Vincere e dire addio: il caso Spalletti e i precedenti leggendari di Mourinho e Zidane

Altri allenatori, come Sarri e Conte, hanno trionfato e chiuso i rispettivi rapporti con trascichi polemici. Il caso di Allegri: quando un ritorno carico di sconfitte offusca i ricordi di grandi vittorie

di YAHYA ACERBI -
30 maggio 2023
Da sinistra, Mourinho, Spalletti e Zidane

Da sinistra, Mourinho, Spalletti e Zidane

Roma, 30 maggio 2023 – Ci sono allenatori che salutano da vincenti, allenatori che rimangono e vedono cancellati i propri successi e allenatori che pur non vincendo niente ottengono panchine di altissimo livello. Luciano Spalletti ha deciso di appartenere alla prima categoria. Dopo il raggiungimento di un obiettivo inseguito per tutta la carriera il tecnico di Certaldo ha deciso di fermarsi una stagione, così da poterselo assaporare e gustare come il vino delle sue tenute, lontano da ogni pressione.

Vincere e poi andarsene lascia un alone di leggenda dietro alla figura dell’allenatore, instilla nei tifosi il ricordo vivido del trionfo senza possibilità che questo venga intaccato. Lo sa bene José Mourinho che è un maestro in materia, come ad Oporto dove lo ‘Special One’ ha salutato portando la Champions League. Per non parlare dell’Inter: dopo aver conquistato lo storico triplete il portoghese è partito alla volta di Madrid, rimanendo nei cuori degli interisti come l’uomo capace di raggiungere un’impresa storica. Anche Zinedine Zidane è uno specialista, a Madrid ha portato 3 Champions League ed è ancora in attesa di un incarico che gli possa garantire di mantenere lo status da vincente.

Vi sono poi casi di allenatori che, pur vincendo, si sono separati dai propri club e tifosi con qualche frizione. È il caso dell’avventura bianconera di Maurizio Sarri e di quella nerazzurra di Antonio Conte, entrambi hanno mosso più di una critica alle società e non sono mai stati completamente accettati dai tifosi. Sia per il tecnico toscano che per quello pugliese rimane la soddisfazione di esser stati gli ultimi in grado di portare uno scudetto rispettivamente a Torino e a Milano (sponda Inter).

Sebbene vincere e andarsene può sembrare un scorciatoia, la via più facile, rimanere può intaccare tutto ciò che di buono è stato fatto in un club, soprattutto nel calcio odierno in cui la riconoscenza non sembra essere più un valore. In questa seconda categoria troviamo Claudio Ranieri capace di portare il Leicester a vincere un campionato storico, salvo poi essere esonerato nella stagione successiva reo di aver tenuto una posizione a metà classifica in un club che prima di lui lottava per la salvezza. E ancora chi ha vinto tanto in carriera ma non ha saputo capire il momento in cui interrompere il ciclo, finendo per essere ricordato dai tifosi in maniera più negativa che positiva. Questo sembra essere il destino di Max Allegri capace di vincere 6 scudetti (5 alla Juve e 1 al Milan) per poi prendersi due anni di pausa dalle panchine. Una volta tornato ad allenare non è riuscito a riconfermarsi e ora a Torino chiedono a gran voce il suo esonero.

Infine nella terza categoria di allenatori troviamo Mauricio Pochettino, sempre in grado di sedere sulle panchine dei migliori club d’ Europa nonostante il palmarès privo di grandi trofei. Il tecnico argentino è riuscito a perdere un campionato in Francia da allenatore del Psg e si appresta ad occupare la ricca panchina del Chelsea.

La scelta di Spalletti, che sia autonoma o condizionata da retroscena con De Laurentiis, gli permetterà di rimanere impresso nelle menti e nei cuori dei Napoletani come l’autore della grande impresa, scongiurando il rischio che una stagione sottotono cancelli tutto ciò che è riuscito a ottenere.

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