Napoli, rosa lunga e alternative di qualità: contro il Palermo Conte scopre l'abbondanza

Il 5-0 inflitto ai rosanero in Coppa Italia porta in dote gli ottavi di finale contro la Lazio ma anche tante buone notizie sul roster: brillano Ngonge e Neres

di GIUSY ANNA MARIA D'ALESSIO
27 settembre 2024
David Neres (Ansa)

David Neres (Ansa)

Napoli, 27 settembre 2024 - Quando furono prelevati rispettivamente dal Verona e dal Benfica a gennaio e nell'estate appena alle spalle i piani erano diversi: Cyril Ngonge avrebbe dovuto ricoprire la corsa destra, mentre David Neres quella mancina. Nel tourbillon del cantiere ancora aperto di Antonio Conte invece i contorni di ogni cosa sono ancora poco definiti: nel novero è da comprendere il modulo del Napoli, partito in stagione con il 3-4-2-1, passato all'Allianz Stadium al 4-3-3 e arrivato ad affrontare il Palermo in Coppa Italia con il 4-2-3-1. Cambia la caratura delle avversarie ma non cambia la sostanza: gli azzurri vincono, convincono e, qui risiede la novità, adesso cominciano a farlo anche con le seconde linee, che poi in alcuni casi tanto rincalzi non sono.  

Ngonge e Neres i nuovi signori delle fasce

  A dirlo sono innanzitutto gli investimenti profusi nelle ultime due sessioni di mercato dal club partenopeo: parlando dei soli Ngonge e Neres, la somma sborsata per i cartellini ammonta a 48 milioni solo di parte fissa, dunque non proprio una cifra da relegare in panchina in pianta stabile. In mancanza di competizioni europee per almeno una stagione, la Coppa Italia diventa dunque la valvola di sfogo di chi, almeno sulla carta, non parte con i galloni del titolare agli occhi di Conte. Ngonge stappa la partita con una doppietta firmata in appena 12' che riporta alla mente quel giocatore che aveva fatto le fortune dell'Hellas prima della partenza a gennaio proprio direzione Napoli nel contesto di un'operazione che aveva lasciato diverse perplessità. Dalla cifra sborsata al contesto azzurro disastrato di quel periodo, passando per la presenza di Matteo Politano che sembrava sbarrare la strada a destra al belga, che intanto assisteva alla rifioritura del Verona pur senza le proprie gesta: tutti dubbi spazzati via da un uno-due mortifero per il Palermo e per quei sottili malumori estivi legati a un presunto scarso feeling con Conte e con le sue idee tattiche che sembrava addirittura aprire le porte del mercato. Probabilmente qualcosa intorno a Ngonge si sarà mosso per un Napoli a caccia di risorse economiche per portare avanti una rivoluzione capillare e costosa, con il sacrificio di qualche seconda linea che pareva quello meno indolore: basti pensare all'esplosione del mercato intorno a Michael Folorunsho nonostante il fresco rinnovo. Alla fine nel capoluogo campano sono rimasti tutti e, al contempo, è arrivato Neres, un'ala quasi vecchio stampo in un calcio sempre più tattico: poche regole, tanta anarchia e altrettanti dribbling per ubriacare le difese avversarie, ma anche parecchia sostanza, come si evince dagli assist finora già sfornati ai quali aggiungere la prima rete in azzurro, trovata nella stessa serata di grazia anche da Scott McTominay (con tanto di inatteso e forse prematuro bacio allo stemma del club sulla maglia), che insieme al veterano Juan Jesus ha contribuito a plasmare il 5-0 finale che ha portato il Napoli agli ottavi, dove troverà la Lazio.

Caprile e Marin da rivedere

  L'ingresso nel tabellone principale, seppur stavolta dalla porta secondaria approcciata addirittura partendo dai 32esimi di finale, ha in un certo senso fatto riallineare i pianeti azzurri, spazzando via quasi del tutto le scorie lasciate dal disastro dell'anno scorso. Quasi, appunto, perché a maggior ragione con una rosa così profonda e qualitativa i rimpianti per aver mancato la qualificazione alle competizioni europee si accentuano. Insomma, tanto lusso per (quasi) nulla, se l'ebbrezza delle gare a eliminazione diretta deve regalarla una Coppa Italia che, notoriamente, diventa importante solo in mancanza di altro. In realtà, guardando la questione da un'altra prospettiva, in casa Napoli si confida nel pronto ritorno in Europa, da affrontare con un roster lungo e con già alle spalle un anno di rodaggio: un piano lungimirante e perfetto che però, come ogni cosa nel mondo del calcio, passerà dalle forche caudine del campo, l'arbitro supremo che per ora sta promuovendo tutte le mosse estive di Aurelio De Laurentiis. Tornando al pokerissimo rifilato al Palermo, parlare di insufficienze è eccessivo e fuorviante, ma qualche neo in una gara perfetta non è mancato. Elia Caprile e Rafa Marin non sono, rispettivamente, Alex Meret e Alessandro Buongiorno: lo si sapeva già e dopo le sbavature commesse soprattutto in fase di costruzione lo si è capito ancora di più e, soprattutto, si è intuito il perché della permanenza in panchina decisa da Conte. Se del proprio ambientamento complicato aveva parlato lo stesso spagnolo, che quindi implicitamente accettava e accetta di buon grado il periodo di apprendistato in panchina, per Caprile l'impatto con il mondo Napoli è e sarà più forte, con l'obbligo di scendere in campo nelle prossime settimane in luogo dell'infortunato Meret. La buona notizia per il veronese è che il ghiaccio con la Serie A è stato già ampiamente rotto, e con ottimo profitto, nella stagione di Empoli: la cattiva è che lo step verso la titolarità della porta azzurra è bello importante e impegnativo. La buona inerzia di questo inizio di stagione del Napoli, tra l'altro con i legni spesso alleati come successo pure ieri, di certo aiuta il classe 2001, così come aiuta una difesa che nelle ultime 5 partite ha preso un solo gol, per giunta su rigore. Da non sottovalutare, sempre sul bilancino che pende dalla parte di Caprile, c'è il calendario che attende il Napoli, che nell'ordine sfiderà Monza, Como (entrambe al Maradona), Empoli e Lecce: un poker che precederà il ciclo terribile in cui, sulla carta, è possibile fare addirittura bottino pieno per scavare magari un primo solco nella stagione o, addirittura, per lanciare un tentativo di fuga. Parole e elucubrazioni, alle quali dovranno seguire i fatti anche attraverso le parate di Caprile e, in generale, tramite una rosa lunga e profonda, come ben emerso nel pokerissimo di Coppa Italia contro il Palermo.

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