Ciclismo, dramma Furrer. Benoot: "Forse con gli auricolari si sarebbe salvata"

A distanza di giorni, il belga ritorna sulla tragedia che ha scosso i Mondiali di Zurigo. Plugge, dirigente della Visma-Lease a Bike, è sulla stessa linea: "Le radioline ci aiutano a segnalare eventuali pericoli"

di GIUSY ANNA MARIA D'ALESSIO
4 ottobre 2024
Tiesj Benoot (Ansa)

Tiesj Benoot (Ansa)

Roma, 4 ottobre 2024 – I Mondiali di Zurigo 2024 sono ormai in archivio, ma lo strascico di polemiche e indagini legato alla morte di Muriel Furrer prosegue. I sempre più probabili ritardi nei soccorsi fanno ancora discutere anche gli stessi addetti ai lavori, che come l'Uci riflettono sui tanto chiacchierati auricolari: uno strumento utile o dannoso nel mondo del ciclismo?

Le dichiarazioni di Benoot e Plugge

Tra i fautori della prima tesi c'è Tiesj Benoot, che ai microfoni di Het Laatste Nieuws ha difeso senza mezzi termini le radioline della discordia, vietate nei Mondiali e in gran parte delle gare con in gioco le Nazionali. "Con un collegamento con l'ammiraglia forse Furrer avrebbe potuto chiedere aiuto: se la tecnologia può salvare una vita, vale sempre la pena utilizzarla. E comunque lo spettacolo non può avere la meglio sulla sicurezza". Nel pacchetto della tecnologia al quale fa riferimento il corridore belga rientra un dispositivo che in caso di caduta della bici lancia un segnale. "Una volta, durante un allenamento, ci siamo fermati per un caffè e una delle nostre bici è caduta da un muro: lì abbiamo constatato che funziona davvero". Al vincitore della Strade Bianche 2018 fa eco Richard Plugge, team manager della Visma-Lease a Bike. "Un evento come i Mondiali dovrebbe vedere delle innovazioni apportate. Noi invece proprio in una rassegna del genere torniamo indietro di decenni: purtroppo l'Uci è molto arretrata". Un vero e proprio attacco frontale, quello perorato dal dirigente, sempre ai microfoni di Het Laatste Nieuws: con tanto di motivazioni legate al suo lavoro in ammiraglia. "Tramite gli auricolari possiamo informare i corridori di qualche punto pericoloso oppure avvertirli qualora succedesse qualcosa, come una caduta, in un determinato tratto. E' una forma di comunicazione di sicurezza che non può essere in alcun modo eliminata".

Il ritiro di Geschke

Intanto volge al termine la carriera di Simon Geschke, salutato dai colleghi in occasione dello Sparkassen Munsterland Giro 2024 e a sua volta già pronto al commiato da una lunga carriera. "Il Tour de France avrà sempre un posto speciale nei miei ricordi: specialmente quello del 2022, nel quale non vinsi la maglia a pois per poco. Tra Mondiali e Olimpiadi ho vissuto tante emozioni, tutte cose che porterò dentro di me". Il barbuto ormai ex corridore della Cofidis, una vita da ottimo gregario con licenza di attaccare quando c'era l'occasione, rappresenta uno degli ultimi anelli di un'intera generazione tedesca, pronta a essere rimpiazzata dalla nuova leva. "E' bello vedere che stanno uscendo tanti giovani, che si approcciano a un ciclismo totalmente diverso dal mio: nel frattempo, ragionando dal mio debutto nei professionisti, sono cambiati i materiali, gli allenamenti e l'alimentazione. L'evoluzione è rapida, come da tradizione di questo sport, ma ci sono ancora tante cose da migliorare: penso soprattutto alla sicurezza". Parole che, a distanza, collimano con quelle di Benoot e Plugge.

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