Napoli, specialità debutti per Lukaku, il simbolo dell'all-in di De Laurentiis

Ancora una volta il belga segna all'esordio con una nuova maglia: stavolta ne fa le spese il Parma al termine di una sfida folle, che ha fatto felice solo in parte Conte, a sua volta accontentato in toto sul mercato dal patron

di GIUSY ANNA MARIA D'ALESSIO -
1 settembre 2024
Romelu Lukaku (Ansa)

Romelu Lukaku (Ansa)

Napoli, 1 settembre 2024 - Quando Romelu Lukaku si presenta a una nuova piazza lo fa quasi sempre con il gol, il piatto forte della casa: la missione era riuscita ai tempi dell'Inter, della Roma (nel debutto da titolare) ma anche all'alba delle avventure con le casacche di West Bromwich, Everton e Manchester United. Insomma, chi ben comincia e a metà dell'opera, ma le eccezioni sono dietro l'angolo, come sa bene proprio il belga. E come sa bene anche il Napoli, che aveva aperto il suo campionato con un terribile tonfo (0-3 in casa del Verona) prima, invece, di vincerne due di fila al Maradona, che curiosamente prima di questa doppietta non aveva festeggiato per 174 giorni. A cadere a Fuorigrotta sono Bologna e Parma, per un bottino di 6 punti che va però scorporato: nettissima la vittoria contro i rossoblù, sofferta oltre il dovuto quella contro i ducali.  

Una partita pazza

  Lo testimoniano i gol azzurri, tutti arrivati nel maxi recupero (di André-Frank Zambo Anguissa l'incornata definitiva), lo testimonia la sofferenza del primo tempo, con i legni a salvare due volte nel giro di pochi secondi Alex Meret e lo testimonia l'intervento di puro istinto di quest'ultimo quasi al termine della sorta di tempo supplementare assegnato da Matteo Marcenaro nonostante la superiorità numerica figlia del precedente doppio giallo rimediato da Zion Suzuki e il dirottamento tra i pali ospiti di Enrico Delprato, di professione terzino. Insomma, il 2-1 finale racconta ben poco di una partita in cui è successo tutto e il contrario di tutto su entrambi i fronti tra prodezze, errori, rimpianti e gioia. Secondo i vecchi saggi del pallone, è tutto frutto del calcio di agosto, folle come pochi. Quasi come a voler tirare una riga virtuale ma reale, il Napoli archivia l'ultimo mese pieno estivo con un match degno della nomea del periodo, presentandosi alla sosta con tante certezze in più che vanno ben oltre quelle proposte da una classifica ancora molto parziale e da prendere con le pinze, nel bene e nel male. La prima certezza si chiama Lukaku, che bagna l'ennesimo debutto dela sua carriera con una rete e con tanta sostanza in area: praticamente tutto ciò per cui è stato voluto a forza da Antonio Conte, che come un po' da copione a fine partita sorride a mezza bocca. Stavolta nel mirino dell'allenatore ci va il mercato, attraverso due sfumature. La prima è generale e riguarda la calendarizzazione della sessione, che va a toccare il calcio giocato con tutte le conseguenze del caso comuni un po' a tutti: calciatori in campo senza aver lavorato con la nuova squadra e altri ai margini del progetto e quindi assenti ma, al contempo, presenti. La tirata, manco a dirlo, è per Victor Osimhen, forse l'unico neo di questa fase di ritrovata luna di miele in seno al nuovo progetto. La permanenza da separato in casa del nigeriano pesa per le casse del club ma, a sentire il diretto interessato, pesa ancora per lo stesso tecnico salentino, che non nasconde la propria amarezza, diretta ad Aurelio De Laurentiis, circa la mancata cessione dell'ex beniamino di Fuorigrotta, il cui ricordo viene spazzato via dall'ottimo debutto del suo erede.

L'all-in di De Laurentiis

  Peccato però che mai come in questo caso le colpe da imputare al patron siano ben poche. Lo dice innanzitutto la somma sborsata in questa sessione estiva: 149 milioni usciti senza neanche gli introiti della Champions League o di qualsiasi altra competizione continentale. Lo dice, oltre alla quantità, la qualità degli investimenti: non più giocatori giovani e futuribili in campo e sul mercato, con un possibile sbocco su qualche plusvalenza remunerativa, bensì elementi fatti e finiti, che quindi anche nella migliore delle occasioni non porteranno entrate extra al club. Insomma, sulla scorta degli errori di presunzione di un anno fa, con un eccessivo immobilismo basato sulla fiducia sulla squadra che aveva vinto lo scudetto, stavolta De Laurentiis vara la politica opposta e fa all-in costruendo una squadra a immagine e somiglianza del suo allenatore, a sua volta in questo caso ben lontano dalle scommesse che si erano accomodate sulla panchina di Fuorigrotta nella scorsa stagione. Lo stesso allenatore, a parte la falsa partenza, sta ripagando il presidente con i risultati auspicati, anche se per ora il Napoli sta più vincendo che convincendo. Nessun allarme, tuttavia: il periodo è ancora di rodaggio per gli azzurri e per tutte le altre, con la differenza che intanto qualcuno sta già lasciando per strada parecchi punti (vedi il Milan). L'impressione è che per tutti, a prescindere dall'abbrivio del campionato, in una stagione che ha visto diversi ribaltoni in panchina in Serie A, la sosta sia propizia. Al di là del risultato, lo ha fatto intendere lo stesso Conte, che ha mal digerito i primi 2 turni disputati a marcato aperto e il terzo, quello di ieri, giocato con elementi non ancora amalgamati nel nuovo contesto. Certo, se poi i suddetti elementi lo ripagano con un gol al debutto, allora la lamentela sa quasi di stucchevole, specialmente se intanto si pensa ai rimpianti dell'omologo Fabio Pecchia, uscito immeritatamente a mani vuote da Fuorigrotta per errori dei propri giocatori e per scelte fatte in prima persona con il senno di poi da rivedere. E anche per il solito debutto perfetto di Lukaku, lo specialista delle prime volte. Rotto il ghiaccio, adesso per il belga e per il Napoli arriverà uno step ulteriore da fare: riconfermarsi anche in situazioni di partita diverse, senza quindi l'inerzia già totalmente dalla propria parte. A parte la sfida contro la Juventus, ad aiutare gli azzurri c'è un calendario sulla carta piuttosto agevole fino al termine di ottobre, quando l'asticella si alzerà all'improvviso. Ma proprio il Parma, oltre al Verona all'esordio, ha dimostrato quanto la carta nel calcio conti poco. E non sempre, tra legni, errori e guizzi vincenti, il flusso degli episodi, tanto criticati in passato, si dimostrerà benevolo in casi analoghi. Per ora però al Napoli va bene così: in questa fase della stagione, per citare un adagio tanto caro alla vecchia vita di Conte, vincere è l'unica cosa che conta.

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