Roma, la Lupa in finale. Ma il futuro di Mourinho resta un mistero

Nella società c’è chi è convinto che The Special One abbia le valigie già pronte per Parigi o per la Premier

di PAOLO FRANCI -
19 maggio 2023
José Mourinho

José Mourinho

Roma, 19 maggio 2023 – Ha parlato di Antonio, l'impiegato di Trigoria che prende mille aerei e treni per seguire la Roma e a lui e a “tutti gli Antonio” che erano a Leverkusen ha dedicato la finale appena conquistata. Poi, Massimo Decimo Mourinho, ha serrato i ranghi e chiamato a raccolta le centurie dei tifosi: «Lunedì sera, quando giocheremo l'ultima in casa, voglio ali di folla per strada da Trigoria all'Olimpico, aspetto i nostri tifosi per salutare questi ragazzi». Inutile dire che per la (quasi) inutile partita con la Salernitana sarà ancora sold out, sebbene in campionato non ci siano più, o quasi, obiettivi. Però, due finali europee in due anni. Due finali che si specchiano nei mal di pancia di Mou neanche troppo camouflage. Anzi. Anche giovedì sera ci ha tenuto a sottolineare come questa squadra abbia centrato la finale europea “spendendo solo 7 milioni su mercato...”, richiamando ai tanti parametri zero e all'unico acquisto, Celik, pagato appunto quella cifra. E non si può certo nascondere sotto la sabbia quanto si sia infuriato quando l'ex Ceo Pietro Berardi ha osato dire urbi et orbi che Mou sarebbe rimasto a Roma. Apriti cielo. Su Mourinho e i presunti contrasti con la società, se ne parla e se ne scrive da un po' a Roma. C'è chi racconta che questi contrasti siano con il general manager Tiago Pinto, chi è fermamente convinto che lo Special One abbia le valigie già piene, direzione Parigi, Premier o chissà dove, a causa di contrasti con i Friedkin. Di sicuro, i silenti proprietari della Roma non sono tipi alla De Laurentiis, che parla anche quando non gli si chiede di parlare. Si narra che neanche i grandi successi in Europa League abbiano sciolto la proprietà nel cercare un contatto 'affettuoso' con l'uomo che ha riportato un trofeo in bacheca dai tempi del primo Spalletti e dell'era (Rosella) Sensi, al netto della nota del Friedkin Group: «I ragazzi sono diretti a Budapest! Congratulazioni alla squadra per aver vinto la semifinale di Europa League. Dopo la Conference dello scorso anno, un'altra finale europea. Forza Roma». C'è chi legge in tutto questo i segnali di un addio che per molti sarebbe annunciato. Senza alcuna possibilità di marcia indietro. Eppure, seguendo attentamente Mou, il modo in cui si è calato nel romanismo senza straccio di compromesso tutto si può pensare tranne che possa andarsene a fine stagione. Se i rapporti con le alte scrivanie di Trigoria non sarebbero – per più di qualcuno – non sarebbero idilliaci, come si fa a non registrare cosa diavolo sia riuscito a creare con i suoi ragazzi? Qui siamo al limite del codice Samurai mutuato al pallone. Campioni, comprimari e semplici comparse che combattono su ogni palla con la stessa umiltà, dedizione, ferocia, con zero obiettivi personali e una sola stella polare: il bene della squadra. Il capolavoro è tutto qui, anche se in campionato il (quasi) flop è certamente rumoroso, sebbene gli infortuni in serie abbiano mutilato la squadra nel momento decisivo. E ora, mentre le centurie romanista danno la caccia al biglietto per Budapest, così come fu lo scorso anno per Tirana, in città si festeggia e si prepara la finale, tra sogni e maxischermi, con un'ombra laggiù difficile da scacciare e lo stesso identico quesito: «ma davvero Mou se ne va?».

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