Impresa in bici a Superga. L’Everesting di Ravaldini

Il forlivese ha effettuato 21 salite sul colle torinese: 8,7% di pendenza media, è come se avesse scalato il monte più alto della terra. Il suo racconto.

di UGO BENTIVOGLI -
28 agosto 2024
Impresa in bici a Superga. L’Everesting di Ravaldini

Il forlivese ha effettuato 21 salite sul colle torinese: 8,7% di pendenza media, è come se avesse scalato il monte più alto della terra. Il suo racconto.

Per la saggezza popolare era inevitabile che accadesse. Come cita il proverbio: "Non c’è due senza tre" Andrea Ravaldini, ciclista forlivese, per la terza volta ha compiuto l’impresa. Dove per impresa si intende l’Everesting, ovvero compiere – in una salita qualsiasi – il dislivello dell’Everest in bicicletta. Molte ore e molta fatica, nonchè una forza interiore inimmaginabile per salire ripetutamente, giorno e notte, con la pioggia o col sole, spingendo i pedali, anche quando il fisico si ribella. E questa volta Ravaldini ha scelto l’incredibile e pittoresca cornice del colle di Superga, a Torino,

"È l’Everesting che io considero della maturità – spiega lo stesso 45enne, nato a Forlimpopoli, ma da sempre residente nel capoluogo – alla presenza dei miei figli Greta e Febo, con le ascese notturne in totale solitudine e con una pendenza davvero incredibile. Avevo iniziato nel 2020 con quello del Muraglione, salito 30 volte, per 36 ore di bicicletta con le soste, ma la pendenza media era del 4,2 per cento. Poi nel 2022 quella del Monte Trebbio, in ricordo di mio nonno, con 34 ore di durata per un dislivello del 6,4 per cento. Infine quest’anno al colle di Superga per 31 ore complessive con le soste salendo 21 volte un’ascesa che ha l’8,7 di pendenza media. Sinceramente pensavo di salire dalla stessa parte della tappa del Giro d’Italia, dunque ho pensato che l’asfalto fosse bello liscio, invece era l’altra parte del Colle con tante buche che hanno reso davvero difficile il mio percorso notturno".

A casa dell’amico Stefano Toso, che ha fatto da base e da ’rifugio’ per i figli nei loro momenti di riposo, Andrea Ravaldini, educatore ai Salesiani nella vita di tutti i giorni, ha praticamente fatto tutto il percorso in solitudine, al contrario di quanto accaduto negli altri due tenuti in Romagna. "Avevo creato un gruppo whatsapp di amici che mi sostenevano da lontano. E per fortuna ci sono stati loro. Sono partito come sempre alle 8 di sabato mattina, ma dopo cinque salite ero stanco morto: sinceramente credo di non essermi preparato come le altre volte, per una serie di motivi personali. Oltre al gran caldo, poi, c’era anche un’umidità pazzesca. Ho bevuto tantissimo, anche perché, per fortuna, a Torino nella salita, ci sono tre punti di acqua potabile da cui bere. Sono calato da 78,80 chili a 72,50 ma ad un certo punto, con i miei figli presenti il desiderio di andare avanti ha preso il sopravvento e la testa mi ha spinto ad andare avanti e ancora avanti. Probabilmente l’essere stato da solo e non con tanti amici come accaduto in Romagna mi ha portato a gestire meglio l’alimentazione. Devo dire che l’immagine notturna da Superga con Torino e il Po illuminati sotto di me hanno rappresentato una visione impagabile che mi ha aiutato a concludere anche questa impresa".

Continua a leggere tutte le notizie di sport su