Gli occhi di Mainini su lungo e triplo. Il reggiano sarà giudice agli Europei

Christian, 49 anni, ha grande esperienza: "Lo faccio da un vita, è impegnativo ma molto bello"

di CLAUDIO LAVAGGI -
6 giugno 2024
Gli occhi di Mainini su lungo e triplo. Il reggiano sarà  giudice agli Europei

Gli occhi di Mainini su lungo e triplo. Il reggiano sarà giudice agli Europei

Non ci sono soltanto atleti reggiani ai campionati Europei d’atletica leggera che si aprono domani a Roma, ma anche un giudice di provata esperienza come Christian Mainini.

Reggiano, 49 anni, tecnico agrario e operaio specializzato, Christian è giudice da una vita. "Avevo 16 anni quando la Uisp chiese alle società la disponibilità di giudici e l’ordine di scuderia Biasola e di famiglia Mainini cadde su di me. Nel ’93 sono diventato giudice Fidal, oggi sono vice fiduciario dell’Emilia Romagna, dopo essere stato per sette anni fiduciario provinciale. Dal 2008 sono giudice nazionale".

Quindi prima fu un’imposizione, ma poi tante soddisfazioni "Vero, da giudice ho seguito i mondiali allievi 2009, gli Europej junior 2013, le Universiadi 2019 e gli Europei di cross 2022. Ci vuole impegno, ma siamo un gruppo affiatato: il nostro obiettivo è quello di contribuire alla miglior riuscita dell’evento e che gli atleti abbiano la giusta assistenza".

E Roma è la ciliegina.

"Credo sia contata l’esperienza delle Universiadi".

Che ruolo avrà?

"Sono alla direzione tecnica del salto in lungo e triplo, ma ci sono tante cose da fare. Siamo 168 giudici italiani, una quindicina di stranieri e una trentina di volontari. I salti avranno un palcoscenico del tutto particolare, perché si effettueranno su una pedana rialzata e non a terra".

Il compito più difficile di un giudice?

"Quello di massima precisione è il settore lanci, per controllare perfettamente un giavellotto occorrono quasi dieci minuti e i giudici di campo sono una ventina. Il più faticoso probabilmente è seguire il salto in alto e con l’asta".

E la vecchia cordella?

"Ce l’abbiamo sempre: in caso di record, oltre alla misurazione elettronica, provvediamo con quella manuale".

Fate di tutto...

"Sì, segniamo i settori dei lanci, gli archi delle misure con le fettucce da sistemare sul prato, solo per fare un esempio. Poi dobbiamo lavorare anche durante le gare, perché in tv non si possono vedere ombrelloni o tavollini lasciati in giro".

Difficoltà con atleti, altri giudici e dirigenti?

"No, serve buon senso e rispetto delle regole. Ho avuto un’ottima scuola in Amedeo Becchi, gran persona che mi ha insegnato tanto il lavoro di segreteria e il rapporto con gli atleti".

Ci racconta un aneddoto?

"Parliamo di anni fa, quando Bouih era cadetto o allievo. Un’ora prima delle gare bisogna confermare la presenza mentre Yassin, o meglio la sua società, un paio di volte si scordarono. Io non lo feci gareggiare in due occasioni e lui era molto contrariato".

E poi?

"Fece una gara internazionale, alcuni suoi compagni non confermarono e furono esclusi. Lui gareggiò e mi mandò un sms per ringraziarmi perché aveva capito l’importanza di questa norma inderogabile. Meglio che abbia saltato una gara provinciale che una internazionale".

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