Ciclismo, Quinn Simmons: "Dopo la morte di Gino Mader ho pensato al ritiro"
Lo statunitense confessa le difficoltà provate dopo la scomparsa del corridore svizzero. Intanto la Bora-Hansgrohe smentisce le accuse di bullismo avanzate da Cian Uijtdebroeks
Roma, 12 gennaio 2024 - Finora più che dei fasti della sua carriera, cominciata nell'ormai lontano 2020 a dispetto della giovanissima età, si è parlato tanto di qualche post infelice sui social che all'epoca fu tacciato di razzismo e suprematismo: oggi Quinn Simmons, in attesa di far parlare finalmente le sue grandi doti in bici, torna al dramma che ha caratterizzato la scorsa stagione, la morte di Gino Mader.
I dettagli
Il tragico e fatale volo del corridore elvetico avvenne durante la tappa 5 del Giro di Svizzera 2023, al quale partecipava anche il nativo di Durango, che per la precisione passò nella zona incriminata poco dopo il duplice incidente che coinvolse (per fortuna senza gravi conseguenze) anche il connazionale Magnus Sheffield: per il classe 2001 lo shock fu tale da aver quasi causato la prematura fine della carriera. "Dopo quella corsa sono tornato negli Stati Uniti, convinto che non sarei mai più salito in bici. Invece, dopo aver trascorso un'intera settimana con la mia famiglia, mi sono concentrato sui campionati nazionali, avendo un solo obiettivo: vincere e dedicare il successo a Gino". E così è stato, al punto che dopo qualche giorno un ritrovato Simmons sarebbe stato al via del Tour de France 2023, tuttavia non concluso per le scorie fisiche di una caduta e per quelle mentali per quanto accaduto sulla discesa del Passo dell'Albula, fatto tra l'altro ormai archiviato senza ulteriori indagini e con le responsabilità da attribuire soltanto a un errore umano del povero Mader. Intanto, da allora del corridore della Lidl-Strek si è sentito parlare poco anche con riferimento ai programmi futuri, evidentemente ancora influenzati da quanto accaduto la scorsa estate in Svizzera. "Devo ancora valutare bene come mi sento in gara: fino a non molto tempo fa avevo ancora paura anche durante gli allenamenti, mentre oggi va molto meglio".
Il caso bullismo alla Bora-Hansgrohe
Per diversi motivi anche il 2023 di Cian Uijtdebroeks è stato complicato: colpa in questo caso dei rapporti molto tesi con la Bora-Hansgrohe che avrebbero di fatto portato al prematuro (e improvviso) addio a dispetto di un contratto fino al 2024. Oggi la formazione tedesca, che si è poi rassegnata al trasferimento del belga alla Visma-Lease a Bike a dispetto degli iniziali intenti di adire a vie legali, torna su quanto accaduto nella figura del direttore sportivo Rolf Aldag, intercettato dai microfoni di Het Laatste Nieuws. "Abbiamo condotto delle indagini interne per verificare la veridicità degli episodi di bullismo raccontati dal ragazzo da parte di alcuni compagni di squadra durante la Vuelta, ma non abbiamo avuto riscontri né trovato nulla. Chiaramente, fa comunque male essere associati a certe situazioni negative, a maggior ragione se sono state davvero percepite da Cian, che avrebbe potuto denunciarle subito. Così non è stato, ma la nostra attenzione nei confronti di certe problematiche ci ha portato a interrogare tutti: non è emerso nulla - conclude Aldag - ma quella che si è consumata resta una brutta pagina per il ciclismo e per lo sport in generale".
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