Cristiano Cappi e Luca Ghiglioni: una maratona di solidarietà alla Milano Marathon

Cristiano Cappi corre la Milano Marathon con Luca Ghiglioni in carrozzina, promuovendo l'inclusione attraverso lo sport.

di LORENZO LONGHI
9 aprile 2025
Cristiano Cappi e Luca Ghiglioni alla Milano Marathon

Cristiano Cappi e Luca Ghiglioni alla Milano Marathon

Una maratona particolare, diversa, dove il tempo e la prestazione – spesso monitorati al centesimo, anche dagli amatori come lui – conta il giusto e passa in secondo piano, perché davanti c’è altro: un altro, gli altri.

Cristiano Cappi, sportivo di Serramazzoni già noto per diverse partecipazioni all’Ironman e a gare di extreme triathlon, domenica era tra i circa diecimila iscritti della Milano Marathon; si distingueva, però, per una particolarità: non era da solo. La sua, e quella di una manciata di altri partecipanti, era una maratona per due: "Ho corso insieme a Luca, un ragazzo in carrozzina. Gli ho prestato il mio cronometro per stare al passo e, soprattutto, le mie gambe, e non mi sono mai goduto così tanto una maratona", racconta Cappi, pettorale numero 6460, spingitore – è il termine tecnico – di Luca Ghiglioni, pettorale 10404, dell’associazione sportiva dilettantistica Correre Oltre di Milano la quale, nel 2001, ha attivato il progetto ’Oltre il primo passo’ per reclutare, appunto, gli spingitori che, durante le manifestazioni, tramite l’ausilio delle carrozzine marathon offrono alle persone con difficoltà motoria la possibilità di provare l’esperienza della corsa.

Tutto è nato quasi per caso. Cappi, lo scorso anno, con una donazione – assieme alla pasticceria Giamberlano di Pavullo – aveva sostenuto l’associazione milanese Yousport, ed è stato attraverso di loro che ha conosciuto Correre Oltre. Di lì a decidere di mettersi a disposizione è stato un attimo.: "Luca aveva già partecipato ad altre corse, ma con gli spingitori a staffetta, questa è stata la sua prima con un solista, diciamo così, e l’esperienza, per entrambi, è stata incredibile, per come mi ha motivato e ci siamo spinti, io con le gambe, lui con le urla. Tra l’altro, affidarsi a uno spingitore solo è un grande atto di fiducia, visto che la gara è lunga, dovevo ripagarlo. Mi piacerebbe che passasse un messaggio: dove si guarda spesso il tempo, dove si corre per limare uno, due o tre minuti, finire stavolta un’ora e mezzo dopo i migliori è stato ancora più bello. A me questa esperienza ha dato tantissimo, penso di avere ricevuto più io di quanto non abbia dato a Luca, e credo sarebbe così anche per tanti altri ragazzi che volessero mettersi a disposizione per fare un’esperienza di questo tipo".

Per correre serve una carrozzina adatta, e l’associazione le mette a disposizione dei partecipanti e degli spingitori: "Siamo partiti assieme a tutto il gruppo e ci siamo creati il nostro spazio, ma appunto serve fiducia, perché comunque si corre, spingere è semplice ma bisogna non scontrarsi con le altre persone, si sorpassano i più lenti come in ogni maratona ma serve un po’ più di attenzione, penso a quando abbiamo corso su strade nelle quali passavano anche le rotaie del tram, ma il percorso era ottimo e ben predisposto". Il resto, poi, è venuto da sé. E Cristiano ha anche trovato un amico: "Siamo in contatto, certo, con Luca e la sua famiglia, uno stimolo continuo. Queste esperienze permettono a tutti, ma proprio a tutti, di vivere un ambiente sportivo sano. E di divertirsi anche tanto, come abbiamo fatto noi".

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