Napoli, crollo e contestazione a Empoli: tutti i numeri della crisi

La debacle del Castellani, l'ennesima stagionale, ha amplificato il malumore già esistente di una tifoseria che minaccia di disertare il Maradona contro la Roma

di GIUSY ANNA MARIA D'ALESSIO
22 aprile 2024
Empoli-Napoli, la contestazione dei tifosi partenopei (Ansa)

Empoli-Napoli, la contestazione dei tifosi partenopei (Ansa)

Napoli, 22 aprile 2024 – Si scrive Castellani ma si legge trappola per il Napoli, che a maggior ragione in una stagione tutt'altro che fortunata e positiva inciampa contro l'Empoli, al quinto successo in un lustro contro un avversario che stavolta ha ben altri problemi da risolvere che quelli causati da una 'semplice' questione di cabala o trend. In realtà, anche un presidente interventista come Aurelio De Laurentiis stavolta, dopo che neanche il terzo ribaltone in panchina della stagione ha portato i suoi frutti, si trova insolitamente spalle al muro, dovendo a sua volta adeguarsi alle correnti avverse che rischiano di trascinare passivamente gli azzurri da qui a fine campionato. Subito dopo il pesante k.o. in terra toscana, brutto più nella prestazione che nel risultato, il patron aveva provato a performare l'ennesimo massaggio cardiaco alla sua creatura tirando in ballo il ritiro, un provvedimento che dalle parti di Castel Volturno qualche anno fa ha causato un autentico terremoto interno. I soliti problemi logistici, ancora più del dissenso degli ormai ex eroi dello scudetto, hanno fermato sul nascere la messa in pratica di quello che aveva tutta l'aria di essere l'ennesimo palliativo nei confronto di un paziente agonizzante. Quindi, niente ritiro e men che meno niente esonero di un Francesco Calzona colpevole ma probabilmente meno di quanto sembri, ma di certo da qui a fine stagione il Napoli dovrà trovare qualche contromisura per condurre la barca in porto e per provare a centrare almeno la qualificazione all'Europa meno nobile per dignità, prestigio e per prolungare la striscia di presenze continentali di fila tanto cara ad ADL, che intanto si lecca le ferite come un'intera piazza che un anno fa, di questi tempi, metteva a punto gli ultimi preparativi per la festa attesa da 33 anni.

I numeri di una crisi senza fine

A tal riguardo, l'imminente uscita del film celebrativo della gesta del Napoli nella stagione 2022-2023 rischia di avere un retrogusto più amaro di quello già di per sé insito nelle operazioni nostalgia. Portando avanti l'impietoso confronto con i fasti del recente passato, proprio mentre i partenopei cadevano in casa dell'Empoli di fatto senza mai mostrare segni di vita, un anno prima quasi esatto avveniva la presa dell'Allianz Stadium all'ultimo secondo grazie a Giacomo Raspadori, che anche in questa stagione ha mantenuto il particolare feeling di fronte all'acerrima rivale, confezionando con un tap-in di astuzia quello che con ogni probabilità resterà uno dei pochi sussulti di questa stagione disgraziata. All'epoca una folla festante di tifosi in motorino scortò il pullman azzurro in quello che sembrò a tutti l'anteprima di ciò che sarebbe accaduto di lì a poche settimane: per la precisione il 4 maggio, quando il pareggio in casa dell'Udinese portò con sé il sigillo della matematica dello scudetto del Napoli, padrone assoluto del campionato praticamente fin dalle primissime giornate. Proprio il 4 maggio prossimo uscirà il film celebrativo di un tricolore ormai sbiadito e, rendimento della squadra sul campo alla mano, quasi vilipeso più del famigerato striscione apparso in curva nei giorni di festa. Ciò che all'epoca a molti suonò come un oltraggio malaugurante avrebbe in effetti assunto questi crismi nel giro dei mesi successivi, quelli in cui di quel Napoli lì, a dispetto di una rosa quasi immutata, non sarebbe rimasta alcuna traccia. Se all'inizio si trattava di semplici mormorii provenienti più che altro dall'esterno, oggi gli stessi tifosi azzurri si interrogano su quale sia la reale qualità della rosa: troppo forte un anno fa, al limite della cosiddetta overperformance, o troppo svagata e demotivata nella versione 2023-2024? La domanda interessa a maggior ragione a De Laurentiis, che dovrà tener conto dei feedback ricevuti per la rivoluzione alle porte che, dell'attuale roster, potrebbe salvare addirittura massimo 5 unità. Oltre a provare a limitare i danni, l'ultima tranche di stagione servirà al patron e al futuro direttore sportivo Giovanni Manna, di fatto già operativo, a sciogliere i dubbi residui. Per il momento, per tutti è il tempo di leccarsi le ferite: dal malcontento del tifo, che lascia presagire un Maradona semivuoto contro la Roma, con tanto di probabile assenza anche degli abbonati, ai numeri impietosi che stanno plasmando la disastrosa annata corrente. Si comincia dai punti, oggi 31 in meno rispetto a un anno fa: una forbice che si sta dilatando giornata dopo giornata. Si passa alle sconfitte: 10 fino ad oggi, dopo 31 giornate disputate, addirittura solo 4 in totale nella scorsa stagione, di cui gran parte quando ormai lo champagne per lo scudetto era stato stappato. Si arriva ai gol, sia fatti sia subiti. Nel primo ambito il Napoli conta un fatturato di 50 a fronte dei 69 del medesimo punto dello scorso campionato che sarebbe diventato di 77 a fine torneo. Nel secondo le proporzioni si fanno drammatiche, disegnando il dato che forse più di tutti fotografa un'involuzione clamorosa dai tratti ormai del crollo: nella stagione 2022-2023 il Napoli, dopo 31 giornate, aveva incassato soltanto 23 reti, che sarebbero diventate appena 28 al temine del campionato, mentre oggi il passivo è già di 41 gol subiti. E non a caso si dice che gli scudetti, nonostante gli encomi e le copertine vadano spesso ai bomber, si costruiscano nella propria area di rigore. Il problema è che stavolta di mezzo non c'è la 'semplice' mancata riconferma dello scudetto, un'evenienza che tutti, De Laurentiis compreso, avevano messo in preventivo all'alba della stagione: la leggera flessione immaginata dopo mesi e mesi di bagordi, dopo un mercato conservativo e senza botti e, soprattutto, dopo la scelta apparsa subito discutibile di sostituire Luciano Spalletti con Rudi Garcia, oltre alla voragine forse ancora più grande lasciata da Cristiano Giuntoli, hanno generato un'annata da incubo che rischia di avere il suo strascico anche nel futuro. A meno di miracoli, infatti, non ci sarà la qualificazione alla prossima Champions League, ma in bilico c'è l'intera permanenza in Europa di un Napoli che dovrà partire da zero per riconquistare i suoi tifosi. Se non addirittura da sottozero.

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