Ciclismo, archiviata l'indagine per la morte di Gino Mader

Nessun responsabile dietro l'incidente che è costato la vita allo sfortunato corridore elvetico, deceduto durante il Giro di Svizzera 2023

di GIUSY ANNA MARIA D'ALESSIO -
6 novembre 2023
Gino Mader (Ansa)

Gino Mader (Ansa)

Roma, 6 novembre 2023 - Non solo prodezze e imprese memorabili: la stagione ciclistica appena andata in archivio ha visto anche la scrittura di una pagina nerissima, quella della morte di Gino Mader, deceduto il 16 giugno per le conseguenze della caduta occorsa lungo la discesa del Passo dell'Albula il giorno precedente, quando era in programma la tappa 5 del Giro di Svizzera 2023. Da allora, specialmente dopo il momento iniziale di forte dolore e shock generale, si è tanto discusso a lungo sulle eventuali responsabilità degli organizzatori della corsa elvetica o addirittura di parti terze: discussioni terminate in queste ore con l'archiviazione dell'indagine.  

I dettagli

  La Procura del Cantone dei Grigioni, preso atto dei risultati dell'autopsia effettuata sullo sfortunato corridore della Bahrain Victorious e degli esami disposti sulla bici adoperata in quel giorno maledetto, ha infatti sancito ciò che in fondo era chiaro fin dal primo momento anche alla stessa famiglia del classe '97, che con grande civiltà in tutti questi mesi non è mai andata a caccia di un colpevole: le responsabilità del terribile incidente sono tutte da ascrivere a Mader, che nella curva incriminata aveva perso il controllo del mezzo a una velocità di oltre 90 km/h. Il volo di 30 metri si era chiuso con un impatto devastante con la testa sulle rocce di un ruscello, nel quale sarebbe stato ritrovato il corpo ormai esanime del corridore svizzero. I primi soccorsi avevano rianimato grazie a un massaggio cardiaco lo sfortunatissimo atleta, che tuttavia sarebbe deceduto il giorno successivo nell'ospedale di Coira a causa della gravità delle ferite riportate in una caduta che, pochi istanti prima, aveva coinvolto anche un altro corridore: si tratta di Magnus Sheffield, in forza alla Ineos Grenadiers, a sua volta trovato nel burrone maledetto dopo un volo analogo. Lo statunitense, a differenza di Mader, se l'è cavata con una commozione cerebrale, qualche contusione in particolare alla spalla e, soprattutto, tanta paura, oltre al comprensibile stato di shock prolungato per aver assistito ai tentativi di riportare in vita il collega. Per tante settimane si è pensato che l'arcano nascosto dietro il terribile incidente di Mader avrebbe potuto trovare in Sheffield l'unico risolutore: oltre ovviamente ai rilievi effettuati sul posto. A tal riguardo, fin dai primi istanti una lunga traccia retta lasciata dalle ruote della bici di Mader su una zona in terriccio a ridosso del ciglio della strada aveva chiarito la traiettoria, caratterizzata da un taglio della curva prima del volo incriminato. Uno dei pochi punti oscuri da risolvere atteneva all'eventuale contatto del mezzo dello svizzero con quello di qualche collega, con Sheffield ovviamente come possibile primo 'indiziato'. Invece, a quanto pare, lo sfortunatissimo Mader, che da oggi potrà riposare davvero in pace, ha fatto tutto da solo con un errore personale che, al di là del verdetto emesso dalla giustizia svizzera, che ha scagionato così tutte le persone e le autorità ascoltate il giorno dopo l'incidente, non basta a cancellare il dibattito sulla bontà della scelta di porre l'arrivo della frazione in esame praticamente in discesa.

Leggi anche - Champions League, via alla giornata 4  

Continua a leggere tutte le notizie di sport su