Tour de France 2023, digiuno record di tappe per l'Italia

Ritoccato il precedente 'primato' fissato a 77 frazioni: l'ultimo acuto è quello del 2019 a firma di Nibali

di GIUSY ANNA MARIA D'ALESSIO -
17 luglio 2023
Giulio Ciccone, maglia a pois al Tour (Ansa)

Giulio Ciccone, maglia a pois al Tour (Ansa)

Roma, 17 luglio 2023 - La serratissima lotta al vertice tra la maglia gialla Jonas Vingegaard e il suo diretto inseguitore in classifica generale Tadej Pogacar sta quasi monopolizzando il Tour de France 2023, come si evinto anche nella tappa 15, con la vittoria di Wout Poels quasi dimenticata dalla regia internazionale. Eppure la Grande Boucle in corso offre tanti altri spunti di riflessione: anche per l'Italia e dal sapore piuttosto agrodolce.

Il nuovo record

La maglia a pois conquistata da Giulio Ciccone ha fatto passare in secondo piano un record poco lusinghiero per l'intero movimento: la striscia di tappe del Tour senza vittorie tricolori (77) è stata ritoccata e superata, con il digiuno che dura dal 27 luglio 2019. Quel giorno Vincenzo Nibali si impose con un'azione delle sue: quelle che oggi mancano tanto al ciclismo italiano, che non a caso dopo il ritiro del siciliano sta attraversando una fase di ricambio generazionale. Da quel giorno per gli azzurri sono arrivati piazzamenti, tentativi di fuga non andati a buon fine e tanti rimpianti: per informazioni chiedere ad Alberto Bettiol, forse il corridore italiano che più è andato vicino, nella scorsa edizione, a rompere quello che è diventato di fatto un tabù difficile da spezzare. E dire che al momento non esiste neanche la pretesa di andare a caccia di una vittoria di tappa di prestigio: l'Italia si accontenterebbe di una vittoria in volata, ma anche in quel senso tutto tace, al netto di un Luca Mozzato che si è dimostrato all'altezza della situazione in diversi sprint.

Scintille tra Ewan e la Lotto Dstny

Il velocista del Team Arkéa-Samsic, da qui a Parigi, avrà ancora qualche chance per provare a conquistare un successo importante sul piano personale e per un'intera nazione: discorso diverso per Caleb Ewan, il cui ritiro dal Tour è stato accompagnato da un inatteso codazzo di polemiche in seno alla Lotto Dstny. Non è un mistero che la squadra belga, retrocessa dalla categoria World Tour a quella Professional, abbia puntanto molto, se non tutto, sullo sprinter australiano, legato con un contratto fino al 2024, per provare a risalire la china nel ranking UCI: al punto da decidere di non partecipare al Giro d'Italia 2023 per concentrarsi su altre gare contemporanee, ma sempre con il tarlo della Grande Boucle in testa. Tarlo che è stato ridimensionato dal ritiro di Ewan, che nel suo Tour non è andato oltre qualche piazzamento: troppo poco per soddisfare il general manager Stéphane Heulot, che non ha gradito l'atteggiamento a detta sua troppo rinunciatario dell'australiano, dichiarandolo a chiare lettere ai microfoni de L'Équipe. "Aveva cominciato a paventare l'ipotesi ritiro già da giorni e quando un corridore fa questi ragionamenti non è mai un bene. Penso sia un comportamento poco corretto nei confronti della squadra, dello staff e degli sponsor: abbiamo sacrificato diversi compagni per provare a tenerlo in corsa". Heulot poi rincara la dose. "Ci aspettavamo di più da Ewan, ma abbiamo capito presto che non aveva la testa giusta: per la precisione quando abbiamo visto che non seguiva il suo 'pesce pilota' nelle volate".

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