I numeri di Vingegaard nella crono del Tour: così ha asfaltato Pogacar (e tutti gli altri)
I dettagli della grande progressione del danese che gli vale quasi l'ipoteca sulla maglia gialla. Con un'eccezione: sulla Cote de Domancy il più forte è stato Ciccone
Combloux (Francia), 18 luglio 2023 - Prova di forza doveva essere e prova di forza è stata: i 22,4 km della cronometro da Passy a Combloux, valida per la tappa 16 del Tour de France 2023, rafforzano la maglia gialla di Jonas Vingegaard, che chiude in 32'36'', infliggendo 1'38'' a Tadej Pogacar, adesso distante in classifica generale 1'48''.
I numeri
Agli occhi più attenti la giornata di grazia del danese ha dato le sue prime avvisaglie fin dalle pedalate iniziali di quella che da molti era stata indicata la frazione chiave per spezzare l'equilibrio tra i due rivali, lontani appena 10'' fino a stamattina. In effetti così è stato nonostante una primissima parte di cronometro che pareva sorridere a Pogacar, avanti di 5'' nella prima proiezione. La prima svolta arriva allo scollinamento della Cote de la Cascade de Coeur, una salita di tutto rispetto incredibilmente non segnalata come GPM: Vingegaard rimonta e passa avanti di 6'', bottino che diventa addirittura di 16'' al primo intermedio, chiuso in 9'54''. La forbice si allarga al secondo rilevamento, dove la maglia gialla passa in 19'05'' a fronte del 19'36'' di Pogacar, che sceglie un'altra strategia: sì al cambio di bici, che costa in totale 14'', per provare a usare un mezzo più leggero sulla Cote de Domancy. I benefici però non si vedono, con lo sloveno che scollina con un ritardo di 1'05''destinato a diventare di 1'38'' al traguardo. Insomma, demeriti di un Pogacar apparso fin da subito senza la pedalata dei giorni d'oro ma meriti, tanti, di Vingegaard, il cui dominio è ben fotografato da due picchi inattaccabili da tutti gli altri: la velocità massima (81.9 km/h) e la velocità media (41.2 km/h). Il tutto senza il cambio bici e, caso più unico che raro, senza neanche bere nell'arco dell'intera cronometro: un marziano, appunto, che però in cima alla Cote de Domancy ha dovuto cedere al cospetto del migliore degli umani in quel segmento, un Giulio Ciccone che difende la sua maglia a pois scollinando in 6'31'' a fronte del 6'37'' del danese. Un dato che sottolinea la bontà della prestazione dell'abruzzese, che legittima così il simbolo che indossa. Lo stesso lo fa Vingegaard, al suo 22esimo giorno complessivo in maglia gialla. La domanda più gettonata in questo momento è una sola: il Tour è davvero finito o esiste ancora qualche spiraglio per chi sogna la rimonta? Nel caso di Pogacar, le speranze sono poche ma esistenti: gli unici scricchiolii il danese li ha mostrati negli attacchi secchi, che potranno essere sferrati dallo sloveno nelle prossime tappe, al netto dell'assenza nella terza settimana degli arrivi in salita. Uno scenario un po' anomalo per un Grande Giro. Per il resto, i due fenomeni hanno dimostrato valori simili quando la strada sale: Vingegaard, più leggero (60 kg), sul Col de Joux Plane ha prodotto in media 404 watt a fronte dei 425 watt di Pogacar, che pesa 64 kg, per un rapporto di circa 6,8 watt/kg. Dettagli, inezie, spazzate via dalla prova di forza di oggi che rischia di aver indirizzato l'intera Grande Boucle verso il danese per il secondo anno di fila.
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