione uomo-squadra.
Lukaku e Neres sugli scudi contro la Juve Stabia
In effetti l'esperienza non manca al belga, ieri grande protagonista insieme a David Neres dell'allenamento congiunto a Castel Volturno con la Juve Stabia. Alla fine, la partitella si risolve con un 6-5 per i padroni di casa che vede la firma di Giovanni Simeone incastonarsi tra due doppiette: a firmarle, appunto, Lukaku e Neres, in questa sosta per loro un po' agli antipodi. Il belga, appunto, ha rinunciato alla (seconda) chiamata del suo Belgio, mentre il brasiliano insegue con forza il rientro in Nazionale dopo oltre un anno di assenza. Paradossi del calcio moderno che però non intaccano il pianeta Napoli, dove oggi sembra funzionare proprio tutto alla perfezione: compresi i recuperi dai vari infortuni. In vista della mai banale trasferta di Empoli, il Napoli 'rischia' di presentarsi a ranghi pienissimi: sia Alex Meret sia Michael Folorunsho, di fatto gli unici indisponibili di queste ultime partite, sono vicinissimi al rientro. La palla, nel caso di una doppia fumata bianca, passerà a Conte e alle sue scelte da tarare senza il triplo impegno settimanale e sulla scorta di quel 4-3-3 diventato ormai il modulo fisso dopo le tante variazioni sul tema che però non hanno causato scossoni al rendimento degli azzurri. Volendo provare a esaminare ai raggi x il primato in classifica del Napoli, seppur ancora ovviamente a uno stadio embrionale come ricordano gli stessi protagonisti, i punti di forza sfoggiati finora sono tanti. A spiccare è proprio la profondità della rosa, composta da giocatori forti e versatili anche a partita in corso. Lo stesso Conte già in estate aveva battuto più forte sul tasto del vestito da cambiare, anche con il rischio di sporcarselo. E così è stato finora: il Napoli ha alternato prove dominanti ad altre di puro sacrificio e cinismo, ingredienti che insieme a quel pizzico di fortuna sempre utile aiutano l'ascesa al vertice delle squadre. Se questo è il lavoro collettivo, dal fronte dei singoli arrivano feedback forse ancora più positivi, tra vecchi protagonisti dello scudetto rinati dalle proprie ceneri e altri, i nuovi, già ai piedi del proprio allenatore. Tra essi spicca proprio Lukaku, il fedele soldato di Conte che per il suo condottiero rinuncia anche alla Nazionale. Certo, maliziosamente si potrebbe pensare che una tale (doppia) scelta forse sarebbe stata molto più combattuta e in bilico qualora all'orizzonte ci fosse stato un evento importante come un Europeo o un Mondiale, ma fatto sta che al momento la priorità di Lukaku è il Napoli, voluto in estate a ogni costo. E viceversa, uscendo in questo caso dall'ambito della metafora. Il club partenopeo corteggiato a lungo il belga e atteso con pazienza affinché il Chelsea, un cliente mai banale neanche a fronte di una rosa extralarge da smaltire, calasse le proprie pretese. Così è stato, anche se il costo finale (30 milioni più una parcentuale sulla futura rivendita) non si può definire economico. Poco male: finora l'affare è stato completo e per tutte le parti in causa.
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