Napoli, che fine ha fatto Osimhen? Lui è volato in Nigeria e il ritorno in campo resta lontano

L’attaccante è in patria per risolvere delle questioni familiari. Ancora ignota la data del rientro: un'ulteriore tegola su un rapporto, quello con il club, ormai molto complicato

di GIUSY ANNA MARIA D'ALESSIO
1 novembre 2023
Victor Osimhen (Ansa)

Victor Osimhen (Ansa)

Napoli, 1 novembre 2023 – Che fine ha fatto Victor Osimhen? Il bomber principe del Napoli, tanto per cambiare, si regala e regala l'ennesimo autunno a fortissime tinte gialle: non esattamente i colori della maglia della squadra per cui gioca.

La 'sparizione'

 L'ultimo avvistamento del nigeriano è avvenuto in occasione dell'imbarco della squadra direzione Berlino per affrontare il match di Champions League contro l'Union: match al quale il numero 9 non avrebbe preso parte, in quanto infortunato. Anche quello che sembrava un gesto di cortesia e supporto nei confronti dei propri compagni di squadra avrebbe presto assunto altre chiavi di lettura allorché si sarebbe scoperto che in realtà la destinazione dell'attaccante era Hannover, dove il ragazzo ha diversi interessi di natura affettiva e lavorativa. Proprio questa sfera torna in ballo ora che Osimhen, alle prese con una vera e propria tournée da fare quasi invidia a una rockstar, è tornato in Nigeria per risolvere delle questioni familiari: possibili che c'entri il grave dissidio con la sorella e la sua famiglia, a quanto pare in via di risoluzione. Soltanto a bocce ferme, il bomber dovrebbe tornare nel capoluogo campano, a disposizione anche dal punto di vista fisico del club che tuttora lo paga profumatamente. A tal riguardo, date precise ancora non ce ne sono: possibile però che il rientro a casa avvenga nel giro di pochi giorni. Già, la casa. La domanda sorge spontanea: allo stato attuale delle cose, quanto Osimhen sente Napoli e il Napoli ancora come la sua casa? A dispetto delle smentite di rito e di facciata, avvalorate dalle ritrovate esultanze poco prima dell'infortunio che lo terrà lontano dal campo ancora per diverse settimane, che qualcosa tra le parti si sia rotto è abbastanza evidente. Una conferma l'ha fornita tra le righe (ma neanche tanto) pure Aurelio De Laurentiis quando, non senza un bel pizzico di amarezza, ha tirato in ballo quella stretta di mano sul discorso rinnovo che a quanto pare si è gradualmente dissolta nel nulla quasi come il clima di festa scudetto. Il problema è che una cosa è fisiologica, la seconda, mentre la prima no: specialmente per un presidente tutto d'uno pezzo come quello del club partenopeo. Al di là delle questioni etiche e morali, in ballo c'è il destino anche in ottica mercato del giocatore più caro della storia del Napoli: senza prolungamento, Osimhen e il suo contratto in scadenza il 30 giugno 2025 saranno di fatto al passo d'addio già la prossima estate. E se invece una separazione che sembra sempre più fisiologica e forse anche meno traumatica per la piazza si consumasse addirittura prima?

Incubo Coppa d'Africa

La premessa è d'obbligo: lo storico della gestione quasi ventennale di De Laurentiis esclude quasi categoricamente le partenze di lusso nella sessione invernale, che cade quando la stagione è di fatto arrivata alla sua metà e comunque con diversi obiettivi in ballo. Eppure, a prescindere dalle vicissitudini di mercato, il Napoli sarà costretto a rinunciare al suo numero 9 tra gennaio e febbraio, quando è in programma la Coppa d'Africa 2024. Se la cattiva notizia per gli azzurri è questa, la buona parla di una squadra che, al netto dei tanti malanni ancora in fase acuta, sta imparando a vivere e convivere senza la propria punta di diamante. Insomma, c'è vita in attacco oltre Osimhen: per la gioia di Giacomo Raspadori, il giocatore da anni in cerca di ruolo che potrebbe aver finalmente trovato una propria collocazione in campo dopo tanti esperimenti più o meno redditizi. E per la gioia di Luciano Spalletti, il ct della Nazionale, nonché grande ex che, curiosamente, ha dato una bella mano a Rudi Garcia cominciando a sua volta a schierare il classe 2000 al centro del reparto avanzato. Proprio il tecnico francese non aveva nascosto di vivere con più patemi l'infortunio di André-Frank Zambo Anguissa, a quanto pare senza rincalzi all'altezza nella rosa. I fatti in effetti avrebbero dato ragione all'allenatore, che oggi può sorridere per aver riaccolto in gruppo il camerunese ma che, in ottica gennaio, già sa di dover fare di nuovo i conti con una mancanza a dir poco micidiale nell'economia del gioco del Napoli. Anche la direzione delle ansie di Garcia denota un certo distacco da Osimhen e dalle sue vicende. Distacco diventato ormai reciproco, come si evince anche dal modo in cui sta passando il tempo del fisiologico recupero dall'infortunio. Per qualche inguaribile ottimista, proprio questa fase di riposo forzato poteva essere quella buona per riaprire i dialoghi per il rinnovo, tirando fuori dal cassetto quella fantomatica stretta di mano con De Laurentiis venuta meno nel corso della bella stagione. Invece il nigeriano preferisce tornare in patria per risolvere delle questioni familiari evidentemente importanti e cruciali. Passando all'ambito lavorativo, anche il prolungamento del contratto in piedi con il club che l'ha consacrato a livelli altissimi dovrebbe essere una priorità. Per fortuna del Napoli la tournée di Osimhen dovrebbe essere vicina alle ultime tappe: poi arriverà il ritorno alla base che scoprirà gli altarini. Il primo: lo stato di salute per poter stabilire una data per un ritorno in campo che sta gradualmente slittando sempre di più. L'ultima indicazione parla di fine novembre o addirittura inizio dicembre. Il secondo: le residue possibilità di prolungare il contratto e di evitare quindi che la prossima estate sia quella dell'addio, da consumarsi tra l'altro regalando al club partenopeo pochissimi margini di manovra sul mercato alla luce di una scadenza molto vicina. Il terzo: se il futuro è un'incognita un po' per tutti, il presente parla di un giocatore che deve dare dei connotati esatti al proprio rapporto con i compagni di squadra e con l'allenatore. Il quarto, il più delicato: il braccio di ferro con De Laurentiis, che ha già cominciato a strombazzare ai quattro venti della questione e non proprio in termini lusinghieri per il bomber. Non esattamente un segnale di apertura.

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