Roglic: "Non ho rimpianti per il Tour de France 2020"

Lo sloveno torna sulla Grande Boucle 'scippatagli' da un giovanissimo Pogacar: "Si vede che in quel momento non potevo ottenere di più" E sugli inizi all'Adria Mobil: "Il primo stipendio era di 300 euro"

di GIUSY ANNA MARIA D'ALESSIO -
27 ottobre 2024
Primoz Roglic (Ansa)

Primoz Roglic (Ansa)

Roma, 27 ottobre 2024 - Nonostante un'età non più verdissima, compensata da una carriera in bici cominciata tardi (solo nel 2011) dopo un inizio da saltatore con gli sci, Primoz Roglic entra di diritto nel poker dei grandissimi del ciclismo di oggi completato da Tadej Pogacar, Jonas Vingegaard e Remco Evenepoel. Il tutto grazie a una carriera impreziosita da 4 vittorie alla Vuelta, 1 al Giro d'Italia, 1 in una Classica Monumento (la Liegi-Bastogne-Liegi 2020) e 1 titolo olimpico a cronometro a Tokyo, oltre a tappe vinte in tutti i Grandi Giri: un bottino nel quale pesa il rimpianto di quel Tour de France finora sempre sfuggito.  

I dettagli

  Lo sloveno, intecettato dal mountain biker Kristjan Vrecek, sfiorò la Grande Boucle nel 2020 prima dello 'scippo' nella cronoscalata de La Planche des Belles Filles a opera di un allora semisconosciuto connazionale: un dispiacere con il quale il corridore della Red Bull-Bora-Hansgrohe ha imparato a convivere. "Da allora non ho mai pensato di cambiare qualcosa, perché quando ci penso non ho brutte sensazioni. Evidentemente in quel momento non potevo andare oltre il secondo posto e va bene così". In molti dovrebbero imparare a 'perdere' (ammesso che una piazza d'onore al Tour de France sia una sconfitta) da Roglic, che poi ripercorre le prime tappe della sua carriera. "Quando sono arrivato all'Adria Mobil non volevo neanche essere pagato perché non pensavo di gareggiare. Il ciclismo lo guardavo solo in tv e non mi ero mai reso conto di quanto fosse impegnativo. Poi ho capito di poterci stare e ho accettato il mio primo stipendio, che era di 300 euro". Tutto cambia dal passaggio all'allora Lotto NL-Jumbo. "Non ho esitato a firmare più che altro perché non sapevo cosa aspettarmi: ho accettato le sfide che mi si presentavano giorno per giorno finché non ho realizzato, andando forte a cronometro, di poter dire la mia. Il momento in cui l'ho capito è quando ho vinto la tappa 9 del Giro d'Italia 2016 dopo che già nel prologo era arrivato dietro solo a un certo Tom Dumoulin".

Moscon: "Non vedo l'ora di togliermi qualche soddisfazione"

  Tra i compagni di squadra dello sloveno l'anno prossimo alla Red Bull-Bora-Hansgrohe ci sarà Gianni Moscon, fresco di matrimonio e intevenuto ai microfoni di Radio Corsa. "La prossima per me sarà una stagione di grandi cambiamenti. Sto già approcciando in una squadra dove si respira un clima serio, professionale e nella quale si lavora bene anche grazie a strutture di prima qualità che ho già visitato". L'obiettivo del trentino sarebbe tornare quel corridore che sfiorò la vittoria della Parigi-Roubaix 2021. "Quel Moscon mi manca molto, ma purtroppo bisogna fare i conti con il livello degli avversari che nel frattempo è salito. Per stare al passo dei migliori oggi bisogna produrre più watt e comunque lo scontro diretto con i fuoriclasse è impari. Difficile in questo contesto - conclude il classe '94 - trovare giornate di gloria, ma ovviamente ci si proverà".

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