Napoli, fatta per Neres: i dettagli dell'operazione e la scheda tecnica

Il brasiliano arriverà all'inizio della prossima settimana dal Benfica, che incasserà 28 milioni: può giocare a destra o a sinistra, come alternativa a Kvaratskhelia come vuole Conte

di GIUSY ANNA MARIA D'ALESSIO -
16 agosto 2024
David Neres (Ansa)

David Neres (Ansa)

Napoli, 16 agosto 2024 - Forse non sarà il colpo auspicato da Antonio Conte da mettere a referto entro l'inizio del campionato, eppure il Napoli è a un passo da David Neres, che comunque per questioni burocratiche, tra formalità ancora da sbrigare con il Benfica e visite mediche di rito da effettuare, non farà in tempo a essere a disposizione per l'esordio del Bentegodi di Verona. Qualcosa però si muove nel mercato azzurro e, dopo la stasi delle ultime settimane sia in entrata sia in uscita, lo scenario era tutt'altro che scontato. Così come non era scontato che Aurelio De Laurentiis aprisse il portafogli per sborsare 28 milioni per un 27enne, che guadagnerà 3 milioni fino al 30 giugno 2028, con opzione per un'ulteriore stagione.

Alla scoperta di Neres

Non solo i costi, tra l'altro relativi qualora il brasiliano esplodesse andando ben oltre ogni più rosea aspettativa: qualche perplessità potrebbe nascere considerando l'affollamento nella corsia destra, dove in casa Napoli già figurano Matteo Politano e Cyril Ngonge, ma le voci di mercato intorno a quest'ultimo, tutt'altro che incedibile, e forse la sensazione che il primo sia arrivato quasi a fine ciclo, rendono il colpo più comprensibile. Non solo: Neres, mancino naturale, all'occorrenza può giocare anche a sinistra, oltre che sulla trequarti. Dunque, il Napoli in un colpo solo sistemerebbe anche la voce dell'eventuale vice Khvicha Kvaratskhelia (ruolo più congeniale nei piani del tecnico salentino), oltre a regalarsi un esterno con il gol in canna. Lo sa bene soprattutto l'Ajax, con il quale il classe '97 ha messo a segno 47 reti (e 41 assist) in 180 presenze raccolte a cavallo tra il 2017 e il 2022 dopo che gli inizi della carriera erano avvenuti in patria, al San Paolo, che in quest'operazione guadagnò 12 milioni. La carriera di ogni giocatore conosce almeno una battuta a vuoto e nel caso di Neres tutto si è consumato nel gennaio 2022, quando il passaggio allo Shakhtar per 18 milioni si sarebbe rivelato infruttuoso e di certo (purtroppo) per responsabilità terze: lo scoppio della guerra in Ucraina fermerà il campionato, impedendo al brasiliano di scendere in campo fino all'estate, quando il Benfica si fece sotto per 15,3 milioni. Le squadre portoghesi, si sa, sono botteghe carissime, come lo stesso Napoli sperimenterà nel giro di poche ore, quando arriverà il nero su bianco: in questi casi, finché non ci sono le firme, la prudenza è d'obbligo come insegna anche quanto accaduto a Marco Brescianini, promesso sposo, con tanto di visite mediche già effettuate, prima della rottura tra il club partenopeo e il Frosinone e soprattutto il blitz dell'Atalanta. Se tutto andasse in porto, come sembra, il Napoli starebbe per mettere le mani su un esterno che al Benfica, in 83 presenze, ha messo a referto 17 reti e 26 assist: numeri importanti che hanno convinto gli azzurri a investire, e tanto, per rimpolpare la batteria offensiva dopo una stagione piuttosto sterile in cui la cosiddetta carretta l'ha tirata Victor Osimhen, oggi un separato in casa, per giunta ufficialmente sul mercato.

I precedenti brasiliani al Napoli

Di certo, in attesa che parli il campo, con il debutto che dovrebbe avvenire nella seconda giornata, quella che vedrà il Bologna presentarsi al Maradona, una certa suggestione quando un brasiliano approda a Fuorigrotta c'è sempre. Al di là delle mere sensazioni soggettive, la storia tra i colori verdeoro e azzurro è, tanto per restare in tema, a tinte miste. Tra i flop è impossibile non annettere Natan, fresco di approdo in prestito con diritto di riscatto al Betis. Prima di lui c'erano stati altri 29 brasiliani in forza al Napoli, a testimonianza di una tradizione molto forte attualmente retta da Juan Jesus, l'usato sicuro che ancora resiste all'ombra del Vesuvio nonostante tutti gli scossoni (e le rivoluzioni) delle ultime stagioni. Ha invece lasciato un segno molto più netto Allan, il pilastro del centrocampo tra il 2015 e il 2020, ma paradossalmente anche di flop colossali come Rafael Cabral (portiere così come Gabriel) e Bruno Uvini se ne parla ancora a Fuorigrotta. Carlos Vinicius e Leandrinho, due virgulti della scuderia di Jorge Mendes, non si sono invece mai visti in campo, mentre l'esperto Henrique, nel contesto di difese tutt'altro che arcigne, aveva rubato l'occhio. Anche l'alba dell'era De Laurentiis era stata caratterizzata da diversi brasiliani: da Ignacio Pià a Robson Machado Toledo e Leandro Guerreiro, nomi (soprattutto gli ultimi due) che diranno poco ai tifosi azzurri più giovani o meno attenti. Ben più noto ovviamente José Altafini, l'oriundo che incantò un'intera città a cavallo tra il 1965 e il 1972: memorabili anche Luis Vinicio, Faustino Cané, Alemao e Antonio Careca, fuoriclasse che non hanno bisogno di presentazioni. Il verdeoro ha accompagnato il Napoli sia negli alti sia nei bassi della sua storia: Joubert Araujo Martins, meglio noto come Beto, ha vestito l'azzurro in anni complicati così come degli allora giovanissimi Amauri Carvalho De Oliveira e Francelino Da Silva Matuzalem. Se poi chi doveva trascinare la squadra si infortuna alla prima partita, preferendo inoltre la bella vita (e il Carnevale in patria) a un approccio più professionale, giocoforza il tunnel si faceva più scuro e lungo: è il caso di Edmundo, un'infelice meteora in azzurro con 4 reti realizzate in 17 presenze. Poi, tra qualche giorno, sarà la volta di Neres, di professione esterno destro che però Conte, sempre lui, ha indicato come ala mancina in sostituzione di Kvaratskhelia, che a sua volta potrebbe accentrare la propria posizione. Discorsi prematuri: prima ci sarà da formalizzare l'acquisto del brasiliano, evitando altre brutte sorprese a ridosso delle visite mediche. Poi verranno fatte delle valutazioni che potrebbero coinvolgere anche uno tra Politano e Ngonge, oggi tutt'altro certi di rimanere in azzurro insieme.

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