Napoli, non solo Osimhen (sul quale spunta il Galatasaray): gli altri fuori lista
Il nigeriano, a meno di una fumata bianca dalla Turchia, resterà fino a gennaio in tribuna: con lui Mario Rui e Folorunsho, che però potrebbe essere reintegrato da Conte
Napoli, 2 settembre 2024 - Della riuscita del progetto tecnico del Napoli, partito malissimo con il tonfo di Verona e sbocciato grazie ai successi contro Bologna e Parma, se ne saprà qualcosa di più a fine stagione, la prima del triennio di Antonio Conte. Intanto però una certezza c'è già e riguarda le finanze del club partenopeo, momentaneamente posposte ad altre priorità dettate proprio dall'inizio di una nuova era, come da claim ufficiale. Lo dicono i 149 milioni spesi soltanto per i cartellini dei giocatori nella sessione estiva senza neanche poter beneficiare degli introiti figli della qualificazione alla Champions League o a qualsiasi altra competizione continentale, lo dice l'asticella alzata al monte ingaggi dopo le operazioni di abbattimento degli anni precedenti e lo dice soprattutto la mancata cessione di Victor Osimhen, un fantasma ingombrante in campo e soprattutto fuori.
Cosa succederà ora a Osimhen
Nonostante i risultati incoraggianti dopo la falsa partenza e la ritrovata luna di miele con la piazza, lo stesso Conte dopo la rocambolesca vittoria sul Parma non ha nascosto l'amarezza per una situazione da risolvere molto prima e invece destinata a trascinarsi a lungo. Già, ma fino a quanto? Teoricamente, con diversi mercati ancora aperti (su tutti Arabia Saudita, Turchia, Brasile, Portogallo e Qatar), il nigeriano potrebbe ancora partire, ma la pratica parla di un no categorico a determinate mete esotiche che quindi implicano la permanenza forzata almeno fino a gennaio. Dunque, niente Paris Saint-Germain, niente Chelsea, niente Al Ahli nonostante le trattative a uno stadio avanzato degli ultimi giorni ma anche niente Napoli, come detto a chiare lettere proprio da Conte e come suggerito dall'esclusione dalla lista per la Serie A, tecnicamente però modificabile ancora altre due volte. Ciò però, a sentire anche Giovannni Manna, non accadrà per il nigeriano, che dunque da qui ad almeno gennaio resterà in tribuna, continuando però a percepire l'ingaggio monstre da 10 milioni lordi a stagione. Proprio a quel rinnovo siglato lo scorso dicembre risale l'inizio della fine (e nel peggiore dei modi) dell'idillio tra le parti, avviato per la verità già dal 'mal di pancia' post scudetto. All'epoca, Osimhen e il suo entourage premevano per l'addio e il Napoli, pur avendo ricevuto diverse offerte deluxe, rispediva ogni proposta al mittente: parole che oggi, con il famoso senno di poi che fotografa la situazione attuale, fanno quasi sorridere. Dunque, il club partenopeo e l'ex idolo della piazza, a targhe alterne, non hanno saputo scegliere il momento buono per dirsi addio e dunque ora entrambi ne pagano le conseguenze: l'attaccante, costretto a non giocare da qui ad almeno gennaio anche se dalla Turchia cominciano a suonare le sirene del Galatasaray, e De Laurentiis continuando a sborsare uno stipendio fuori dai parametri societari e, all'epoca, scelto 'solo' per trovare la quadra su un rinnovo che avrebbe dovuto avere la mansione di ponte in vista della cessione estiva. Così non è stato, perché intanto all'ombra del Vesuvio è cambiato tutto, compresa la valutazione sul mercato dei protagonisti dello scudetto. Dunque, il peccato di presunzione del patron ha presentato il suo conto a distanza di mesi e il riferimento al conto è tutt'altro che metaforico e non solo per Osimhen.
Gli altri separati in casa
Detto dei 10 milioni lordi finiti in tribuna per il nigeriano qualora l'accordo con il Galatasaray, che si è fatto sotto con la formula del prestito, non andasse a buon fine, ai margini restano anche altri azzurri dagli stipendi più o meno alti e dalle possibilità altrettanto più o meno alte di essere reintegrati in rosa. Si parte da Michael Folorunsho, che quest'estate ha vissuto delle autentiche montagne russe. Prima la convocazione (inattesa) da parte di Luciano Spalletti per Euro 2024, poi il rinnovo premio con il Napoli fino al 30 giugno 2029 e, infine, l'ingresso nel novero dei giocatori da cedere: la regia, manco a dirlo, è di Conte, con il quale evidentemente non è scoppiato il feeling né a livello tattico né umano. Il classe '98 è stato effettivamente a un passo dall'addio, direzione Atalanta, ma poi il grave infortunio occorso a Gianluca Scamacca ha cambiato le priorità di mercato del club orobico, aprendo involontariamente una telenovela. Lazio, Fiorentina, poi ancora Lazio, tra l'altro la sua 'casa madre', e infine nessuna: Folorunsho è rimasto a Castel Volturno, seppur ai margini, non tanto per le richieste economiche del Napoli (12 milioni più bonus), quanto per il 30% sulla futura rivendita che alla fine è diventato uno scoglio per tutti, a cominciare dalla stessa Atalanta. E adesso? Folorunsho e gli 1,2 milioni di stipendio percepiti restano in tribuna ma forse non definitivamente, con una possibilità di reintegro in rosa però tutta da vedere alla luce della suddetta incompatibilità doppia con Conte. Chi invece difficilmente rivedrà il campo è Mario Rui, che sembrava a un passo dal San Paolo o, in alternativa, di un ritorno in patria. Anche qui non se n'è fatto nulla, a quanto pare più che altro per le resistenze del portoghese a lasciare l'Italia dopo una così lunga militanza. In tribuna, dunque, in questo caso finiranno 2,1 milioni netti, circa 6mila euro al giorno a voler essere precisi e pure in questo caso, alla luce del rinnovo annunciato nel Ferragosto della scorsa estate con tanta gioia, la beffa per De Laurentiis è doppia. Anzi, tripla, se si pensa ai giocatori persi a parametro zero per firme mai arrivate e si raffrontano queste situazioni a quelle attuali, che invece parlano di 'gabbie dorate' che peseranno come macigni sui bilanci almeno da qui fino a gennaio. Il tutto senza considerare gli emolumenti dovuti ai nuovi arrivi, con Romelu Lukaku e i suoi 8 milioni netti più bonus a stagione (12 milioni lordi grazie al Decreto Crescita) appena finiti a libro paga. Il belga per ora ha risposto alla grande, con il 'solito' gol al debutto: un buon modo per far ingranare il progetto sportivo dopo che quello economico è tutto da rivedere e valutare, specialmente se paragonato alle gestioni virtuose del passato.
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