Napoli, De Laurentiis saluta Spalletti: retroscena e possibili sostituti

Il patron risolve il primo rebus legato alla panchina azzurra: ora parte la caccia all'erede, con Luis Enrique e Italiano in pole

di GIUSY ANNA MARIA D'ALESSIO -
29 maggio 2023
Luciano Spalletti e Aurelio De Laurentiis (Ansa)

Luciano Spalletti e Aurelio De Laurentiis (Ansa)

Napoli, 29 maggio 2023 - Riuscire a monopolizzare l'attenzione nel contesto di un programma televisivo di vita ventennale che chiude tra le polemiche: il protagonista è sempre lui, un Aurelio De Laurentiis che approfitta della vetrina di 'Che tempo che fa', trasmissione in onda su Rai 3 e condotta da Fabio Fazio, per annunciare ufficialmente il divorzio a fine stagione da Luciano Spalletti.  

La gabbia dorata

Per parafrasare il titolo del varietà, tra i due protagonisti dello scudetto azzurro in effetti c'era da tempo un'aria di tempesta emersa a colpi di frecciatine reciproche, frasi dette o non dette e silenzi assordanti: un mix che non poteva che condurre a questo epilogo. C'è di più: secondo voci di corridoio, a dispetto delle parole distensive del patron davanti al microfono di Fazio, nei giorni precedenti pare che si sia andati vicini a un finale a tinte ancora più gialle, con Spalletti addirittura in odore di dimissioni. Finale che, al di là di ciò che dirà il futuro, non avrebbe reso giustizia allo stesso tecnico toscano, che formalmente forse avrebbe pure perso la firma su uno scudetto che, giusto per chi ama protocolli e dati statistici, sarà proclamato solo il 4 giugno, giorno dell'ultima recita del campionato. A fatica i due comandanti della nave tricolore andranno avanti fino a quella data. E poi? L'arcano l'ha risolto sempre lui, un De Laurentiis come al solito (se non di più) carico a pallettoni: Spalletti resterà fermo una stagione per godersi un anno sabbatico alla luce degli stimoli venuti meno dopo la cavalcata trionfale degli ultimi mesi. Questa è ovviamente la versione fornita dal presidente: qualche occhio più malizioso, alla luce dell'ormai famigerata PEC che ha formalmente prolungato il sodalizio fino a giugno 2024, ci ha letto l'unica exit strategy fornita da ADL per 'concedere' il divorzio al proprio ormai quasi ex allenatore. Forse la verità, come spesso succede in questi casi, sta esattamente nel mezzo: impossibile dimenticare i tanti accenni alla questione motivazioni offerti nelle varie conferenze, addirittura ben prima della matematica dello scudetto, dallo stesso Spalletti. Peccato che quest'ultimo si riferisse alla sua avventura al Napoli e non in generale alla sua carriera, pur con la consapevolezza che anche altrove un picco verso l'alto del genere sarà difficilmente replicabile. Insomma, quando ci sono di mezzo De Laurentiis e la sua longa manus su tutto ciò che appartiene al mondo azzurro, dare una sola chiave di lettura, magari quella meno piccante, appare sempre un'impresa ardua.

I possibili eredi

  Risolto l'enigma dell'immediato post-scudetto, adesso per il vulcanico patron comincia la seconda fase, quella più complicata della caccia al successore del tecnico che ha riportato il tricolore nel capoluogo campano dopo 33 anni: una constatazione che basta da sola a far capire le difficoltà insite nella suddetta ricerca. Poco male che, almeno per quanto riguarda i punti raccolti in un singolo campionato, Spalletti non sia stato capace di eguagliare o superare Maurizio Sarri: è questo il verdetto emerso dal rocambolesco match contro il Bologna. Un 2-2 dai due volti per la capolista, brava prima ad approfittare al massimo delle sbavature difensive dei rossoblù e poi a 'ricambiare' il favore con altrettante chiusure non proprio ermetiche. Insomma, nulla che possa essere anche solo vagamente paragonato ai fasti della squadra che ha vinto con netto anticipo lo scudetto. E non solo per il fitto turnover che ha rimescolato le carte nella formazione titolare di Spalletti, alla penultima panchina della sua gloriosa avventura in azzurro. Poi qualcun altro raccoglierà un'eredità pesantissima, con De Laurentiis (sempre lui) che studia la fonte dalla quale attingere. Le ipotesi sono due: un allenatore di respiro internazionale che dare l'assalto anche alla Champions League, oltre a smentire sul nascere chi ipotizza una sorta di ridimensionamento dopo l'apoteosi, oppure un tecnico emergente per evitare di trovarsi di nuovo a dover 'combattere' con una personalità forte, esigente e spigolosa. Nel primo novero in pole c'è Luis Enrique, l'allenatore 'deluxe' e non solo per l'ingaggio da 8 milioni: sullo spagnolo ci sono infatti Paris Saint-Germain e diverse formazioni della Premier League. Più defilata c'è la sagoma di Rafa Benitez, il tecnico che all'ombra del Vesuvio aveva dato il via alla rivoluzione internazionale e non solo per i tanti giocatori di alto rango portati a Fuorigrotta. L'altra fonte vede in prima posizione Vincenzo Italiano, l'allenatore che forse meglio di chiunque altro ad oggi sa coniugare tre punti all'ordine del giorno molto cari a De Laurentiis: bel gioco, risultati e valorizzazione della rosa e dei giovani. Il fresco passato riporta in auge la candidatura di Thiago Motta, legato al Bologna fino al 2024 ma di fatto non blindato almeno finché avrà luogo un summit con i piani altissimi della società. Un leitmotiv che in effetti, in questo periodo dell'anno, snocciola praticamente ogni allenatore, diviso tra la voglia di portare a termine il proprio percorso e l'ambizione di alzare l'asticella, anche con il rischio di scottarsi. E' quello che potrebbe succedere all'erede di Spalletti, che da un lato dovrà provare almeno ad eguagliare i risultati sul campo e dall'altro dovrà andare d'amore e d'accordo con De Laurentiis: due imprese complicatissime, forse la seconda più della prima dato che dubbi sul prosieguo del progetto tecnico, al di là di eventuali partenze di lusso, come sempre non ce ne sono. Il Napoli ha dimostrato anche nel recente passato di sapersi reinventare alla grande e di essere sempre capace di assorbire al meglio l'urto di qualsiasi addio. Certo, stavolta c'è una bella novità a cambiare un po' lo scenario: un tricolore cucito sul petto che lascerà molto meno spazio a scommesse e improvvisazioni varie, sia per quanto riguarda i giocatori sia ovviamente per l'allenatore. Due elementi uniti a doppia mandata nel caso di Spalletti, il tecnico che ha plasmato in prima persona il capolavoro di questa stagione: con buona pace di chi oggi monopolizza i riflettori.

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