Busa, il predestinato "In acqua da sempre". Storia di un talento in rampa di lancio
Il nuotatore faentino fa il bilancio di un anno d’oro, che l’ha visto sul podio ai mondiali di vasca corta a Budapest: "E ora il 2025"
Quando si dice essere predestinati. La vita di Michele Busa è stata in piscina sin dalla tenera età e dunque la medaglia di bronzo vinta nella 4x100 mista ai Mondiali in vasca corta a Budapest e il quinto posto nei 50 metri farfalla con il record italiano di 22’’01, tempo che lo ha fatto diventare il delfinista più veloce d’Italia, sono la più logica delle conseguenze. Del resto, quando si ha un padre allenatore di pallanuoto e una mamma e una sorella allenatrici di nuoto, il destino è segnato. "A due anni e mezzo mio padre mi lanciava in acqua – spiega scherzando il 23enne faentino – e quindi ho imparato presto a nuotare, ma comunque quando ero in vasca con gli altri miei amici mi mettevo i braccioli per non sentirmi diverso da loro. Devo ringraziare i miei genitori perché in acqua sto davvero bene e grazie a loro sono diventato un nuotatore". Chissà come saranno stati entusiasti i suoi genitori del bronzo di Budapest…
"Erano felicissimi. Io invece non ho realizzato subito cosa avevamo ottenuto, perché il giorno della gara è stato particolare. Essendo l’ultima del programma giornaliero, ci siamo subito ritrovati sul podio con al collo la medaglia non appena usciti dalla vasca e non abbiamo avuto tempo di renderci conto dell’accaduto".
Cosa prova adesso a mente fredda pensando a quel successo?
"Tanta felicità e soddisfazione, perché per raggiungere quel traguardo dovevamo tutti disputare una gara perfetta e ci siamo riusciti, conquistando un risultato che pensavo fosse inaspettato. È stato davvero incredibile". Il giorno della qualificazione al Mondiale disse che si sarebbe presentato a Budapest con la testa libera dai pensieri perché non aveva nulla da perdere: è stato il suo punto di forza?
"Probabilmente sì. Sapevo di essermi allenato bene grazie al lavoro fatto con i miei allenatori Cesare Casella e Fabio Scozzoli dell’Imolanuoto e quindi sono andato a Budapest per divertirmi e per godermi ogni singolo minuto di quell’esperienza. Negli allenamenti sono andato bene e in gara ancora meglio ed è venuto tutto naturale e sempre con la mente libera da ogni pressione".
Prima della gara della 4x100, durante la presentazione, urlava "Busalla, Busalla", il suo nuovo soprannome nato dalla città vicino a Genova che attraversate quando andate a disputare il Trofeo Nico Sapio. Ci racconti quell’episodio.
"Mi stavo caricando per la gara e rispecchia il mio carattere. Sono sempre stato una persona solare che ama stare con gli altri e che all’interno del gruppo cerca sempre di far divertire con una frase o una battuta spiritosa. Sono quello che si definisce un ‘casinista’ e credo proprio che non cambierò mai…".
A Budapest ha vinto il bronzo, ma tutto parte da Faenza dove è cresciuto nel Nuoto Club 2000 prima di passare nel 2022 all’Imolanuoto: che ricordi ha di quel periodo?
"Ho avuto la fortuna di essere allenato da persone che hanno sempre avuto fiducia in me e che me l’hanno sempre trasmessa dandomi grande energia anche nei momenti più difficili, come ad esempio quando sono stato fermo cinque mesi per una operazione al cuore. Marco Fregnani, Nicolò Nonni, Giorgio Maccolini e Francesca Cacciari, che purtroppo non c’è più da qualche anno, mi hanno dato tantissimo dentro e fuori dalla vasca. Francesca è stata la prima a dirmi che avevo potenziale e che se ci avessi creduto sarei potuto diventare qualcuno". E ora punta alle Olimpiadi? "Quello è il sogno. Non nego che sono rimasto deluso della prima parte del 2024 per non essere riuscito a centrare il tempo utile per Parigi, ma quelle gare mi hanno dato ancora più stimoli. A Budapest ho iniziato bene il quadriennio olimpico, anche se non ho fatto ancora nulla, perché la strada è lunga: darò tutto per raggiungere il mio obiettivo".
Luca Del Favero
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