Roma, De Rossi: "Me la giocherò fino alla morte per rimanere. Ho sentito Totti, era felice e stupito”
Prima conferenza stampa da allenatore giallorosso: “Con il Verona servirà calma"
Roma 19 gennaio 2024 - È stata una settimana turbolenta in casa Roma, iniziata con il fulmine a ciel sereno dell'esonero di Mourinho e proseguita con il ritorno di Daniele De Rossi, per prendere possesso della panchina giallorossa e guidare la squadra. Alla vigilia della sfida contro il Verona, il tecnico è intervenuto in conferenza stampa per presentare la sfida contro gli scaligeri. Ecco le parole dell'ex capitano nel prepartita del match di Serie A.
Bentornato a Roma, che tipo di lavoro hai impostato con la squadra, che Roma hai visto e che formazione vorresti? "Quando cambi allenatori vedi giocatori che i primi allenamenti vanno a tremila all'ora. È sempre così. I primi allenamenti ti danno una risposta fino a un certo punto, bisogna capire quanto terremo quest'intensità. Hanno avuto una risposta incredibili, sono disponibili, vanno a duemila. Sembrano anche assorbire quei concetti nuovi che vogliamo mettere, sembrano delle spugne".
Ha sentito Totti? Vi siete parlati? "Ci siamo sentiti. Mi ha mandato il messaggio di in bocca al lupo, mi ha dimostrato la sua felicità e il suo stupore, che poi inizialmente era anche il mio. Ci siamo detti di vederci, anche se lui adesso deve andare in Cina, per passare un po' di tempo insieme che ci fa sempre piacere, al di là della Roma e del lavoro che facciamo".
Quando c'è un cambio in panchina significa che ci sia un problema. Qual è il problema da risolvere? A fine stagione saresti felice se... "Sarei contento se a fine stagione fossimo tra le prime quattro della classifica. È un obiettivo non facile, ma sicuramente possibile. Quando cambi allenatore i problemi ci sono sempre. Io ci sono passato già lo scorso anno. Non pensavo ci fossero tutti questi problemi, ma la società sì, non è una cosa rara nel mondo del calcio. Io devo partire dallo 0-0, come le partite. In 3-4 giorni non fai in tempo a vedere e analizzare tutto. Per questioni di tifo ho la fortuna di aver visto tutte le partite della Roma, è la squadra che conosco di più al mondo. Magari abbiamo accorciato il periodo di studio".
Qualche anno fa dissi di sognare di allenare la Roma, ma di dover prima compiere un percorso. Questo è il momento giusto per allenare la Roma? "Era il momento giusto per rifiutare la Roma? Non si rifiuta la Roma, come accaduto a Pirlo anni fa, quando accettò la Juve. Ci sono uomini che rifiutano, altri che si buttano dentro. Ovviamente non è solo una questione di rimettersi addosso la maglia o avere nostalgia del passato. Ho fatto un'analisi veloce della squadra e avrei detto di no solo se avessi pensato che la squadra è mediocre o scarsa. Non vado a fare brutte figure. Io penso la squadra sia forte, dobbiamo solo pensare a lavorare".
Per cosa vorrebbe sia ricordato il calcio di De Rossi? "Dire il mio calcio mi fa venire i brividi e l'ho sentito dire anche da allenatori che stimo. È un'espressione sbagliata, il calcio non è mio. Sono cose che possono dire i Guardiola, De Zerbi, Simeone, Conte, che hanno spostato qualcosa nel mondo del calcio. Non sono al loro livello, penso che gli allenatori bravi li riconosci da come gioca la squadra. Se la Roma, alla fine di questo percorso, sarà riconoscibile e sarà organizzata sarò contento. Venire ricordato per uno che fa giocare bene la squadra e la fa vincere mi basta e avanza". Cosa ti è stato detto in merito alla tua permanenza sul futuro? "I presidenti, Dan e Ryan Friedkin, sono stati chiarissimi sulla durata del contratto e sul tenore della mia permanenza qui. Ho detto che avrei firmato la cifra che avrebbero scritto, ho chiesto solo un bonus sulla Champions. Avrei firmato anche in bianco. Non ci sono condizioni o rinnovi automatici, non ho niente. Voglio giocarmi le mie carte. Ho chiesto solo di trattarmi da allenatore e non da leggenda o ex bandiera e su questo erano d'accordo. Sanno che io dal primo secondo in cui l'ho sentiti io me la giocherò fino alla morte per rimanerci e penso siano soddisfatti di questo. Voglio meritarmi sul campo la riconferma".
Domani c'è il Verona, si è fatto un'idea sul come difendere? Difesa a 4 o a 3? "Mi innamoro di questo lavoro con Spalletti, poi Luis Enrique. Per me questi tipi di allenatori, che portano tanti giocatori in fase offensiva e che automaticamente difendono a 4, mi hanno folgorato. Questa squadra gioca da anni a tre, è stata costruita in questo modo, ora vediamo, ci prenderemo tempo per decidere. Abbiamo provato entrambe le soluzioni, si può anche difendere in un modo e costruire in un altro tramite alcune rotazioni, che all'inizio saranno un po' farraginose perché poco studiate. Non mi nego la possibilità di cambiare in corso d'opera. Magari cambieremo durante la partita o a seconda dell'avversario".
Si aspettava così il giorno del suo rientro alla Roma? Si è sentito allenatore appena entrato nello spogliatoio? "Non mi sento destabilizzato dall'ambiente. La mia scelta un calmante? Credo che quando si cambi allenatore si debbano prendere in esame tanti fattori. Penso agli altri allenatori disponibili e forse a breve termine la piazza avrebbe risposto in maniera più devastante. Non sono uno stupido, so che non sono rimasti folgorati dai risultati della Spal, hanno fatto una scelta anche in base a fattori ambientali. Uno non la sogna così, sostituire l'allenatore più titolato della storia. Non mi hanno forzato ed ero consapevole di quello che stavo facendo. Mi aspettavo un processo più graduale ma è piena la storia di traghettatori presi per poco tempo e che poi sono rimasti. Ultimo in ordine di tempo probabilmente Raffaele Palladino. Sì, mi sento comunque allenatore, più in campo che nello spogliatoio, non si toglie il rapporto di confidenza con molti giocatori. Penso che ci si rispetti anche senza fingere di non volersi bene. È chiaro che voglia bene a Pellegrini, Cristante e gli altri. Non devo fingere di non essere stato qui, ma si può avere rispetto dei ruoli pur essendo amici. Quando entriamo in campo, lì mi sono sentito allenatore. Loro mi guardano, mi ascoltano, mi seguono, la sensazione dei primi giorni è anche che, mi sembrano gradire ciò che sentono. Ora vediamo se faremo punti".
Roma ha fatto stufare Mourinho? Vi siete sentiti? "Gli ho mandato un messaggio. Lui fu uno dei primi a scrivermi quando accettai la Spal, era un gesto dovuto. Non posso sapere se Mourinho si è stufato, mi devo concentrare su altre cose ora, devo concentrarmi sulla Roma perché in questi giorni ho dovuto parlare di tante cose oltre al calcio, come le divise, il contratto... Non vedo l'ora che la situazione si normalizzi prima di poter pensare solo al calcio".
Lei ha detto che la Roma è una squadra forte, quali sono dunque i problemi di questa squadra? Qualcuno l'ha stupita di più in questi giorni? "Qualche problema l'ho riscontrato guardando le partite. Non penso la Roma giocasse male come si diceva. Penso giocasse alcune partite molto male e altre bene. Era un saliscendi che forse ha portato a questo distacco in classifica. La Roma non ha questi grandi problemi di gioco. Qualche idea ce la stiamo facendo, ma ovviamente non posso dirvela qui, sarebbe irrispettoso. Chi mi ha sorpreso? I giocatori sono forti, lo sapevo. Dal vivo sono rimasto impressionato. Sono stato abituato a giocare con giocatori forti. Stupito io ammetto che non conoscevo Pisilli, è un giovane, un ragazzo, un bambino ma mi ha impressionato".
Cosa non sottovalutare contro l'Hellas Verona? "Mille cose. Sono una squadra solida, guidata da un allenatore che io stimo molto, ha mantenuto la barra dritta quando lì si parlava di altro, come mercato, cessioni o casini societari. Hanno giocatori di fisicità, con un gioco definito e riconoscibile, che sanno fare bene. L'emozione dell'esordio non ci deve fare brutti scherzi, sia a me, sia ai ragazzi. Ci potrebbe essere un po' di malumore, anche se spero di no. Dobbiamo essere molto calmi, io in panchina, i ragazzi in campo e anche la gente fuori".
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